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20 aprile 2013
Un paese che affonda...
Negli ultimi giorni per motivi lavorativi in orario d'ufficio e per sano masochismo negli orari serali, sono riuscita a seguire passo passo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica e il delirante spettacolo offerto dal PD. Dopo ore e ore a seguire il tema ho iniziato ad avere allucinazioni mistiche in perfetto stile Fantozzi. L'apoteosi è stata stanotte, quando ho sognato la vittoria di Massimo D'Alema e una marcia su Roma dei militanti del Partito Democratico armati di torce infuocate e forconi.
Tralasciando i media tradizionali che onestamente non mi hanno regalato particolari emozioni, salvo forse per qualche intervista isterica seguita alla nomina di Prodi (meravigliosamente bruciato in una sola votazione), quello che mi ha davvero appassionato è stata la telecronaca di Alessandro Gilioli sulla sua pagina Facebook. Era nel capannello improvvisato che si era raccolto fuori dal teatro Capranica e i suoi status erano degni di un racconto epico. Parodistico ma epico.
L'impressione che ho avuto, e che credo avranno avuto in tanti sfortunati come me, è quella di un paese sotto sequestro da parte di una classe politica incapace di rinnovarsi e di guardare al futuro. Basti pensare ai nomi che sono stati portati avanti: Franco Marini, Romano Prodi, Massimo D'Alema... Perfino la Chiesa ha saputo rispondere alle richieste di cambiamento meglio di come hanno fatto i partiti tradizionali (e se si più capire dalla destra conservatrice, lo si accetta meno dalla sinistra più riformatrice). In un momento come questo serve un presidente che rafforzi il senso di unità del Paese: sono momenti difficili, di profonda crisi economica e di fiducia nelle istituzioni. E non c si riesce a giocare un nome diverso da quello di Romano Prodi? Sicuramente di alto livello, sicuramente credibile a livello internazionale, ma non unisce tutti gli italiani.
Il Partito Democratico mi ha ricordato in campagna elettorale un uomo circondato dalle mine: sta immobile, col terrore negli occhi, perché sa che se mette un piede sul punto sbagliato salta in aria. Peccato che se ti stanno bombardando, forse le mine sono l'ultimo dei tuoi problemi.
Durante l'elezione del presidente della Repubblica mi ha ricordato invece un uomo nelle sabbie mobili: se sta fermo affonda, se si muove affonda di più. L'unica sua salvezza è di aggrapparsi a una corda e trascinarsi faticosamente fuori dal pericolo. Ma visto che le sabbie mobili sono dentro il partito, nessuno lancerà una corda. Perfino Sel si è tirato fuori contrassegnando le schede con "R. Prodi" per non essere accusato di aver sabotato la coalizione. Insomma, il partito di maggioranza in Parlamento è allo sbando. Sarebbe interessante guardare questo teatrino politico in poltrona muniti di pop corn, se non fosse che c'è il futuro di un paese sul piatto. E lunedì, quando riapriranno i mercati, forse l'Italia non avrà ancora un presidente. Oppure potrebbe riavere lo stesso di qualche giorno prima, annunciando al mondo che non solo non siamo in grado di eleggere un governo, ma non siamo neanche in grado di eleggere il Presidente della Repubblica. E se non si riesce a svolgere il normale iter istituzionale, figuriamoci il resto...
23 febbraio 2013
Si chiude la campagna elettorale 2013. Era ora.
Dopo un mese e mezzo della più brutta campagna elettorale della storia italiana - puntellata da dichiarazioni via via sempre più esagerate, indagini della magistratura, cani coccolosi e improbabili lettere di rimborso dell'Imu - siamo finalmente arrivati al giorno del voto.
Dopo aver passato l'ultimo anno - quando si è finalmente iniziato a parlare di crisi economica, prima invece era psicosomatica - tra manovre economiche e riforme impopolari perché "ce lo chiede l'Europa", speravo in una campagna elettorale sobria e focalizzata sull'idea di futuro dei vari partiti. Speravo si parlasse di rilancio delle imprese italiane e del valore del lavoro, di energie rinnovabili, di riforma fiscale, di lotta alle disparità uomo-donna, di università e ricerca. Invece il tema più caldo qual è stato? L'Imu pagata lo scorso anno. L'idea di futuro di questo paese non supera l'anno scorso? Tutti odiano le tasse e quella sulla prima casa in particolare, ma possibile che questo Paese non riesca a liberarsi di temi così utilitaristici? Nei prossimi anni rischiamo di vedere ufficialmente privatizzata l'università e la sanità, il mercato del lavoro è ormai una jungla (ma da anni, solo che ora con la crisi è una tragedia) e le nostre infrastrutture sono da Terzo Mondo o quasi (non parliamo della banda larga); siamo un paese rigido, vecchio, che sta morendo nel corporativismo, nella corruzione e nell'assenza di meritocrazia e neppure se siamo con l'acqua alla gola riusciamo ad alzare la testa.
Non riesco a fare previsioni sull'esito delle urne, a ogni sondaggio avevo il vago sentore che mancasse un pezzo del puzzle. Magari il M5S, che ora alcuni vedono veleggiare verso il 20%, sarà il secondo partito. I messaggi populisti combinati con le arringhe di piazza mi spaventano in un Paese che è sempre alla ricerca di un leader a cui votarsi. Però visto com'è andata negli ultimi anni in Parlamento, spero che davanti ai grillini si spalanchino un bel po' di porte e che entri aria nuova. E che se sono persone oneste, continuino a rimanerlo anche dopo aver provato la comodità di quelle poltrone.
Mi suona strano che Mario Monti, area moderata liberale europeista, sostenuto perfino dalla Chiesa, prenda solo una manciatella di voti. Eppure non credo supererà il 10%. Forse si capiranno dopo le elezioni le reali motivazioni di una discesa in campo particolarmente controversa.
Oscar Giannino, che molti elettori di destra sarebbero stati ben contenti di sostenere, nelle ultime settimane ha avuto una serie di scivoloni degni di un autosabotaggio.
Ci ha regalato anche questa fantastica pagina dell'Ansa, che ho fissato per vari minuti appena uscita perché credevo fosse un fake (manco un generatore automatico alla Metilparaben poteva partorire una notizia così):
Non ho previsioni sulle Regionali (in Lombardia la campagna elettorale è stata anche più noiosa di quella nazionale), ma so già che con la complicità della nostra fantastica legge elettorale (il "porcellum", che tutti a parole volevano cambiare ma che alla prova dei fatti sono stati ben contenti di tenere) ci sarà da ridere.
Concludo con la previsione di chi perderà. Mi viene da dire la democrazia, come sempre. Soprattutto considerata la legge elettorale. Comunque è inutile prenderci in giro: se non ci sarà una maggioranza solida in Parlamento si tornerà al voto, come la Grecia ci insegna. E prima di farlo dovranno per forza cambiare la legge elettorale.
Una vittima di queste elezioni secondo me c'è già: Michele Santoro. Nella sua partita con Silvio Berlusconi a Servizio Pubblico ha fatto il pieno di ascolti ma quello è stato il risultato migliore della serata. La conduzione è stata poco elegante - con Santoro in preda alle crisi di nervi che la buttava in caciara - e chi si aspettava che mettesse l'"avversario" alle strette è rimasto molto deluso. Un esempio? Quasi a inizio puntata hanno chiesto spiegazioni sulla celeberrima frase del "non c'è la crisi, i ristoranti sono pieni". Alla risposta "Non ho nessuna responsabilità per la crisi. I ristoranti nel 2009 erano pieni, era difficile prenotare un aereo», nessuno in studio si è degnato di sottolineare che la frase risaliva al 4 novembre 2011, dopo il G20 di Cannes. Impreparati o distratti, gli aficionados di Servizio Pubblico non hanno gradito. Negli ultimi anni la popolarità di Santoro era cresciuta notevolmente, è diventato il simbolo di un certo modo di fare giornalismo e politica. Quello che è riuscito a fare dopo l'addio alla Rai, ovvero mobilitare un insieme di forze e risorse economiche (volontarie) e di trasmettere su una piattaforma multicanale con risultati di share degni di una tv commerciale nazionale, è stato incredibile e sicuramente è entrato nella storia della tv e dell'informazione italiana. Ma c'è riuscito appunto perché era diventato un simbolo e un leader (in questo Paese si cerca sempre il leader del momento, dicevo sopra). Ma dopo la puntata con Silvio Berlusconi - tra accuse di non essere stato all'altezza o, peggio, di aver concordato le domande - l'aura del leader e del giornalista che non scende a compromessi si è offuscata. A livello di ascolti non c'è stato un tracollo, ma sulla pagina Facebook - che è sempre stata il filo diretto con il pubblico - un po' di malumore si respira. Vedremo se da martedì tutto tornerà alla normalità...
Non riesco a fare previsioni sull'esito delle urne, a ogni sondaggio avevo il vago sentore che mancasse un pezzo del puzzle. Magari il M5S, che ora alcuni vedono veleggiare verso il 20%, sarà il secondo partito. I messaggi populisti combinati con le arringhe di piazza mi spaventano in un Paese che è sempre alla ricerca di un leader a cui votarsi. Però visto com'è andata negli ultimi anni in Parlamento, spero che davanti ai grillini si spalanchino un bel po' di porte e che entri aria nuova. E che se sono persone oneste, continuino a rimanerlo anche dopo aver provato la comodità di quelle poltrone.
Mi suona strano che Mario Monti, area moderata liberale europeista, sostenuto perfino dalla Chiesa, prenda solo una manciatella di voti. Eppure non credo supererà il 10%. Forse si capiranno dopo le elezioni le reali motivazioni di una discesa in campo particolarmente controversa.
Oscar Giannino, che molti elettori di destra sarebbero stati ben contenti di sostenere, nelle ultime settimane ha avuto una serie di scivoloni degni di un autosabotaggio.
Ci ha regalato anche questa fantastica pagina dell'Ansa, che ho fissato per vari minuti appena uscita perché credevo fosse un fake (manco un generatore automatico alla Metilparaben poteva partorire una notizia così):
Non ho previsioni sulle Regionali (in Lombardia la campagna elettorale è stata anche più noiosa di quella nazionale), ma so già che con la complicità della nostra fantastica legge elettorale (il "porcellum", che tutti a parole volevano cambiare ma che alla prova dei fatti sono stati ben contenti di tenere) ci sarà da ridere.
Concludo con la previsione di chi perderà. Mi viene da dire la democrazia, come sempre. Soprattutto considerata la legge elettorale. Comunque è inutile prenderci in giro: se non ci sarà una maggioranza solida in Parlamento si tornerà al voto, come la Grecia ci insegna. E prima di farlo dovranno per forza cambiare la legge elettorale.
Una vittima di queste elezioni secondo me c'è già: Michele Santoro. Nella sua partita con Silvio Berlusconi a Servizio Pubblico ha fatto il pieno di ascolti ma quello è stato il risultato migliore della serata. La conduzione è stata poco elegante - con Santoro in preda alle crisi di nervi che la buttava in caciara - e chi si aspettava che mettesse l'"avversario" alle strette è rimasto molto deluso. Un esempio? Quasi a inizio puntata hanno chiesto spiegazioni sulla celeberrima frase del "non c'è la crisi, i ristoranti sono pieni". Alla risposta "Non ho nessuna responsabilità per la crisi. I ristoranti nel 2009 erano pieni, era difficile prenotare un aereo», nessuno in studio si è degnato di sottolineare che la frase risaliva al 4 novembre 2011, dopo il G20 di Cannes. Impreparati o distratti, gli aficionados di Servizio Pubblico non hanno gradito. Negli ultimi anni la popolarità di Santoro era cresciuta notevolmente, è diventato il simbolo di un certo modo di fare giornalismo e politica. Quello che è riuscito a fare dopo l'addio alla Rai, ovvero mobilitare un insieme di forze e risorse economiche (volontarie) e di trasmettere su una piattaforma multicanale con risultati di share degni di una tv commerciale nazionale, è stato incredibile e sicuramente è entrato nella storia della tv e dell'informazione italiana. Ma c'è riuscito appunto perché era diventato un simbolo e un leader (in questo Paese si cerca sempre il leader del momento, dicevo sopra). Ma dopo la puntata con Silvio Berlusconi - tra accuse di non essere stato all'altezza o, peggio, di aver concordato le domande - l'aura del leader e del giornalista che non scende a compromessi si è offuscata. A livello di ascolti non c'è stato un tracollo, ma sulla pagina Facebook - che è sempre stata il filo diretto con il pubblico - un po' di malumore si respira. Vedremo se da martedì tutto tornerà alla normalità...
25 luglio 2009
Domini, vita dura col Decreto Sviluppo
Ieri è stato pubblicato su Repubblica un articolo dal titolo "Attenti a registrare un sito web, è carcere se vìola un marchio".
Il giornalista concludeva dicendo:
Faccio una verifica dei marchi Armani. Wikipedia non è la Bibbia, ma almeno è un punto di partenza. Non ne trovo nessuno che si chiami solo "Armani".
Vado sul sito giorgioarmani.com, alla sezione Legal e leggo:
Il bold l'ho aggiunto io.
Mi pare di capire che qualsiasi marchio, registrato o meno, che contiene la parola "Amani" diventi automaticamente di proprietà del Gruppo Armani.
Da quanto è scritto parrebbe che io possa registrare il mio nome, ad esempio "Claudia Armani", per poi scoprire che non appartiene a me ma a Giorgio Armani.Un po' come l'asso che piglia tutto.
Torniamo alla questione attuale, dei domini.
Mi sono domandata perchè, secondo il giornalista, a Luca Armani sarebbe andata peggio alla luce del decreto Sviluppo (e stiamo dando l'appellativo di "Sviluppo" a un decreto che metterebbe nei guai un onesto lavoratore).
Punto Informatico lo spiega molto bene:
Per saperne di più leggete l'articolo Il Decreto Sviluppo si abbatte sui domini.
Sempre nel decreto Sviluppo c'è una norma contro i software piratati in azienda.
Questa semplice misura, senza in parallelo altre azioni volte a sostenere i software opensurce o sostegni per l'acquisto di software proprietari avanzati, mi sembra un bel modo per fare regredire la già ridotta informatizzazione delle aziende...
Il giornalista concludeva dicendo:
"In rete ci si ricorda ancora della vicenda di Luca Armani, che registrò il dominio Armani.it per il proprio timbrificio e che poi un giudice costrinse a cedere al più famoso Giorgio Armani. Forse, con questa nuova legge, le cose sarebbero andate peggio per Luca".
Faccio una verifica dei marchi Armani. Wikipedia non è la Bibbia, ma almeno è un punto di partenza. Non ne trovo nessuno che si chiami solo "Armani".
Vado sul sito giorgioarmani.com, alla sezione Legal e leggo:
In particolare, le denominazioni ed i marchi "Giorgio Armani", "Emporio Armani", "Armani Jeans", l’aquila stilizzata con le lettere GA e tutti gli altri marchi che includono la denominazione "Armani", registrati o non, sono e rimarranno di esclusiva proprietà del Gruppo Armani e ne sono espressamente proibite, per qualsiasi ragione o scopo, la riproduzione, la distribuzione, la pubblicazione, la trasmissione, la modifica in tutto od in parte, nonchè la vendita.
Il bold l'ho aggiunto io.
Mi pare di capire che qualsiasi marchio, registrato o meno, che contiene la parola "Amani" diventi automaticamente di proprietà del Gruppo Armani.
Da quanto è scritto parrebbe che io possa registrare il mio nome, ad esempio "Claudia Armani", per poi scoprire che non appartiene a me ma a Giorgio Armani.Un po' come l'asso che piglia tutto.
Torniamo alla questione attuale, dei domini.
Mi sono domandata perchè, secondo il giornalista, a Luca Armani sarebbe andata peggio alla luce del decreto Sviluppo (e stiamo dando l'appellativo di "Sviluppo" a un decreto che metterebbe nei guai un onesto lavoratore).
Punto Informatico lo spiega molto bene:
L'intero meccanismo dei marchi e dei nomi di dominio è destinato ad entrare in crisi a seguito dell'approvazione di questa norma..
Chi registrerà un marchio qualsiasi sarà esposto di per sé ad una possibile responsabilità penale.
Va ricordato infatti che l'ufficio italiano brevetti e marchi non opera alcuna ricerca obbligatoria sui marchi preesistenti e che i marchi possono essere oltreché identici anche simili (la stessa cosa avviene peraltro anche per la registrazione dei nomi a dominio), questo significa che nessuno si azzarderà più a registrare un marchio se non dopo costose ricerche che verranno effettuate (nella latitanza delle istituzioni pubbliche) da soggetti privati e non pubblici, con rilevanti possibilità di errore.
Per saperne di più leggete l'articolo Il Decreto Sviluppo si abbatte sui domini.
Sempre nel decreto Sviluppo c'è una norma contro i software piratati in azienda.
D’ora in avanti una società potrà essere condannata - oltre che in sede civile con le sanzioni del risarcimento del danno e dell’inibitoria - anche in sede penale amministrativa, con sanzioni fino a circa 775.000 euro, e interdittive: per esempio con la sospensione dell’autorizzazione o il divieto di pubblicizzare i prodotti fino a un anno.
Questa semplice misura, senza in parallelo altre azioni volte a sostenere i software opensurce o sostegni per l'acquisto di software proprietari avanzati, mi sembra un bel modo per fare regredire la già ridotta informatizzazione delle aziende...
26 giugno 2009
Facebook ti ha censurato?
Chi si ricorda della buona e vecchia Lamù? Poto&Sanaho (o Sankho?) hanno ripreso la sigla di apertura di uno degli anime più amati della storia e lo hanno trasformato in una delle più intelligenti parodie politiche degli ultimi tempi.
In Rete ha riscosso subito grande successo. Peccato che Facebook lo abbia censurato.
Chiunque lo abbia condiviso nelle ultime giornate in Facebook, si sarà accorto della sua sparizione, in alcuni casi in modo del tutto "nascosto" (è stato semplicemente tolto, tanto chi va a controllare un wall che si aggiorna di continuo e vive del momento?), in altri con l'esplicitazione della causa: "violazione della privacy".
Vicenda curiosa. La privacy mi sembrava la motivazione meno azzeccata. Si può parlare di violazione del copyright, ma di privacy no di certo.
Mi sono andata a riguardare le regole di Facebook, alla ricerca di possibili cause di cancellazione. Non ne ho trovata una valida (fatto salvo il copyright).
Forse si è montato un caso?
Basterebbe infatti che qualcuno abbia segnalato il video incriminato come violazione del copyright e Facebook, d'ufficio, ha provveduto a farlo sparire.
Guardiamo le Faq italiane (la versione "vincolante" è in inglese, ma qui non siamo in tribunale):
Per fare la prova del nove, dovrei ripostare a oltranza il video: se il mio account verrà rimosso, avrò colto nel segno.
In ultima analisi: per me non si tratta di una questione politica. Il contenuto, per quanto indubbiamente geniale, non era originale. Vai poi a spiegare a Facebook che il contenuto era geniale in quanto NON originale. E che oltre una certa "trasformazione" si può considerare come nuova opera. Ma qui si riprenderebbe la strada che porta in tribunale...
Perché ho deciso di scrivere un post sull'argomento? Perché Facebook ha attuato delle censure? Lo sapevo da tempo. Da tempo sono al corrente di account disattivati perché provvisti di troppi contatti, o perché con nomi apparentemente fittizi o semplicemente "scomodi".
Guardate ad esempio questi link:
Facebook censura per la terza volta Aldo Nove ["FB controlla le nostre idee politiche"]
Facebook e le regole della censura
Bannati da Facebook e account cancellati senza motivi. Le regole di Facebook?
Ritorniamo al punto. Non mi stupisce che Facebook censuri. Mi irriterebbe se lo facesse per questioni politiche (ma non credo sia questo il caso, soprattutto vista l'innocenza della parodia) e in quel caso sarei pronta ad abbandonarlo all'istante.
Ho letto e condiviso link politicamente più pesanti di un simile video e non ho mai visto censure di sorta.
Mi stupisco invece delle reazioni di alcuni utenti, la cui indignazione può essere così sintetizzata:
Chiunque si sia degnato, come la sottoscritta, di leggere i termini di utilizzo di Facebook, sarà ben consapevole che Facebook non è uno strumento "libero" di comunicazione (come può essere messenger o il cellulare, per intenderci). Evidentemente non tutti amano leggere lunghi papiri, tanto più in inglese. Le regole comunque ci sono e sono chiare: rileggetele.
Non mi scandalizzo che vengano attuate forme di censura. Francamente sono favorevole alla chiusura di gruppi che inneggiano all'odio razziale, all'uccisione di animali o alla pedofilia (i censori dovrebbero anzi impegnarsi di più). In Facebook mi preoccupano invece le regole sulla privacy, sempre molto evanescenti, e soprattutto quelle sulla proprietà intellettuale.
Sentiamo che dice Facebook a riguardo:
Insomma... hanno violato i tuoi diritti? Problema tuo. Al massimo ti aiuteremo, ma senza impegno da parte nostra.
Andiamo avanti.
Anche in questo caso, minima collaborazione. Se non scopro da solo che stanno calpestando un mio diritto, posso solo contare sulla collaborazione degli estranei. Facebook se ne tira elegantemente fuori.
Altra pagina, altri disclaimer preoccupanti:
Dulcis in fundo:
Insomma, dì pure addio alla tua IP license.
Per concludere: Facebook ti ha censurato? Non credere che sia la cosa peggiore che può capitarti...
In Rete ha riscosso subito grande successo. Peccato che Facebook lo abbia censurato.
Chiunque lo abbia condiviso nelle ultime giornate in Facebook, si sarà accorto della sua sparizione, in alcuni casi in modo del tutto "nascosto" (è stato semplicemente tolto, tanto chi va a controllare un wall che si aggiorna di continuo e vive del momento?), in altri con l'esplicitazione della causa: "violazione della privacy".
Vicenda curiosa. La privacy mi sembrava la motivazione meno azzeccata. Si può parlare di violazione del copyright, ma di privacy no di certo.
Mi sono andata a riguardare le regole di Facebook, alla ricerca di possibili cause di cancellazione. Non ne ho trovata una valida (fatto salvo il copyright).
Forse si è montato un caso?
Basterebbe infatti che qualcuno abbia segnalato il video incriminato come violazione del copyright e Facebook, d'ufficio, ha provveduto a farlo sparire.
Guardiamo le Faq italiane (la versione "vincolante" è in inglese, ma qui non siamo in tribunale):
Perché i miei contenuti sono stati rimossi?.
È possibile che i tuoi contenuti siano stati rimossi in seguito alla ricezione da parte nostra di una segnalazione di violazione del copyright inviataci dal proprietario di tali diritti, oppure che abbiamo determinato che i tuoi contenuti violano dei diritti di terzi. La pubblicazione di contenuti che violano dei diritti è contro le nostre Condizioni d'uso
Cosa succede se violo il copyright di terzi?
Se violi il copyright di terzi, rimuoveremo i contenuti segnalati e in caso di reiterata violazione, l'account del trasgressore verrà definitivamente disattivato
Per fare la prova del nove, dovrei ripostare a oltranza il video: se il mio account verrà rimosso, avrò colto nel segno.
In ultima analisi: per me non si tratta di una questione politica. Il contenuto, per quanto indubbiamente geniale, non era originale. Vai poi a spiegare a Facebook che il contenuto era geniale in quanto NON originale. E che oltre una certa "trasformazione" si può considerare come nuova opera. Ma qui si riprenderebbe la strada che porta in tribunale...
Perché ho deciso di scrivere un post sull'argomento? Perché Facebook ha attuato delle censure? Lo sapevo da tempo. Da tempo sono al corrente di account disattivati perché provvisti di troppi contatti, o perché con nomi apparentemente fittizi o semplicemente "scomodi".
Guardate ad esempio questi link:
Facebook censura per la terza volta Aldo Nove ["FB controlla le nostre idee politiche"]
Facebook e le regole della censura
Bannati da Facebook e account cancellati senza motivi. Le regole di Facebook?
Ritorniamo al punto. Non mi stupisce che Facebook censuri. Mi irriterebbe se lo facesse per questioni politiche (ma non credo sia questo il caso, soprattutto vista l'innocenza della parodia) e in quel caso sarei pronta ad abbandonarlo all'istante.
Ho letto e condiviso link politicamente più pesanti di un simile video e non ho mai visto censure di sorta.
Mi stupisco invece delle reazioni di alcuni utenti, la cui indignazione può essere così sintetizzata:
non è vero che su Facebook siamo liberi di scrivere o pubblicare quello che vogliamo.
Chiunque si sia degnato, come la sottoscritta, di leggere i termini di utilizzo di Facebook, sarà ben consapevole che Facebook non è uno strumento "libero" di comunicazione (come può essere messenger o il cellulare, per intenderci). Evidentemente non tutti amano leggere lunghi papiri, tanto più in inglese. Le regole comunque ci sono e sono chiare: rileggetele.
Non mi scandalizzo che vengano attuate forme di censura. Francamente sono favorevole alla chiusura di gruppi che inneggiano all'odio razziale, all'uccisione di animali o alla pedofilia (i censori dovrebbero anzi impegnarsi di più). In Facebook mi preoccupano invece le regole sulla privacy, sempre molto evanescenti, e soprattutto quelle sulla proprietà intellettuale.
Sentiamo che dice Facebook a riguardo:
Le applicazioni sviluppate da terzi a disposizione della comunità di Facebook non sono create da Facebook né risiedono sul nostro server. Di conseguenza, non siamo in grado di controllare tali applicazioni o di rimuovere eventuali contenuti in violazione dei diritti dell'utente. Se ritieni che un'applicazione di terzi violi i tuoi diritti, ti consigliamo di contattare direttamente lo sviluppatore. Spesso è possibile contattare lo sviluppatore dalla pagina "Informazioni su" dell'applicazione. Se ciò non dovesse essere possibile, aggiungi l'applicazione, clicca sulla guida, quindi sul nome dell'applicazione. Da tale pagina, potrai inviare un messaggio direttamente allo sviluppatore.
Se il problema persiste anche dopo aver contattato lo sviluppatore, contattaci all'indirizzo ip@facebook.com. Anche se non siamo in grado di controllare le applicazioni di terzi, cercheremo di aiutarti nel caso in cui lo sviluppatore non onori i suoi obblighi di legge in caso di problemi relativi ai contenuti.
Insomma... hanno violato i tuoi diritti? Problema tuo. Al massimo ti aiuteremo, ma senza impegno da parte nostra.
Andiamo avanti.
Posso segnalare una violazione dei diritti di proprietà intellettuale di un altro utente?
Se non sei il titolare dei diritti di proprietà intellettuale (o un rappresentante autorizzato dal titolare), non puoi segnalare le violazioni sospette. Se ritieni che sul sito Web di Facebook siano presenti contenuti che violano i diritti di proprietà di terzi, contatta direttamente il titolare del copyright.
Anche in questo caso, minima collaborazione. Se non scopro da solo che stanno calpestando un mio diritto, posso solo contare sulla collaborazione degli estranei. Facebook se ne tira elegantemente fuori.
Altra pagina, altri disclaimer preoccupanti:
Facebook può anche raccogliere informazioni su di te da altre fonti, come giornali, blog, servizi di messaggistica istantanea e altri utenti su Facebook attraverso le funzionalità del servizio (ad esempio i tag delle foto) per offrirti informazioni più utili e un'esperienza personalizzata.
Usando Facebook, acconsenti che i tuoi dati personali siano trasferiti e trattati negli Stati Uniti.
Dulcis in fundo:
For content that is covered by intellectual property rights, like photos and videos ("IP content"), you specifically give us the following permission, subject to your privacy and application settings: you grant us a non-exclusive, transferable, sub-licensable, royalty-free, worldwide license to use any IP content that you post on or in connection with Facebook ("IP License"). This IP License ends when you delete your IP content or your account (except to the extent your content has been shared with others, and they have not deleted it).
Insomma, dì pure addio alla tua IP license.
Per concludere: Facebook ti ha censurato? Non credere che sia la cosa peggiore che può capitarti...
18 giugno 2009
Come nascondere una notizia
Una democrazia si basa sull'informazione libera. Molti se ne dimenticano o lo danno per scontato. Ma senza conoscere i fatti, i programmi, i candidati è impossibile esprimere una preferenza sensata, che vada oltre il carisma o l'appeal del candidato.
Anche se ormai è stato pubblicato da qualche anno, "Il risveglio del guardiano" è attualissimo nel nostro paese. E sempre illuminante. Lo consiglio a tutti coloro che pensano che la qualità dell'informazione non influenzi la qualità della politica.
In Italia abbiamo indubbiamente qualche problema. Ce lo dicono tutti. Ce lo diciamo da soli, ce lo dicono gli osservatori internazionali (per "Freedom House" siamo un paese "semilibero", al pari degli stati dell'Ex Unione Sovietica ). Ce lo dice anche El Pais, quando pubblica in esclusiva delle foto che da noi nessuno si sarebbe sognato di pubblicare (e ci strizza l'occhio traducendo gli articoli anche in italiano).
Ma non è solo una questione di mancanza di censura. Alcune informazioni ovviamente vengono taciute. Altre vengono date in modo distorto, impedendo al pubblico di farsi un'opinione chiara e precisa. Questo è amplificato nel caso della televisione: è nelle nostre case al pari di un forno o di una lavatrice, ma condiziona le nostre scelte di voto. A differenza della stampa e di internet è un mezzo pigro (non richiede sforzi, né di lettura, né di ricerca) e per sfortuna degli italiani è il mass media meno libero. Segue le regole dell'auditel (per cui una giornalista, all'indomani del terremoto in Abruzzo, si mette a snocciolare dati di share per vantarsi dei propri risultati) e quelle della politica. Può non dare una notizia (come nel caso del divorzio Lario-Berlusconi, tamponato poi quando la news si era diffusa grazie alla stampa con servizi in cui si forniva solo il punto di vista del premier e si dava della psicolabile alla donna, manipolata dai comunisti) oppure darla fornendo l'interpretazione prima dei fatti. E fregandosene del pluralismo e della par-condicio.
Questo non sarebbe grave se la televisione avesse 3 spettatori. Ma se "La televisione resta il principale mezzo utilizzato dagli italiani per formarsi un'opinione sull'offerta politica" come sostiene il Censis, allora il risultato è praticamente scontato...
Vi segnalo anche "I GIORNALI, FATTORI O DEMOLITORI DI DEMOCRAZIA" di Beppe Lopez e Internet, pluralismo e ridondanza dell’informazione . Forse il futuro della politica ripartirà da internet...
Anche se ormai è stato pubblicato da qualche anno, "Il risveglio del guardiano" è attualissimo nel nostro paese. E sempre illuminante. Lo consiglio a tutti coloro che pensano che la qualità dell'informazione non influenzi la qualità della politica.
In Italia abbiamo indubbiamente qualche problema. Ce lo dicono tutti. Ce lo diciamo da soli, ce lo dicono gli osservatori internazionali (per "Freedom House" siamo un paese "semilibero", al pari degli stati dell'Ex Unione Sovietica ). Ce lo dice anche El Pais, quando pubblica in esclusiva delle foto che da noi nessuno si sarebbe sognato di pubblicare (e ci strizza l'occhio traducendo gli articoli anche in italiano).
Ma non è solo una questione di mancanza di censura. Alcune informazioni ovviamente vengono taciute. Altre vengono date in modo distorto, impedendo al pubblico di farsi un'opinione chiara e precisa. Questo è amplificato nel caso della televisione: è nelle nostre case al pari di un forno o di una lavatrice, ma condiziona le nostre scelte di voto. A differenza della stampa e di internet è un mezzo pigro (non richiede sforzi, né di lettura, né di ricerca) e per sfortuna degli italiani è il mass media meno libero. Segue le regole dell'auditel (per cui una giornalista, all'indomani del terremoto in Abruzzo, si mette a snocciolare dati di share per vantarsi dei propri risultati) e quelle della politica. Può non dare una notizia (come nel caso del divorzio Lario-Berlusconi, tamponato poi quando la news si era diffusa grazie alla stampa con servizi in cui si forniva solo il punto di vista del premier e si dava della psicolabile alla donna, manipolata dai comunisti) oppure darla fornendo l'interpretazione prima dei fatti. E fregandosene del pluralismo e della par-condicio.
Questo non sarebbe grave se la televisione avesse 3 spettatori. Ma se "La televisione resta il principale mezzo utilizzato dagli italiani per formarsi un'opinione sull'offerta politica" come sostiene il Censis, allora il risultato è praticamente scontato...
Vi segnalo anche "I GIORNALI, FATTORI O DEMOLITORI DI DEMOCRAZIA" di Beppe Lopez e Internet, pluralismo e ridondanza dell’informazione . Forse il futuro della politica ripartirà da internet...
22 maggio 2009
Il purgatorio dei Precari
I precari in Italia sono in continuo aumento. Non hanno voce perché praticamente nessuno li rappresenta, ma i lavoratori con contratto a/in scadenza sono ormai milioni e milioni. In un Paese dove si è preferito rispondere alle sfide della concorrenza globale con la precarietà e non con la flessibilità, i lavoratori senza posto fisso non solo hanno meno rassicurazioni sul futuro, ma ricevono anche meno di quello che danno. Molto ma molto meno. E non solo in termini di riconoscimenti professionali, di carriera, di retribuzioni e di regolarità retributiva. Le cifre che li riguardano fanno indignare: i precari versano contributi per 9,3 miliardi di euro, ma ne vedrebbero ritornare solo 350 milioni di euro in pensioni pagate. Non basta lo sfruttamento intensivo e brutale da parte delle aziende. Ci si mette perfino lo Stato, che vessa fino allo sfinimento una categoria già di per sé debole. E' questo il precariato made in Italy: una massa zittita e ignorata di milioni di lavoratori che sognano di uscire dal loro purgatorio lavorativo con un'assunzione a tempo indeterminato.
7 maggio 2009
Emanuele Filiberto, "velina" per l'UDC
Nella puntata di Tetris del primo maggio (curiosamente non dedicata al lavoro ma al velinismo in politica), è stata presentata un'intervista al nostro "potenziale" re, Emanuele Filiberto di Savoia. L'intervista è abbastanza imbarazzante, per vari motivi.
Al Savoia manca quella furbizia "politica" (ma anche quel buonsenso) necessari per superare vivi un'intervista non concordata. Perché, ad esempio, non mentire rispondendo "L'UDC è il mio partito preferito" invece di lasciar intendere che gli dispiace che il PDL non l'abbia candidato, ma per il futuro chissà...
Perché proporsi agli italiani, che mal hanno digerito la richiesta di danni avanzata da lui e da quel genio di suo padre, ipotizzando una guerra nucleare in grado di far svanire l'articolo 139 della Costituzione? Ma fatti furbo, dì "Assolutamente no, l'Italia è una repubblica e nessuno la vorrebbe diversa!".
Mi domando come sia venuto in mente all'UDC di candidare questo brillante stratega solo perché ha vinto "Ballando con le stelle"...
Al Savoia manca quella furbizia "politica" (ma anche quel buonsenso) necessari per superare vivi un'intervista non concordata. Perché, ad esempio, non mentire rispondendo "L'UDC è il mio partito preferito" invece di lasciar intendere che gli dispiace che il PDL non l'abbia candidato, ma per il futuro chissà...
Perché proporsi agli italiani, che mal hanno digerito la richiesta di danni avanzata da lui e da quel genio di suo padre, ipotizzando una guerra nucleare in grado di far svanire l'articolo 139 della Costituzione? Ma fatti furbo, dì "Assolutamente no, l'Italia è una repubblica e nessuno la vorrebbe diversa!".
Mi domando come sia venuto in mente all'UDC di candidare questo brillante stratega solo perché ha vinto "Ballando con le stelle"...
5 maggio 2009
Tra moglie e marito... La politica nel divorzio Berlusconi-Lario
Resto stupita dall'atteggiamento dei mezzi di comunicazione italiani nei confronti della notizia della richiesta di divorzio di Veronica Lario (che da brava donna dello spettacolo è nota col suo nome d'arte, all'anagrafe Miriam Raffaella Bartolini), seconda moglie di Silvio Berlusconi. Ora, tralasciando gli screzi familiari che sempre accompagnano un divorzio (lei che non gliele manda a dire, lui che esige scuse pubbliche senza essere certo di volerle accettare "E’ la terza volta che in campagna elettorale mi gioca uno scherzo di questo tipo" e lascia cadere una "velata" minaccia di citarla per diffamazione), quanta eco ha avuto questa storia sui mezzi d'informazione? Non è che qualcuno ha ubbidito al comandamento di "Queste sono cose private, privatissime, che non dovrebbero finire sui giornali"?
Le televisioni generaliste quasi non ne hanno fatto cenno. E questo fa riflettere. Perché una stragrande maggioranza degli italiani si informa solo attraverso la televisione. Si sono sorbiti scandali e processi televisivi di ogni tipo (di Sarcozy e Carla Bruni sbaglio o si era parlato? e dello scandalo Clinton? E che dire del divorzio Al Bano, dello scandalo Lapo Elkann e via dicendo... Non erano "faccende private"?). I giornali fortunatamente ne hanno parlato, tanto che alcuni si sono sentiti in dovere di ringraziare il Cielo che in questo Paese esistano ancora i giornali. Leggete L’informazione su Veronica e Silvio. Senza la carta stampata
gli italiani non avrebbero saputo niente. Certo, alcuni hanno trattato la vicenda in punta di fioretto. Altri hanno pensato bene di dare una stoccata all'"ingrata". E' il caso di Libero che ha dedicato un'umiliante (per lei, per loro, per tutti noi) copertina alla moglie del premier.

Qui trovate un post sulla Libertà di stampa: l'Italia retrocede, ora è paese parzialmente libero. Da leggere, giusto per trarne qualche riflessione.
Ho apprezzato il suo atto di coraggio. Avrebbe tranquillamente potuto continuare a fare la separata in casa, vivendo nel lusso e continuando a sospirare alle esagerazioni del marito che si fa fotografare con il suo "harem". Forse è stato anche un atto d'amore, per fargli capire che stava superando il limite (cosa che forse non è in grado di capire da solo). Di certo si è messa in una situazione difficile. Ha schiacciato i piedi a un potente. E in Italia si sa bene come tutti siano pronti a salire sul carro del vincitore e ad abbandonare (quando non cercano di smontarlo a picconate) quello del perdente. Non ho sentito molta solidarietà verso Veronica Lario. Neppure dalle stesse donne. E' stata persino accusata di non essere in grado di decidere da sola della propria vita. Ieri all'Infedele l'autore televisivo Cesare Lanza ("Buona domenica" tanto per citarne uno) ha più e più volte dichiarato che la tv non è uno specchio deformante. L'Italia è come appare nei suoi programmi. Strano, la mia giornata non è popolata da oche sculettanti e maschi a torso nudo incapaci di fare una frase di senso compiuto, probabilmente non vivrò in questo Paese. Ha detto che non era uno specchio deformante neppure la copertina di Feltri. Gli italiani la pensavano come lui. Quindi tutti i fan della Lario che si trovano su Facebook NON sono italiani. Meglio così. Però la pretesa di rappresentare la realtà, quando si rappresenta solo una parte della realtà, è la più pericolosa delle manipolazioni.
Nel 2005, parlando di aborto, la Lario diceva:
Trovate l'intervista completa su "Veronica Berlusconi: quel mio dramma e la scelta di andare a votare". Curiosamente, questo è il primo articolo che ho trovato in Google cercando news su Veronica Lario.
http://www.quinews.it/2009/05/04/silvio-e-veronica-l-imparzialita-sul-sito-del-governo-italiano/
Che si parlino o meno in famiglia, sono fatti loro. Una vicenda di questo tipo può avere risvolti politici?
Il Pd non ne ha approfittato. Anzi, ha giurato di non mettere becco. Alle accuse di avergli intortato la moglie con menzogne comuniste, però, Franceschini si è un tantinello alterato: "Berlusconi la smetta di dire questa cosa patetica: che ci sarebbe stato un complotto, che chi ha sobillato e preparato tutto sarebbe stata la sinistra".
Per Adinolfi invece il silenzio in questo caso non è d'oro.
Dalla destra qualche commento sparso. Paolo Guzzanti, dopo il divorzio con la PDL militante nel gruppo misto ha parlato di "mignottocrazia" italiana. E si è appellato alla Lario affiché
La questione, a mio avviso, è ovviamente anche politica. E già il riferimento del premier alla campagna elettorale in corso ne è una dimostrazione. Nell'articolo di Repubblica Il premier a Ghedini: "Saremo durissimi Veronica vuol mettermi i figli contro" verso la fine si scoprono alcuni retroscena politici. Che ne dirà ad esempio il Vaticano di questo secondo divorzio? Allargherei anche la visuale all'estero. Da giorni non parlano d'altro. Che figura ci facciamo?
C'è poi l'aspetto morale. La moralità, soprattutto per un esponente che si rivolge all'elettorato anche cattolico, non è un accessorio. In realtà non lo è neanche per un laico. La moglie ha addirittura accusato il premier Berlusconi di andare con delle minorenni. E sulla questione c'è già pronta un'interrogazione dell'IDV.
Non sembra poi così diverso dallo scandalo Clinton: l'accusa di tradimento c'è, anche se non con una minorenne. Peccato che in Italia il Parlamento non si sia indignato. In un Paese a maschilismo strisciante come il nostro potrebbe non essere neppure una questione di potere. L'uomo che tradisce lo fa perché "è nella sua natura", "ha fatto un errore, ma è perdonabile". La donna che tradisce è una donna di malaffare per non usare termini più coloriti. E quando decide di ribellarsi è "una velina ingrata".
Le televisioni generaliste quasi non ne hanno fatto cenno. E questo fa riflettere. Perché una stragrande maggioranza degli italiani si informa solo attraverso la televisione. Si sono sorbiti scandali e processi televisivi di ogni tipo (di Sarcozy e Carla Bruni sbaglio o si era parlato? e dello scandalo Clinton? E che dire del divorzio Al Bano, dello scandalo Lapo Elkann e via dicendo... Non erano "faccende private"?). I giornali fortunatamente ne hanno parlato, tanto che alcuni si sono sentiti in dovere di ringraziare il Cielo che in questo Paese esistano ancora i giornali. Leggete L’informazione su Veronica e Silvio. Senza la carta stampata
gli italiani non avrebbero saputo niente. Certo, alcuni hanno trattato la vicenda in punta di fioretto. Altri hanno pensato bene di dare una stoccata all'"ingrata". E' il caso di Libero che ha dedicato un'umiliante (per lei, per loro, per tutti noi) copertina alla moglie del premier.
Qui trovate un post sulla Libertà di stampa: l'Italia retrocede, ora è paese parzialmente libero. Da leggere, giusto per trarne qualche riflessione.
Ho apprezzato il suo atto di coraggio. Avrebbe tranquillamente potuto continuare a fare la separata in casa, vivendo nel lusso e continuando a sospirare alle esagerazioni del marito che si fa fotografare con il suo "harem". Forse è stato anche un atto d'amore, per fargli capire che stava superando il limite (cosa che forse non è in grado di capire da solo). Di certo si è messa in una situazione difficile. Ha schiacciato i piedi a un potente. E in Italia si sa bene come tutti siano pronti a salire sul carro del vincitore e ad abbandonare (quando non cercano di smontarlo a picconate) quello del perdente. Non ho sentito molta solidarietà verso Veronica Lario. Neppure dalle stesse donne. E' stata persino accusata di non essere in grado di decidere da sola della propria vita. Ieri all'Infedele l'autore televisivo Cesare Lanza ("Buona domenica" tanto per citarne uno) ha più e più volte dichiarato che la tv non è uno specchio deformante. L'Italia è come appare nei suoi programmi. Strano, la mia giornata non è popolata da oche sculettanti e maschi a torso nudo incapaci di fare una frase di senso compiuto, probabilmente non vivrò in questo Paese. Ha detto che non era uno specchio deformante neppure la copertina di Feltri. Gli italiani la pensavano come lui. Quindi tutti i fan della Lario che si trovano su Facebook NON sono italiani. Meglio così. Però la pretesa di rappresentare la realtà, quando si rappresenta solo una parte della realtà, è la più pericolosa delle manipolazioni.
Nel 2005, parlando di aborto, la Lario diceva:
«L’ultima cosa che vorrei, in queste ore dedicate al ricordo del Papa, è innescare una polemica, pubblica o domestica. In realtà, non è che mio marito ed io abbiamo molto discusso dell’argomento referendum e neppure io conosco davvero il suo pensiero. Perciò, posso parlare di me, di quel che sto facendo per formarmi un’opinione. Certo, mio marito è davvero un tipo speciale: con quella battuta su Veronica testimonial mi fa quasi sentire una in gara a "dilettanti allo sbaraglio". Sul tema delle biotecnologie e della procreazione assistita dibattono da tempo personaggi ben più illuminati di me».
Trovate l'intervista completa su "Veronica Berlusconi: quel mio dramma e la scelta di andare a votare". Curiosamente, questo è il primo articolo che ho trovato in Google cercando news su Veronica Lario.
http://www.quinews.it/2009/05/04/silvio-e-veronica-l-imparzialita-sul-sito-del-governo-italiano/
Che si parlino o meno in famiglia, sono fatti loro. Una vicenda di questo tipo può avere risvolti politici?
Il Pd non ne ha approfittato. Anzi, ha giurato di non mettere becco. Alle accuse di avergli intortato la moglie con menzogne comuniste, però, Franceschini si è un tantinello alterato: "Berlusconi la smetta di dire questa cosa patetica: che ci sarebbe stato un complotto, che chi ha sobillato e preparato tutto sarebbe stata la sinistra".
Per Adinolfi invece il silenzio in questo caso non è d'oro.
«Il presidente del Consiglio è accusato dalla persona che lo conosce meglio di essere ‘un uomo che non sta benè che ‘va con le minorennì. Per la prima volta cala il sipario su un re che è nudo, su un tipo che si atteggia a imperatore ma in realtà è inconsistente come un uomo di cartapesta agli occhi di chi gli è stato vicino per trent’anni. In qualsiasi paese del mondo un elemento come questo sarebbe una questione politica. È immaginabile un Obama che resista a colpi del genere inferti da Michelle o un Sarkozy colpito così da Carla Bruni senza che ne derivi un pubblico e politico dibattito? In Italia, per pruderie e per timore di vendette, della questione si tende a non discutere archiviandola nella cartella ‘tra moglie e marito non mettere dito’. Invece la questione è tutta politica».Il resto lo trovate nell'articolo Adinolfi (PD): “Bando all’ipocrisia, il divorzio di Berlusconi è una questione politica”.
Dalla destra qualche commento sparso. Paolo Guzzanti, dopo il divorzio con la PDL militante nel gruppo misto ha parlato di "mignottocrazia" italiana. E si è appellato alla Lario affiché
si ribelli! Capisco che ci saranno dietro anche questioni di soldi, imperi editoriali, assi ereditari, ma la moglie di Berlusconi appare come l'agnello sacrificale di un costume talmente esposto al ludibrio da esserne lei stessa investitaNon è che è lui il sobbillatore?
La questione, a mio avviso, è ovviamente anche politica. E già il riferimento del premier alla campagna elettorale in corso ne è una dimostrazione. Nell'articolo di Repubblica Il premier a Ghedini: "Saremo durissimi Veronica vuol mettermi i figli contro" verso la fine si scoprono alcuni retroscena politici. Che ne dirà ad esempio il Vaticano di questo secondo divorzio? Allargherei anche la visuale all'estero. Da giorni non parlano d'altro. Che figura ci facciamo?
C'è poi l'aspetto morale. La moralità, soprattutto per un esponente che si rivolge all'elettorato anche cattolico, non è un accessorio. In realtà non lo è neanche per un laico. La moglie ha addirittura accusato il premier Berlusconi di andare con delle minorenni. E sulla questione c'è già pronta un'interrogazione dell'IDV.
Non sembra poi così diverso dallo scandalo Clinton: l'accusa di tradimento c'è, anche se non con una minorenne. Peccato che in Italia il Parlamento non si sia indignato. In un Paese a maschilismo strisciante come il nostro potrebbe non essere neppure una questione di potere. L'uomo che tradisce lo fa perché "è nella sua natura", "ha fatto un errore, ma è perdonabile". La donna che tradisce è una donna di malaffare per non usare termini più coloriti. E quando decide di ribellarsi è "una velina ingrata".
17 aprile 2009
"He's done it AGAIN!" Stampa italiana ed estera a confronto
Il premier sembra invidiare dal profondo le persone abbronzate. Ieri Obama, oggi un prete in Abruzzo. Apriti cielo. Battute a sfondo razzista. Mah, non saprei, le ho sentite fare da molti anziani e mai con cattive intenzioni. Forse è solo frutto di un umorismo dal sapore stantio che in un clima di politically correct suona davvero stridente (e anche banale). L'ennesima battuta di Silvio Berlusconi sulle persone di colore mi lascia totalmente indifferente. Non mi lascia altrettanto indifferente la reazione della stampa italiana.
Oggi, nella giornata in cui moltissimi hanno attaccato Santoro per la puntata di ieri di AnnoZero (non avendola seguita, non entro nel merito della correttezza o meno delle polemiche), qualcuno ha sentito nominare l'ennesima graff del premier?
Strano, il Telegraph ne ha ampiamente parlato:

Leggete l'articolo "He's done it AGAIN! Berlusconi tells black priest: 'I wish I had time to get as tanned as you'".
Non ho trovato nessun video che testimoni l'accaduto, quindi la prendo con le pinze.
Però segnalo che oggi
Visto le polemiche scatenate da Santoro, forse non c'era spazio per segnalare l'enorme visibilità del premier sul Telegraph.
Invece di polemizzare inutilmente, sarebbe il caso di rimboccarsi le mani e dare sostegno e speranza - oltre ovviamenti ad aiuti concreti - a una popolazione ferita. Quello che è successo in Abruzzo, con case nuove ed edifici pubblici crollati per evidenti difetti di produzione e di materiali, è una tragedia che ferisce e dovrebbe far riflettere tutta l'Italia. I soccorsi sono principalmente (o quasi esclusivamente) affidati alla protezione civile, un corpo di volontari, non stipendiato dallo Stato; gli abruzzesi che hanno perso la casa si sono solo visti congelare il mutuo fino alla fine dell'anno (e poi? riprenderanno a pagare? E l'ipoteca di garanzia sulla casa a che serve? Neanche in caso di calamità naturale le banche ci rimettono?); per la ricostruzione si parla di New Town e innovazioni architettoniche varie. Speriamo solo di non veder replicati scempi come quelli avvenuti a San Giuliano di Puglia, dove è caduta una scuola ma hanno raso a zero l'intero paese per ricostruire una cittadella che potrà ospitare il triplo degli abitanti. O per il terremoto in Irpinia, grazie al quale anche Comuni non danneggiati dal sisma sono riusciti a ottenere i finanziamenti per la ricostruzione. E per il quale paghiamo ancora una maggiorazione sui carburanti.
Confido che l'Abruzzo si risollevi il prima possibile e che la sua ricostruzione rifletta l'identità di quella regione e non gli interessi dei soliti speculatori...
Oggi, nella giornata in cui moltissimi hanno attaccato Santoro per la puntata di ieri di AnnoZero (non avendola seguita, non entro nel merito della correttezza o meno delle polemiche), qualcuno ha sentito nominare l'ennesima graff del premier?
Strano, il Telegraph ne ha ampiamente parlato:

Leggete l'articolo "He's done it AGAIN! Berlusconi tells black priest: 'I wish I had time to get as tanned as you'".
Non ho trovato nessun video che testimoni l'accaduto, quindi la prendo con le pinze.
Però segnalo che oggi
ANSA ROMA - Il giornale, attaccato nella puntata di ieri di Annozero su Raidue da Michele Santoro, dedica oggi le prime cinque pagine alla trasmissione di ieri. In prima pagina una foto di Santoro con il titolo Sempre più squilibrato e un editoriale del direttore Mario Giordano col titolo Diritto di imbroglio. Anche Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, dedica ben tre pagine alla vicenda Annozero. In prima pagina campeggia un editoriale di Renato Farina con un titolo chiaro: Santoro se ne frega.
Visto le polemiche scatenate da Santoro, forse non c'era spazio per segnalare l'enorme visibilità del premier sul Telegraph.
Invece di polemizzare inutilmente, sarebbe il caso di rimboccarsi le mani e dare sostegno e speranza - oltre ovviamenti ad aiuti concreti - a una popolazione ferita. Quello che è successo in Abruzzo, con case nuove ed edifici pubblici crollati per evidenti difetti di produzione e di materiali, è una tragedia che ferisce e dovrebbe far riflettere tutta l'Italia. I soccorsi sono principalmente (o quasi esclusivamente) affidati alla protezione civile, un corpo di volontari, non stipendiato dallo Stato; gli abruzzesi che hanno perso la casa si sono solo visti congelare il mutuo fino alla fine dell'anno (e poi? riprenderanno a pagare? E l'ipoteca di garanzia sulla casa a che serve? Neanche in caso di calamità naturale le banche ci rimettono?); per la ricostruzione si parla di New Town e innovazioni architettoniche varie. Speriamo solo di non veder replicati scempi come quelli avvenuti a San Giuliano di Puglia, dove è caduta una scuola ma hanno raso a zero l'intero paese per ricostruire una cittadella che potrà ospitare il triplo degli abitanti. O per il terremoto in Irpinia, grazie al quale anche Comuni non danneggiati dal sisma sono riusciti a ottenere i finanziamenti per la ricostruzione. E per il quale paghiamo ancora una maggiorazione sui carburanti.
Confido che l'Abruzzo si risollevi il prima possibile e che la sua ricostruzione rifletta l'identità di quella regione e non gli interessi dei soliti speculatori...
6 aprile 2009
Obama sorry 4 Berlusconi
Prima del weekend c'era stato un tam tam mediatico sulla presunta figuraccia di Berlusconi al G20, con il rimbrotto della Regina al suo vociare per farsi notare da Obama. Su Youtube sono proliferati i video e su Facebook si sono diffusi a macchia d'olio.
Poi è arrivato il tempo delle smentite. Partiamo con l'Ansa.
Forse non c'è stato alcun incidente diplomatico con la Regina, ma per il Telegraph al G20 il premier ha collezionato l'ennesima figuraccia. E per non sbagliarsi il giornale inglese fa addirittura una top ten, lasciando intendere che ha potuto compiere la selezione tra un numero di proposte decisamente superiore a 10.
E non sono stati neppure molto carini nel proseguo della vicenda:
Silvio Berlusconi threatens news blackout after reports of latest gaffes
A furious Silvio Berlusconi has threatened to take action against journalists for reporting his latest gaffes, involving the Queen and Germany's Chancellor.
A conclusione di tutto questo, a Praga, è comparso un curioso striscione.

Non è un fake. Riporto l'Ansa di ieri a pranzo:
Poi è arrivato il tempo delle smentite. Partiamo con l'Ansa.
(ANSA)- PRAGA, 4 APR -''Quello che spiace veramente e'che la stampa italiana remi contro''.Cosi' il premier Berlusconi, durante una passeggiata nel centro di Praga. ''Non e' possibile - ha proseguito - che la stampa italiana non abbia altro obiettivo se non quello di dire che il premier ha fatto delle gaffe o delle figuracce: a uno viene voglia di dire 'ma andate al diavolo'''. Il premier ha poi sottolineato che con la Regina Elisabetta non c'e' stato alcun incidente diplomatico.
Forse non c'è stato alcun incidente diplomatico con la Regina, ma per il Telegraph al G20 il premier ha collezionato l'ennesima figuraccia. E per non sbagliarsi il giornale inglese fa addirittura una top ten, lasciando intendere che ha potuto compiere la selezione tra un numero di proposte decisamente superiore a 10.
Silvio Berlusconi, Italy’s prime minister, prides himself on his ability to connect with ordinary people. But he has developed a reputation after making a string of gaffes on the world stage. After his latest mis-step at the G20 conference in London, which earned him a rebuke from the Queen, we count down our favourite Berlusconi moments.Se volete ripercorrere le migliori gaffes del premier (secondo il Telegraph), sono raccolte nell'articolo "Silvio Berlusconi's top 10 gaffes and pranks".
E non sono stati neppure molto carini nel proseguo della vicenda:
Silvio Berlusconi threatens news blackout after reports of latest gaffes
A furious Silvio Berlusconi has threatened to take action against journalists for reporting his latest gaffes, involving the Queen and Germany's Chancellor.
A conclusione di tutto questo, a Praga, è comparso un curioso striscione.
Non è un fake. Riporto l'Ansa di ieri a pranzo:
Lo striscione: "Obama, sorry 4 Berlusconi"
PRAGA - "Obama, Sorry 4 Berlusconi": è lo striscione che, nel bel mezzo del discorso del presidente Usa, Barack Obama, è stato innalzato, oggi, nella gremita piazza di fronte al castello di Praga. Mostrato dalle tv di tutto il mondo, lo striscione è improvvisamente comparso in mezzo allo sventolio di migliaia di bandierine statunitensi. A Praga in questi giorni vi sono numerosi gruppi italiani.
30 marzo 2009
Film porno a spese dei contribuenti
Mentre da noi fanno discutere utilizzi indegni delle ambulanze e affitti di regge a prezzi irrisori (e chissà quanti privilegi ignoriamo), nell'Inghilterra sempre così riservata e attenta agli scandali (almeno sulla carta) sta facendo discutere la messa in note spese di due film porno da parte della responsabile del ministero dell'interno britannico, Jacqui Smith. I soldi (circa 10 sterline) saranno ovviamente rimborsati. Ma la domanda sorge spontanea: se nessuno se ne fosse accorto? Non sarebbe il caso, soprattutto in periodi di crisi, di non abusare dei soldi dei contribuenti?
Per la cronaca, la Smith è già sotto inchiesta per aver chiesto 116.000 sterline di rimborsi per le spese di alloggio nella sua seconda "casa" (ovvero quella di famiglia), dal momento che ha fatto risultato l'appartamento londinese che divide con la sorella come casa principale. I porno rientravano nelle 67 sterline di conto Virgin Media per servizi radiotelevisivi nella casa di famiglia.
Non avendo tempo di riportare per esteso una traduzione degli articoli stranieri, citerò l'Ansa di oggi.
Visto che siamo in tema, ecco il link di un interessante articolo-dibattito (in inglese) sull'evoluzione della pornografia negli ultimi 30 anni. E' davvero cambiato qualcosa?
Per la cronaca, la Smith è già sotto inchiesta per aver chiesto 116.000 sterline di rimborsi per le spese di alloggio nella sua seconda "casa" (ovvero quella di famiglia), dal momento che ha fatto risultato l'appartamento londinese che divide con la sorella come casa principale. I porno rientravano nelle 67 sterline di conto Virgin Media per servizi radiotelevisivi nella casa di famiglia.
Non avendo tempo di riportare per esteso una traduzione degli articoli stranieri, citerò l'Ansa di oggi.
PORNO VISTI DAL MARITO IN NOTA SPESE, MINISTRO SMITH NEI GUAI
di Augusto Zucconi
LONDRA - La responsabile del ministero dell'interno britannico, Jacqui Smith, è nei guai per due film a luci rosse visionati dal marito in pay-per-view a spese del contribuente. Stupore e incredibilità, scuse ufficiali, imbarazzo molto british ma, ormai, la frittata è fatta: per alcuni esponenti dell'opposizione la ministra rischia addirittura la poltrona.
Lanciata in orbita dal domenicale Sunday Express, la vicenda da stamani è sulla bocca di tutti e imperversa sulle Tv e i siti Internet del Regno Unito. I commenti sarcastici si sprecano. "Con una moglie così - si sente dire - che male c'è se uno si guarda un film porno?".
Donna un po' anonima e per nulla controversa, considerata una mera esecutrice degli ordini di Gordon Brown, Jacqui Smith non intende lasciare il suo incarico e l'ufficio del premier oggi le ha espresso la piena solidarietà del governo.
A Westminster, tuttavia, l'opposizione è già sul piede di guerra e c'é chi sostiene che la sua carriera è compromessa. "Non è mia abitudine chiedere le dimissioni di un ministro e non lo faccio nemmeno adesso ma certo, in questo caso non si può dire che la collega finora abbia fatto un lavoro particolarmente brillante", ha detto l'ex ministro ombra agli interni, il tory David Davids. A soli quattro giorni dal vertice del G20 contro la crisi internazionale, per Brown la bufera non poteva arrivare in un momento peggiore. Ieri il raduno anti-globalizzazione di Londra si era concluso senza incidenti nonostante i timori della vigilia.
A causa di questo inatteso infortunio, tuttavia, la soddisfazione è stata di breve durata. I due film incriminati sono stati visionati dal marito, Richard Timney, nella casa di famiglia a Redditch, nell'Inghilterra centrale. Le date sono quelle dell' 1 e del 6 aprile 2008, giorni in cui la signora Smith era a Londra a sbrigare gli affari di governo. Del pasticcio è in ogni caso responsabile anche la stessa Jacqui Smith che, per sua ammissione, ha detto di avere erroneamente inserito nella sua nota spese di aprile le 67 sterline (72 euro) del pacchetto abbonamento Tv con connessione a Internet abbinata.
"Mi scuso per la svista, naturalmente restituirò tutto", ha fatto sapere. Anche il marito si è scusato, in diretta Tv. Scuro in volto, stamani si è concesso brevemente ai cronisti che stanno cingendo d'assedio la casa della coppia. "Mi dispiace per l'imbarazzo che ho provocato a Jacqui, posso immaginare anche che molta gente si arrabbiera", ha detto.
"Dire che Jacqui è furibonda è usare un eufemismo, dire che vorrebbe nascondersi sottoterra anche - ha detto un amico di famiglia - comunque non vorrei essere nei panni di Richard, si é già preso una bella lavata di capo".
La vicenda è esplosa proprio mentre la titolare dell'Home Office si trovava nel bel mezzo di un'altra controversia riguardante le sue spese di deputata. Jacqui Smith ha la residenza nella sua casa di Redditch e, quando è a Londra, è ospitata dalla sorella.
Lo scorso mese è venuto fuori che la ministra aveva chiesto 160 mila sterline (oltre 175 mila euro) a titolo di rimborso per le spese di alloggio. In questo caso però la signora Smith dice di essere pronta a dimostrare di avere agito nel pieno rispetto delle regole.
Visto che siamo in tema, ecco il link di un interessante articolo-dibattito (in inglese) sull'evoluzione della pornografia negli ultimi 30 anni. E' davvero cambiato qualcosa?
27 marzo 2009
Piano casa, condoni e senso estetico di Berlusconi
Un Travaglio in stato di grazia ha parlato ieri sera ad AnnoZero del piano casa e della cementificazione selvaggia in Italia. Del resto, se nessuno dà il buon esempio...
Interessanti soprattutto i costi dei vari condoni, fatti per fare facilmente "cassa" ma nella pratica addirittura controproducenti.
Potevo ignorare Vauro? "Casa Rutelli" geniale come sempre.
Interessanti soprattutto i costi dei vari condoni, fatti per fare facilmente "cassa" ma nella pratica addirittura controproducenti.
Potevo ignorare Vauro? "Casa Rutelli" geniale come sempre.
16 marzo 2009
Buttiamola sul ridere...
Mentre tremo al pensiero che passi in toto la legge sull'edilizia (e che una nuova colata di cemento si abbatta su questo Paese già debitamente sfregiato e grigio), posto le vignette di Vauro disegnate durante l'ultima puntata di Annozero.
Non ci resta che ridere...
Non ci resta che ridere...
6 marzo 2009
Englaro, la battaglia continua
Si continua a parlare della famiglia Englaro dopo che Peppino ha annunciato battaglia legale contro chi lo ha diffamato. Sono contenta che del caso si parli ancora. Non volevo finisse nel dimenticatoio, come la vicenda di Piergiorgio Welby (diversa ma ugualmente dolorosa), che con la solita "assenza di memoria" che contraddistingue l'opinione pubblica italiana, una volta conclusa è stata del tutto accantonata. La battaglia per la libertà di scelta e per lo Stato laico non deve andare nel dimenticatoio.
Riporto alcuni articoli particolarmente interessanti sulla recente piega che ha preso la questione. Il primo l'ho pescato su Repubblica, ed è un'interessante polemica tra mezzi di informazione, tra Repubblica e l'Avvenire. Interessante - per me - perché non credevo che ancora oggi qualcuno potesse pronunciare senza sentirsi in imbarazzo inviti del tipo "cattolici, non comprate più quel giornale che ha osato esprimere liberamente un'opinione che non condividiamo". Ma soprattutto mi domando se appelli di questo tipo ottengano ancora l'effetto sperato. Evidentemente, se vengono fatti, o si presume che portino buoni risultati, o si ha una visione deformata della realtà. Per sapere la risposta, cercherò di scoprire quante copie in più di Repubblica finiranno al macero nelle prossime settimane.
Ecco l'editoriale di Repubblica, che vi invito a leggere nella sua interezza sul sito internet:
Proseguo con una interessante carrellata di opinioni dei vari direttori che si sono occupati del caso Englaro, presa dall'Adnkronos:
Questa è stata una vicenda delicatissima, che ha scosso le coscienze. Ognuno si è interrogato e si è forse dato delle risposte.
Nessun membro della Chiesa ha ricordato la libertà di scelta del precedente Papa che, rendendosi conto del suo stato di salute e dell'inutilità delle cure, aveva rifiutato un nuovo ricovero in ospedale (che ormai chiamava scherzosamente "Vaticano Terzo") e avrebbe concluso i suoi giorni dicendo "Lasciatemi andare alla Casa del Padre". Oggi fa comodo dimenticarsi di quell'atto di amore verso la vita (perché il valore della vita va sostenuto anche impedendo il protarsi di quella che vita non è, ma che la scienza tanto temuta e osteggiata oggi può regalare) e di accusare di omicidio chi ha semplicemente interrotto un'alimentazione artificiale
Riporto alcuni articoli particolarmente interessanti sulla recente piega che ha preso la questione. Il primo l'ho pescato su Repubblica, ed è un'interessante polemica tra mezzi di informazione, tra Repubblica e l'Avvenire. Interessante - per me - perché non credevo che ancora oggi qualcuno potesse pronunciare senza sentirsi in imbarazzo inviti del tipo "cattolici, non comprate più quel giornale che ha osato esprimere liberamente un'opinione che non condividiamo". Ma soprattutto mi domando se appelli di questo tipo ottengano ancora l'effetto sperato. Evidentemente, se vengono fatti, o si presume che portino buoni risultati, o si ha una visione deformata della realtà. Per sapere la risposta, cercherò di scoprire quante copie in più di Repubblica finiranno al macero nelle prossime settimane.
Ecco l'editoriale di Repubblica, che vi invito a leggere nella sua interezza sul sito internet:
EDITORIALE
Caso Englaro, risposta all'Avvenire
In questa vicenda era in campo - c'è stato per 17 anni - un solo padre, che certo per Eluana è stato anche maestro e amico, tanto da volerle essere fedele fino in fondo, testimone d'amore e non "d'accusa", genitore e non "pubblico ministero", giudice soltanto del sentimento familiare che lo lega a sua figlia, del suo divenire e del suo risolversi rimanendo intatto: proprio per tutto ciò quella parola finale - boia - a nessuno dovrebbe venire in mente di pensarla, non solo di scriverla. Se il direttore di "Avvenire" oggi non lo pensa, meglio per lui e per tutti: ne siamo lieti.
Ma il giornale dei vescovi va avanti. Parla di "manipolazioni", "infortuni", "battute beffarde e assurde", "giornalismo creativo", "invenzioni e calunnie", fino ad attaccare Gustavo Zagrebelsky, definito "il Grande Valdese subito pronto a impartirci ad onta di ogni bon ton e garbo interconfessionale l'ennesima lezioncina sul Concilio Vaticano II".
Ora, essere valdese non è né un merito né una colpa, non toglie e non aggiunge nulla alle considerazioni di un costituzionalista che è stato anche presidente della Corte, e che senza essere gravato degli obblighi del dialogo interconfessionale spettanti tutt'al più alla gerarchia, ha diritto di pronunciare le sue opinioni sullo Stato e la Chiesa senza che vengano bollate come "lezioncine". Anche perché Zagrebelsky (è ridicolo dover parlare di questi aspetti a proposito di una discussione politica ed istituzionale, come se le appartenenze contassero più delle idee) non è valdese. È un cittadino, libero di pensare e di esprimersi.
Un brutto esempio di "manipolazione", di "battute beffarde e assurde", di "giornalismo creativo", di "invenzioni e calunnie"? No, non è il caso di ricorrere al livore di quel linguaggio. Se proprio dobbiamo scegliere tra quel lessico, preferiamo pensare ad un "infortunio". Così, non faremo come "Avvenire" che evangelicamente annuncia "cominciamo a stancarci", e minaccia di invitare i cattolici - quasi fossero un vecchio partito - a non acquistare "Repubblica".
Per noi è meglio se i cittadini, di qualunque fede e anche senza credo religioso, leggono più giornali, si documentano ricorrendo a più fonti, compresa naturalmente quella cattolica, così radicata nella tradizione italiana. Per poi formarsi una loro idea delle cose, un convincimento autonomo, concorrendo a far nascere quel soggetto delicato ed essenziale in democrazia che è la pubblica opinione di un Paese che vorremmo libero e sovrano.
(e. m.)
Proseguo con una interessante carrellata di opinioni dei vari direttori che si sono occupati del caso Englaro, presa dall'Adnkronos:
La reazione dei direttori delle testate
Fede: ''Risarcisca lui l'opinione pubblica''. Vespa: ''Da noi ospite per 9 volte''. Belpietro: ''Rischia un autogol''. Feltri: ''Mai insultato Beppino Englaro''. Giordano: ''Abbiamo difeso un principio''
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - L'avvio da parte di Beppino Englaro di un'azione civile di risarcimento danni contro chi, a suo dire, lo ha diffamato e calunniato in questi mesi, ha provocato reazioni diverse tra i direttori delle principali testate giornalistiche.
Emilio Fede - "Della famiglia Englaro ne ho piene la scatole'', commenta all'Adnkronos il direttore del Tg4, Emilio Fede. ''Della povera Eluana conservo un ricordo triste e pieno di solidarieta' ma della sua famiglia vorrei tanto non sentirne piu' parlare. Forse e' la famiglia Englaro che dovrebbe risarcire gran parte dell'opinione pubblica, dopo che con la morte di Eluana ha recato offesa alla vita".
Bruno Vespa - Secondo il conduttore di 'Porta a Porta' Bruno Vespa, "qualunque persona che si senta diffamata ha il diritto di citare in giudizio chi ritiene lo abbia diffamato, poi i giudici stabiliranno chi ha diffamato chi. Per quanto riguarda 'Porta a Porta' escludo nella maniera piu' categorica che la trasmissione possa aver diffamato Beppino Englaro che, lo ricordo, fra il 2000 e il 2009 e' stato ospite del programma nove volte".
Maurizio Belpietro, conduttore di 'Panorama del giorno', si aspettava "che tutta questa triste vicenda si chiudesse davvero''. ''Non mi sembra il caso di affidarsi alla via giudiziaria - commenta all'Adnkronos - cosi' rischia di trasformare il suo impegno in una battaglia politica, che poi era quello che gli era stato rimproverato da alcuni, di avere cioe' non solo l'obiettivo di difendere le scelte che la figlia avrebbe espresso ma di avere appunto anche finalita' politiche. Cosi' Beppino Englaro rischia un autogol".
Vittorio Feltri - "Noi non abbiamo mai insultato Beppino Englaro, che a mio giudizio fa benissimo a rivalersi nei confronti di chi invece lo ha fatto", dice all'ADNKRONOS il direttore di 'Libero' Vittorio Feltri, che aggiunge di non credere che la 'civil action' promossa dalla famiglia Englaro anche nei confronti di alcuni quotidiani possa riguardare 'Libero'. "Sulla vicenda -spiega Feltri- abbiamo ospitato una pluralita' di posizioni perche' non volevamo limitare l'espressione del pensiero di ciascuno, ma non ci siamo mai abbandonati all'insulto". "La mia posizione personale -prosegue Feltri- e' sempre stata a favore della liberta' di scelta e sono convinto che Beppino Englaro abbia agito nella legalita', dopo una sentenza. E se in uno degli articoli pubblicati da 'Libero', di segno contrario rispetto alla posizione che ho espresso, ci dovessero essere degli insulti nei confronti di Englaro, e' giusto che l'autore ne risponda: io non daro' neanche il supporto legale".
Mario Giordano - "Abbiamo difeso un principio, ma ci siamo ben guardati dall'offendere Beppino Englaro". Lo dice all'ADNKRONOS il direttore de 'Il Giornale' Mario Giordano, sottolineando come il quotidiano da lui diretto non abbia "mai scritto che il padre di Eluana e' un assassino". "Abbiamo sempre espresso -aggiunge Giordano- una posizione chiara: hanno fatto morire Eluana, non l'hanno 'lasciata andare' come qualcuno ha detto. Eluana continuava a vivere e l'hanno fatta morire attraverso l'ordinanza di un tribunale, trasformando un caso individuale in un caso pubblico nel tentativo di far passare un principio che per noi e' pericoloso e sbagliato".
Questa è stata una vicenda delicatissima, che ha scosso le coscienze. Ognuno si è interrogato e si è forse dato delle risposte.
Nessun membro della Chiesa ha ricordato la libertà di scelta del precedente Papa che, rendendosi conto del suo stato di salute e dell'inutilità delle cure, aveva rifiutato un nuovo ricovero in ospedale (che ormai chiamava scherzosamente "Vaticano Terzo") e avrebbe concluso i suoi giorni dicendo "Lasciatemi andare alla Casa del Padre". Oggi fa comodo dimenticarsi di quell'atto di amore verso la vita (perché il valore della vita va sostenuto anche impedendo il protarsi di quella che vita non è, ma che la scienza tanto temuta e osteggiata oggi può regalare) e di accusare di omicidio chi ha semplicemente interrotto un'alimentazione artificiale
16 febbraio 2009
Il paese delle caste
Non adoro gli Stati Uniti. Ho sempre preferito la buona vecchia Europa, più dimessa, più decadente, ma di sicuro più realista, meno propensa a prendersi troppo sul serio. C'è una cosa che però invidio agli statunitensi: le infinite possibilità che hanno.
Stamattina - durante un'attesa di 4 ore, sembrata molto più lunga in ambulatorio, tra il rimbecillimento che solo l'odore dell'alcool misto al caldo-umido e la sveglia alle 6 del mattino può regalarmi - ho iniziato a prestare attenzione a quello che mi passava nelle cuffie del mio lettore mp3. C'era una vecchia - ma neanche troppo - canzone di Maria Montell, "And So The Story Goes".
Ho ascoltato soprattutto una frase
e mi è subito venuto il buonumore. Cosa c'è di meglio di cambiare città per realizzare un sogno?
Ho iniziato a pensare, complice anche la puntata del Testimone trasmessa ieri sera, che negli Stati Uniti è davvero possibile realizzare i sogni più ambiziosi. Ho pensato ai miliardari della Silicon Valley, che sono riusciti a emergere dal nulla, con ottime idee e con un po' di furbizia nel ricercare finanziatori. Insomma, anche se i soldi non li hai, c'è sempre qualcuno disposto a investire su di te se hai qualcosa di buono - o presunto tale - da proporre.
Mentre pensavo a tutto questo (con la massima invidia nel cuore) ho iniziato a sfogliare "Leggo". Sarebbe stato meglio non l'avessi fatto... Ho letto l'articolo tratto da questo lancio Ansa.
Abbastanza triste, soprattutto per i giovani di questo Paese che sembra sempre più destinato all'estinzione. Alcune lauree però offrono una via d'uscita: i laureati in ingegneria - alcuni rami in particolare - e nelle materie scientifiche sono molto ricercati. All'estero. Così si continua a perpetuare una doppia beffa per questo Paese: finanzia gli studi per nuovi talenti che vanno a portare benefici ad altri Paesi. Gli Stati Uniti li accolgono sempre a braccia aperte. Nella Silicon Valley gli stranieri erano prevalentemente indiani (complice un'istruzione informatica molto ben organizzata) e - guarda caso - gli italiani.
Credo che il valore di un Paese si possa leggere sulla base del futuro che riesce a regalare ai suoi figli. Un Paese che va lasciato per realizzare i propri sogni - o non sprecare il proprio talento -, forse non è il Paese dove val la pena di vivere...
Stamattina - durante un'attesa di 4 ore, sembrata molto più lunga in ambulatorio, tra il rimbecillimento che solo l'odore dell'alcool misto al caldo-umido e la sveglia alle 6 del mattino può regalarmi - ho iniziato a prestare attenzione a quello che mi passava nelle cuffie del mio lettore mp3. C'era una vecchia - ma neanche troppo - canzone di Maria Montell, "And So The Story Goes".
Ho ascoltato soprattutto una frase
This small town girl needs to fly
To reach her dream in the sky
e mi è subito venuto il buonumore. Cosa c'è di meglio di cambiare città per realizzare un sogno?
Ho iniziato a pensare, complice anche la puntata del Testimone trasmessa ieri sera, che negli Stati Uniti è davvero possibile realizzare i sogni più ambiziosi. Ho pensato ai miliardari della Silicon Valley, che sono riusciti a emergere dal nulla, con ottime idee e con un po' di furbizia nel ricercare finanziatori. Insomma, anche se i soldi non li hai, c'è sempre qualcuno disposto a investire su di te se hai qualcosa di buono - o presunto tale - da proporre.
Mentre pensavo a tutto questo (con la massima invidia nel cuore) ho iniziato a sfogliare "Leggo". Sarebbe stato meglio non l'avessi fatto... Ho letto l'articolo tratto da questo lancio Ansa.
BANKITALIA: ITALIA INGESSATA, SCALATA SOCIALE DIFFICILE
ROMA - Classi impermeabili, quasi immobili, da cui è difficile emanciparsi e in cui è ancora più difficile entrare. L'immagine della società italiana è sempre più quella di una collettività statica, dove la mobilità va progressivamente scomparendo. E, nell'arco di dieci anni, la famiglia ricca rimane ricca, la povera povera.
A delineare un quadro ben poco promettente, nel quale la sfida sociale non esiste, è uno studio realizzato da un ricercatore di Bankitalia, Andrea Neri, pubblicato tra i temi di discussione di via Nazionale. Il dossier è ricco di tabelle, cifre che una volta snocciolate sembrano quasi la trama di un film neorealista nel quale il salto da una classe sociale all'altra appare difficile.
L'indagine fotografa due diversi periodi - gli anni 1989-1998 e 1995-2004 - e mostra che, con il passare degli anni, la possibilità di muoversi sulla scala sociale si è ridotta, facendo dell'Italia un Paese ingessato. Nei nove anni tra il '95 e il 2004 infatti, ''la mobilità è stato un fenomeno che ha interessato meno di un quarto delle famiglie italiane: - scrivono i ricercatori - circa il 13% ha sperimentato movimenti verso l'alto, mentre circa l'11% è precipitato in una classe inferiore". Il dato più significativo è però che nel complesso il 44% delle famiglie italiane è rimasto, per tutti i nove anni presi in considerazione, nel segmento più basso della società, senza mai distaccarsi, neanche per un anno o due, dalla classe più povera.
I pochi passaggi che si verificano avvengono generalmente tra livelli contigui, mentre le famiglie al top della scala sociale, così come quelle al fondo, hanno appena il 5% delle possibilità di spostarsi in modo permanente ai due estremi della società, saltando i gradi intermedi. In dettaglio, secondo i dati di Bankitalia, il 75,3% delle famiglie che nel 1995 si trovavano della classe più bassa della società (divisa in 4 classi) mantenevano nel 2004 la stessa posizione sociale (pur con qualche minimo e temporaneo scostamento nella classe superiore).
Allo stesso modo il 75% delle famiglie più ricche si è ritrovato a nove anni di distanza esattamente allo stesso livello. Il 19,9% è sceso di un gradino e il 4,1% di due gradini. Appena l'1% è precipitato all'ultimo scalino della scala sociale, ancora meno del 3,6% che é invece saltato in alto dal livello più povero a quello più ricco.
"La probabilità di muoversi dipende fortemente dalla posizione che si occupa all'inizio - commentano i ricercatori - che è strettamente legata alla situazione economica dei genitori. Si tratta di un fattore particolarmente importante quando si parla di mobilità verso l'alto. L'accesso alla classi superiori sembra infatti quasi impossibile per le famiglie che si trovano al gradino più basso della scala sociale". Niente da fare invece per le altri variabili socio-economiche: il livello di istruzione, la professione o l'età del capofamiglia - secondo quanto risulta dall'indagine - non riescono a spiegare la mobilità tra classi sociali.
Abbastanza triste, soprattutto per i giovani di questo Paese che sembra sempre più destinato all'estinzione. Alcune lauree però offrono una via d'uscita: i laureati in ingegneria - alcuni rami in particolare - e nelle materie scientifiche sono molto ricercati. All'estero. Così si continua a perpetuare una doppia beffa per questo Paese: finanzia gli studi per nuovi talenti che vanno a portare benefici ad altri Paesi. Gli Stati Uniti li accolgono sempre a braccia aperte. Nella Silicon Valley gli stranieri erano prevalentemente indiani (complice un'istruzione informatica molto ben organizzata) e - guarda caso - gli italiani.
Credo che il valore di un Paese si possa leggere sulla base del futuro che riesce a regalare ai suoi figli. Un Paese che va lasciato per realizzare i propri sogni - o non sprecare il proprio talento -, forse non è il Paese dove val la pena di vivere...
13 febbraio 2009
Testamento biologico ad Annozero
Ieri sera ad Annozero una puntata sul testamento biologico alla luce del caso di Eluana Englaro. Spesso si dice che i giovani non pensino alla morte. Ieri sera molti di loro hanno dimostrato che è solo un luogo comune. Le loro idee erano ben precise e soprattutto non erano dettate solo dall'ideologia come nel caso di molti politici, che non mettono neppure in dubbio le loro convinzioni e si sentono autorizzati a imporle a tutti.
Emblematico il commento di un ragazzo che intervistato si è dichiarato subito contrario alla sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione in quanto cattolico, ma alla domanda "Capitasse a te, cosa vorresti?" ha iniziato a tentennare: il suo parere è cambiato, "bisognerebbe trovarcisi in quelle situazione". E alla fine ha dichiarato di preferire la soluzione meno dolorosa, ovvero la sospensione.
Riporto alcuni dei passi più significativi della trasmissione (purtroppo alcuni non si trovano su youtube).
Peppino Englaro, al RaggioVerde, con la pacatezza e la dignità che lo hanno sempre accompagnato
E in conclusione, per stemperare, Vauro. Splendida la vignetta su Veltroni e la Sacra Famiglia
Emblematico il commento di un ragazzo che intervistato si è dichiarato subito contrario alla sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione in quanto cattolico, ma alla domanda "Capitasse a te, cosa vorresti?" ha iniziato a tentennare: il suo parere è cambiato, "bisognerebbe trovarcisi in quelle situazione". E alla fine ha dichiarato di preferire la soluzione meno dolorosa, ovvero la sospensione.
Riporto alcuni dei passi più significativi della trasmissione (purtroppo alcuni non si trovano su youtube).
Peppino Englaro, al RaggioVerde, con la pacatezza e la dignità che lo hanno sempre accompagnato
E in conclusione, per stemperare, Vauro. Splendida la vignetta su Veltroni e la Sacra Famiglia
11 febbraio 2009
Referendum per due
Dopo la cena per due e il the per due, anche il referendum per due. Miracoli della burocrazia italiana, che quanto a suddivisione amministrativa e gestione del territorio lascia parecchio a desiderare.
Da un'Ansa di oggi.
Questo lancio mi ha fatto venire in mente un'associazione che da anni cerca di dare una sistemata ai confini amministrativi regionali. In realtà nessuno - o molto pochi - ne parlano, ma in Italia esistono zone di confine trascurate dalla regione di appartenenza (perché troppo lontane geograficamente) ma al tempo stesso snobbate dalle regioni confinanti, perché non incluse nei loro territori. E in quelle zone i disagi per i cittadini non mancano...
Da un'Ansa di oggi.
REFERENDUM PER DUE NEL COMASCO, ALLE URNE MOGLIE E MARITO
MILANO - Referendum per due nel Comasco: marito e moglie, i coniugi De Stefano, sono chiamati alle urne per dare la loro opinione sul passaggio dal Comune di Carugo a quello di Brenna del pezzo di terra su cui vivono. Del referendum consultivo, indetto dal consiglio regionale lombardo, dà notizia La Provincia di Como.
L'accordo formale sul passaggio è già stato raggiunto nell' ottobre del 2007, quando i consigli comunali dei due paesi avevano deliberato sulla modifica dei confini territoriali. La legge regionale prevede però che, sull'argomento, si esprimano anche i diretti interessati, ossia i De Stefano, che hanno due due figli minorenni e, quindi, senza diritto di voto. I coniugi, che andranno a votare in Municipio, a Carugo, si sono detti contenti del referendum e hanno anticipato il loro voto, spiegando che voteranno a favore del passaggio, visto che da anni scontano il fatto di vivere effettivamente a Brenna, ma di risultare residenti a Carugo.
Questo lancio mi ha fatto venire in mente un'associazione che da anni cerca di dare una sistemata ai confini amministrativi regionali. In realtà nessuno - o molto pochi - ne parlano, ma in Italia esistono zone di confine trascurate dalla regione di appartenenza (perché troppo lontane geograficamente) ma al tempo stesso snobbate dalle regioni confinanti, perché non incluse nei loro territori. E in quelle zone i disagi per i cittadini non mancano...
5 febbraio 2009
Detrazioni, ecco cosa bolle in pentola
Contro la crisi il Governo ha in serbo un'aumento delle spese detraibili. Ecco l'elenco riportato su Ansa:
Che dire? Ben vengano tutte queste detrazioni. Sono favorevolissima a quelle per l'acquisto di auto "verdi" (il virgolettato è d'obbligo perché sono pur sempre inquinanti). Per questioni private sono favorevole anche a quella sui mobili. Anche se per una giovane coppia che deve arredarsi l'intera casa, 10mila euro non sono tantissimi (alla fine viene restituita l'iva). E non so quanto uno sconto simile, che rappresenta una grossa spesa per le casse statali nel loro complesso, sia effettivamente utile per rilanciare i consumi. Se i 10mila euro non ci sono, c'è poco da fare! Sono tutte spese detraibili dopo un anno e non si sa neppure in quanto tempo (non l'ho trovato scritto da nessuna parte). Contrarissima, anzi un po' imbufalita, per il trattamento dei suv e delle auto di lusso. Così da un lato si incentivano le auto ecologiche (per il "popolo") e non si penalizzano quelle inquinanti (per i ricchi). Uno scivolone per delle manovre da attuare in tempi di crisi. Conoscete qualcuno che fatica ad arrivare alla fine del mese e che gira con questa macchina?
ROMA -Non solo eco-incentivi per le auto ma anche sconti sui mobili e sugli elettrodomestici. Per far fronte alla crisi che sta gravemente colpendo l'industria italiana, il governo sta mettendo a punto un pacchetto complessivo di misure per agevolare gli acquisti e quindi rilanciare la produzione. Ed ha anche previsto misure a favore delle Pmi, soprattutto per favorirne l'aumento dimensionale.
Ecco alcune delle misure previste nei contenuti della bozza del piano che dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri di venerdi' prossimo.
- AUTO: Sarebbe previsto incentivo da 1.000 euro per l'acquisto di una vettura euro 4 o euro 5 a basso impatto ambientale e la rottamazione di una vecchia vettura euro 0, euro 1 e euro 2 di almeno 10 anni, purche' immatricolata cioe' entro il 31 dicembre '99. Esenzione del bollo auto per 3 anni.
- AUTO VERDI: Per le vetture ecologiche, a metano, gpl, elettriche o a idrogeno il bonus salirebbe a 2.000 euro dagli attuali 1.500 ancora in vigore.
- MOTO: Arriverebbe un incentivo da 300 euro per l'acquisto di un motociclo o un ciclomotore Euro 3 con la rottamazione di un Euro 0 o Euro 1. Esenzione del bollo per un anno.
- MOBILI: E' la novita'. Per l'acquisto di mobili sarebbe introdotta una detrazione Irpef del 20% riservata solo a chi dichiara la ristrutturazione dell'abitazione e gia' usufruisce quindi delle agevolazioni fiscali legate ai lavori rinnovate nella scorsa manovra Finanziaria. La detrazione sarebbe calcolata su un importo massimo di 10.000 euro ed e' valida per gli acquisti effettuati tra il primo gennaio e il 30 settembre 2009.
- ELETTRODOMESTICI: Lo stesso 'sconto' previsto per l'arredamento verrebbe anche concesso sull'acquisto degli elettrodomestici bianchi (frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici), sempre collegato alla ristrutturazione dell'abitazione.
- NIENTE TASSA SUV: Nel decreto non e' prevista al momento alcuna penalizzazione fiscale per l'immatricolazione di auto di lusso ad alto impatto ambientale. Sarebbe quindi scomparsa l'ipotesi circolata nei giorni scorsi di una sovrattassa sui Suv, contestata dalle imprese di settore.
- IMPRESE: Nel pacchetto potrebbero anche essere inserite misure fiscali a favore dell'aggregazione delle pmi. Sarebbero previste anche modifiche alla norma sulla rivalutazione dei beni strumentali.
Che dire? Ben vengano tutte queste detrazioni. Sono favorevolissima a quelle per l'acquisto di auto "verdi" (il virgolettato è d'obbligo perché sono pur sempre inquinanti). Per questioni private sono favorevole anche a quella sui mobili. Anche se per una giovane coppia che deve arredarsi l'intera casa, 10mila euro non sono tantissimi (alla fine viene restituita l'iva). E non so quanto uno sconto simile, che rappresenta una grossa spesa per le casse statali nel loro complesso, sia effettivamente utile per rilanciare i consumi. Se i 10mila euro non ci sono, c'è poco da fare! Sono tutte spese detraibili dopo un anno e non si sa neppure in quanto tempo (non l'ho trovato scritto da nessuna parte). Contrarissima, anzi un po' imbufalita, per il trattamento dei suv e delle auto di lusso. Così da un lato si incentivano le auto ecologiche (per il "popolo") e non si penalizzano quelle inquinanti (per i ricchi). Uno scivolone per delle manovre da attuare in tempi di crisi. Conoscete qualcuno che fatica ad arrivare alla fine del mese e che gira con questa macchina?
15 gennaio 2009
La grande beffa della social card
In Italia dove quasi tutto sembra sul punto di essere privatizzato, essere poveri (anzi, meno abbienti, per essere politically correct) è motivo di umiliazione e sofferenza, che va ben oltre la fatica di arrivare a fine mese.
"E' anonima naturalmente per non creare imbarazzo" fu il commento del premier al momento del lancio. Ipse dixit. Una delicatezza inappuntabile verso tutti coloro che si trovano a vivere con poco o niente proprio in un paese che si definisce "ricco". Peccato solo che tanta delicatezza - grazie alla tortosità della burocrazia italiana - si sia risolta in una nuova umiliazione per i potenziali beneficiari della carta, e in un inaspettato beneficio a favore dei religiosi che hanno fatto voto di povertà. Ma andiamo con ordine e partiamo con la puntata di Mi manda Rai Tre che ha sollevato il polverone (ma già da settimane alcuni organi d'informazione avevano evidenziato l'assurdo iter per abilitare la tessera).
La signora anziana presenta la carta e si sente rispondere che è vuota. E gli occhi le si riempiono di lacrime anche a distanza di tempo, semplicemente rievocando quella spiacevole vicenda. Tanto "per non creare imbarazzo", diceva qualcuno.
In effetti a tutti è capitato, almeno una volta nella vita, di trovarsi senza contanti e con un bancomat smagnetizzato, o rigato, o scaduto. Magari qualche occhiataccia della commessa è pure capitata. Però ben pochi si sono sentiti domandare "è una social card?", rispondendo alla quale avrebbero subito svelato il proprio reddito.
Il titolo del post è farina (stantia) del mio sacco. E' il classico titolo quasi "preconfezionato" che il redattore frettoloso, svogliato o privo d'idee estrae dal cilindro. E fa comunque la sua porca figura in pagina. Magari non è il massimo dell'originalità.
E infatti anche Repubblica titola "La grande beffa della social card
Una su tre è senza soldi". Ma l'articolo è di certo più ispirato e merita di essere letto con attenzione. Riporto alcuni passaggi.
8 milioni e 500mila di euro. Mica bruscolini. Per delle tessere che forse hanno aiutato pochi, di sicuro hanno beffato e umiliato molti. Ne valeva davvero la pena? Già nella sua formula iniziale era apparsa alquanto discutibile (cos'è, un accordo economico con mastercard? Perché per dare 40 euro al mese agli indigenti si poteva anche fare una piccola integrazione alla pensione, o mandare un assegno con raccomandata. Di sicuro si poteva trovare una via meno macchinosa) ma nella resa effettiva è degna della casa che rende folli di Asterix.
Ma alla fine qualcuno è riuscito a beneficiare della social card?
Parrebbe di sì.
E vabbé. La Chiesa costa allo Stato italiano 4 miliardi di euro all'anno. Se si prendono anche delle briciole degli 8 milioni e 500mila di euro destinati ai poveri, non si può certo gridare allo scandalo. L'importante è che vengano investiti nel modo giusto...
"E' anonima naturalmente per non creare imbarazzo" fu il commento del premier al momento del lancio. Ipse dixit. Una delicatezza inappuntabile verso tutti coloro che si trovano a vivere con poco o niente proprio in un paese che si definisce "ricco". Peccato solo che tanta delicatezza - grazie alla tortosità della burocrazia italiana - si sia risolta in una nuova umiliazione per i potenziali beneficiari della carta, e in un inaspettato beneficio a favore dei religiosi che hanno fatto voto di povertà. Ma andiamo con ordine e partiamo con la puntata di Mi manda Rai Tre che ha sollevato il polverone (ma già da settimane alcuni organi d'informazione avevano evidenziato l'assurdo iter per abilitare la tessera).
La signora anziana presenta la carta e si sente rispondere che è vuota. E gli occhi le si riempiono di lacrime anche a distanza di tempo, semplicemente rievocando quella spiacevole vicenda. Tanto "per non creare imbarazzo", diceva qualcuno.
In effetti a tutti è capitato, almeno una volta nella vita, di trovarsi senza contanti e con un bancomat smagnetizzato, o rigato, o scaduto. Magari qualche occhiataccia della commessa è pure capitata. Però ben pochi si sono sentiti domandare "è una social card?", rispondendo alla quale avrebbero subito svelato il proprio reddito.
Il titolo del post è farina (stantia) del mio sacco. E' il classico titolo quasi "preconfezionato" che il redattore frettoloso, svogliato o privo d'idee estrae dal cilindro. E fa comunque la sua porca figura in pagina. Magari non è il massimo dell'originalità.
E infatti anche Repubblica titola "La grande beffa della social card
Una su tre è senza soldi". Ma l'articolo è di certo più ispirato e merita di essere letto con attenzione. Riporto alcuni passaggi.
La tessera di Tremonti è di un bel azzurro sereno. Come il cielo di Forza Italia, quello di una volta. Un tricolore ondulato la attraversa da sinistra a destra e sembra la scia delle mitiche frecce. "E' anonima naturalmente per non creare imbarazzo", commentò Silvio Berlusconi il giorno dell'inaugurazione della campagna dei 40 euro mensili ai bisognosi d'Italia. Anonima. Infatti ieri, supermercato Sma di Roma, commessa indaffarata alla cassa, signore anziano in fila: "Ha per caso la social card?". Il no è asciutto e risentito. "Scusi, ma era per capire come pagava".
Lusy Montemarian non ha pagato, anzi è scoppiata in un pianto dirotto quando le hanno comunicato, come fa il medico alla famiglia del congiunto morente, che non ce l'aveva fatta. Un pianto raccolto da una microtelecamera di "Mi manda Raitre" e unito ad altri pietosi casi. Un mattone sull'altro, e un altro ancora. Alla fine si edifica questo incredibile muro della vergogna che attraversa la penisola e la trafigge senza colpa.
[...]
Migliaia di italiani si sono ritrovati in mano una patacca. Una carta azzurra, di plastica, con il retro magnetico, il numero, il logo giallo e rosso della Mastercard. Belle, eccome. E di valore: si stima costi almeno 50 centesimi l'una, più 1 euro per la ricarica bimestrale, più il 2 per cento per le spese del circuito bancario. Uno scherzetto da 8 milioni e 500mila di euro, a pieno regime. Una lotteria per il mezzo milione di italiani che, soltanto alla cassa e davanti al commesso, saprà se la sua carta annonaria è buona oppure è uno scherzo del destino, se può permettere di fare la spese oppure di annunciare la propria povertà a tutti.
Duecentomila tessere vagano scoperte di tasca in tasca, sospese o respinte. Duecentomila italiani, forse di più, le possiedono senza poterle utilizzare. Alcuni (pochi) lo sanno. Altri, molti altri, che non sanno, vanno incontro alla sciagura.
8 milioni e 500mila di euro. Mica bruscolini. Per delle tessere che forse hanno aiutato pochi, di sicuro hanno beffato e umiliato molti. Ne valeva davvero la pena? Già nella sua formula iniziale era apparsa alquanto discutibile (cos'è, un accordo economico con mastercard? Perché per dare 40 euro al mese agli indigenti si poteva anche fare una piccola integrazione alla pensione, o mandare un assegno con raccomandata. Di sicuro si poteva trovare una via meno macchinosa) ma nella resa effettiva è degna della casa che rende folli di Asterix.
Ma alla fine qualcuno è riuscito a beneficiare della social card?
Parrebbe di sì.
Dall'Arena.it
Potremmo definirlo un effetto collaterale della Social Card. Chissà, infatti, se i cervelloni del ministero al momento di ideare la versione elettronica della vecchia tessera del pane, avevano pensato che una fetta consistente dei beneficiari sarebbe stata composta da... religiosi.
Il sospetto ad alcuni veronesi è venuto quando, in questi giorni a scavalco dell'anno, hanno notato che negli uffici postali c'erano moltissime suore anziane e un buon numero di frati in là con gli anni. Non è una scena usuale. Di solito, difatti, nell'organizzazione dei conventi c'è sempre una persona che - come nelle caserme - s'incarica di svolgere certi compiti, come quelli che richiedono di recarsi in posta, anche per tutti gli altri, basta avere in mano una delega. Ma a ritirare la Social Card bisogna andare di persona, ed ecco quindi le file. E sono tanti perché la maggior parte delle congregazioni religiose chiede ai propri appartenenti di fare voto di povertà e quindi essi risultano nullatenenti e privi di reddito, rientrando di fatto nelle categorie previste dalle norme.
«È vero», conferma da Venezia Patricia Da Rin, della Direzione comunicazione e relazione esterne del Triveneto di Poste italiane, «a Verona sono particolarmente numerosi perché c'è una grossa presenza di istituti religiosi. Dai dati che abbiamo sono oltre 300 le suore e i frati che hanno già ottenuto la Carta d'acquisto recandosi negli uffici postali della città a ritirarla dopo aver ricevuto la comunicazione dal ministero. Di questi più di 60 sono quelli che hanno fatto capo agli sportelli della sede centrale di piazza Isolo. Ma il dato più curioso», conclude, «è che una piccola sede come Castelletto di Brenzone ne ha liquidate da sola più di 50».
Nel paese lacustre, è noto, c'è l'istituto delle Piccole suore della Sacra Famiglia, che ospita molte sorelle anziane.
E vabbé. La Chiesa costa allo Stato italiano 4 miliardi di euro all'anno. Se si prendono anche delle briciole degli 8 milioni e 500mila di euro destinati ai poveri, non si può certo gridare allo scandalo. L'importante è che vengano investiti nel modo giusto...
7 novembre 2008
Obama, bello ma soprattutto "abbronzato"
La premessa è nota. Il premier Silvio Berlusconi ha dichiarato che Obama - il nuovo presidente degli Stati Uniti, mica il primo pirla di passaggio - "è giovane, bello e anche abbronzato". Dare dell'abbronzato a un uomo di colore è sembrata una presa per i fondelli in piena regola. Ed è scoppiata la polemica.
Corrado Giustiniani, sul suo blog su La Stampa, ci è andato giù moderatamente pesante:
La Repubblica, in modo velato, segnala che abbiamo fatto una figuraccia mondiale.
E Berlusconi, come ha reagito? Si è cosparso il capo di cenere? Non proprio... Mentre i suoi alleati accusano la sinistra di essere tetra e di non capire le battute (ma in quello sono in buona compagnia, quella degli esseri pensanti del Paese), lui replica (fonte Ansa):
Per Rainews24 le cose stanno diversamente.
E all'estero, che figura ci abbiamo fatto? La Reuters India, ad esempio, ha commentato lapidaria che
Basta farsi un giro sulla stampa e sulle agenzie internazionali per capire che quel "tanned" è stato letto non come una carineria, ma come l'ennesima gaffe del premier italiano. E in molti hanno colto l'occasione di dedicargli un intero pezzo e ripercorrere, almeno in parte, la sua ricca carriera di figuracce. In effetti la sua battuta non è stata capita da parecchia gente, in Italia e all'estero. Ma si sa che gli imbecilli sono sempre in maggioranza...
Corrado Giustiniani, sul suo blog su La Stampa, ci è andato giù moderatamente pesante:
In quante lingue è rimbalzata ieri in ogni angolo del mondo la gaffe di Silvio Berlusconi: “tanned”, “bronzé”, gebraunt", “bronceado”...Non c'è giornale, non c'è sito Internet, non c'è televisione che non abbia ripreso l'uscita infelice del nostro Presidente del Consiglio. Ci rimarranno impresse a lungo quelle immagini televisive, con Silvio che allarga gioiosamente le braccia già pregustando la battuta che sta per fare: Obama «è giovane, bello e anche abbronzato» e poi ci ride su, compiaciuto, volgendo la testa intorno in cerca di consensi. Fosse stata una frase sussurrata su un palco italiano, davanti al taccuino dei giornalisti, avrebbe potuto dire di essere stato frainteso. E, per il buon nome del paese, qualche collega avrebbe magari accettato di sobbarcarsi tacitamente una colpa che non aveva. Ma qui c'è un evento internazionale, il presidente russo Medvedev che ascolta, l'interprete che traduce, l'audio tv che giunge forte e chiaro.
L'uso del termine “abbronzato” al posto di nero, spiega il linguista e critico letterario Massimo Arcangeli, è la spia «di un razzismo subdolo e insinuante». Penso che sia ancora peggiore di “negro”, perché contiene una sua carica ironico-derisoria, dal momento che da quell'abbronzatura non si torna indietro. Averlo usato per dare il benvenuto al presidente degli Stati Uniti ci lascia semplicemente senza parole. Immaginiamo l'imbarazzo fra gli animatori di quel Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali (Unar) che ha sede proprio presso la Presidenza del Consiglio e che, per sua missione, da anni promuove campagne contro il razzismo
La Repubblica, in modo velato, segnala che abbiamo fatto una figuraccia mondiale.
Il suo viso impazza sulle home page dei siti di mezzo mondo. Le sue parole su Obama, "bello e abbronzato", fanno il giro del pianeta. Ma non è una gaffe, giura il presidente del Consiglio da Mosca. Anzi, è tutto il contrario. "Ad Obama io ho fatto un gran complimento".
E allora perche nulla o quasi compare - 15 ore dopo - sulla home page del Popolo delle Libertà?
La domanda sorge spontanea dopo il nuovo rilancio del premier, che dalla Russia definisce "imbecilli" quelli che lo hanno criticato o semplicemente messo in evidenza le sue parole. Così come sorge spontaneo cliccare sul sito web del partitone berlusconiano credendo di trovare, in bella mostra, la "carineria assoluta" del Cavaliere.
E invece poco o niente. Grande titolo sulla fine dell'"assalto alla diligenza" per la Finanziaria, e sottopancia vari tra Gelmini e petizioni di Libero anti-occupazioni nelle scuole. Dell'intero viaggio in Russia, "abbronzatura" alla Casa Bianca compresa, c'è traccia solo in un trafiletto, occupato da Giorgio Stracquadanio, "sicuro che Obama non si è affatto offeso". Insomma, la faccenda è semioscurata. C'è solo il commento, non la notizia. E poco importa se su internet nessuno, o quasi, in Italia e nel mondo, la nasconde.
Questione di tempi? Forse. Ma allora come mai le parole sulla legge Finanziaria, pronunciate dopo quelle sul colore della pelle del nuovo presidente americano, campeggiano su quella home page con tanto di foto formato maxi?
Forse il Cavaliere, tanto attento alla disinformatia nazionale, al ritorno in Italia darà una tiratina d'orecchi ai responsabili del sito del Pdl: "Ma come, io faccio una carineria, un gran complimento al presidente Usa e voi nemmeno un titolo?". O forse no. Forse lascerà correre tanta negligenza. E comincierà a guardarsi, anche in casa propria, dal regime imperante e tetro della sinistra.
E Berlusconi, come ha reagito? Si è cosparso il capo di cenere? Non proprio... Mentre i suoi alleati accusano la sinistra di essere tetra e di non capire le battute (ma in quello sono in buona compagnia, quella degli esseri pensanti del Paese), lui replica (fonte Ansa):
"Li conoscevamo gia' ma non pensavamo fossero cosi' tanto imbecilli". Cosi' il premier Slvio Berlusconi, lasciando lasciando Mosca, diretto a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario, ha risposto ai cronisti italiani che gli chiedevano il suo stato d'animo dopo la lettura dei giornali e le tante critiche piovutegli addosso per le sue parole su Barack Obama.
Di fronte alle critiche, ieri Berlusconi ha contrattaccato assegnando la "laurea del coglione" a chi, come il Pd, ha sparato a zero su quel suo "abbronzato" rivolto al presidente eletto degli Stati Uniti d'America.
Per Rainews24 le cose stanno diversamente.
Dire che il vincitore delle ultime elezioni statunitensi Barack Obama è "abbronzato" è, "un gran complimento", una assoluta "carineria"... Il presidente del Consiglio nega con forza la gaffe. E aggiunge: "Se hanno anche il torto di non avere sense of humour peggio per loro".
E all'estero, che figura ci abbiamo fatto? La Reuters India, ad esempio, ha commentato lapidaria che
Berlusconi, who himself sports a year-round tan, is famed in diplomatic circles for making sometimes inappropriate quips.
Basta farsi un giro sulla stampa e sulle agenzie internazionali per capire che quel "tanned" è stato letto non come una carineria, ma come l'ennesima gaffe del premier italiano. E in molti hanno colto l'occasione di dedicargli un intero pezzo e ripercorrere, almeno in parte, la sua ricca carriera di figuracce. In effetti la sua battuta non è stata capita da parecchia gente, in Italia e all'estero. Ma si sa che gli imbecilli sono sempre in maggioranza...
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