25 luglio 2009

Domini, vita dura col Decreto Sviluppo

Ieri è stato pubblicato su Repubblica un articolo dal titolo "Attenti a registrare un sito web, è carcere se vìola un marchio".
Il giornalista concludeva dicendo:
"In rete ci si ricorda ancora della vicenda di Luca Armani, che registrò il dominio Armani.it per il proprio timbrificio e che poi un giudice costrinse a cedere al più famoso Giorgio Armani. Forse, con questa nuova legge, le cose sarebbero andate peggio per Luca".

Faccio una verifica dei marchi Armani. Wikipedia non è la Bibbia, ma almeno è un punto di partenza. Non ne trovo nessuno che si chiami solo "Armani".
Vado sul sito giorgioarmani.com, alla sezione Legal e leggo:
In particolare, le denominazioni ed i marchi "Giorgio Armani", "Emporio Armani", "Armani Jeans", l’aquila stilizzata con le lettere GA e tutti gli altri marchi che includono la denominazione "Armani", registrati o non, sono e rimarranno di esclusiva proprietà del Gruppo Armani e ne sono espressamente proibite, per qualsiasi ragione o scopo, la riproduzione, la distribuzione, la pubblicazione, la trasmissione, la modifica in tutto od in parte, nonchè la vendita.

Il bold l'ho aggiunto io.
Mi pare di capire che qualsiasi marchio, registrato o meno, che contiene la parola "Amani" diventi automaticamente di proprietà del Gruppo Armani.
Da quanto è scritto parrebbe che io possa registrare il mio nome, ad esempio "Claudia Armani", per poi scoprire che non appartiene a me ma a Giorgio Armani.Un po' come l'asso che piglia tutto.

Torniamo alla questione attuale, dei domini.
Mi sono domandata perchè, secondo il giornalista, a Luca Armani sarebbe andata peggio alla luce del decreto Sviluppo (e stiamo dando l'appellativo di "Sviluppo" a un decreto che metterebbe nei guai un onesto lavoratore).
Punto Informatico lo spiega molto bene:
L'intero meccanismo dei marchi e dei nomi di dominio è destinato ad entrare in crisi a seguito dell'approvazione di questa norma.
Chi registrerà un marchio qualsiasi sarà esposto di per sé ad una possibile responsabilità penale.
Va ricordato infatti che l'ufficio italiano brevetti e marchi non opera alcuna ricerca obbligatoria sui marchi preesistenti e che i marchi possono essere oltreché identici anche simili (la stessa cosa avviene peraltro anche per la registrazione dei nomi a dominio), questo significa che nessuno si azzarderà più a registrare un marchio se non dopo costose ricerche che verranno effettuate (nella latitanza delle istituzioni pubbliche) da soggetti privati e non pubblici, con rilevanti possibilità di errore.
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Per saperne di più leggete l'articolo Il Decreto Sviluppo si abbatte sui domini.
Sempre nel decreto Sviluppo c'è una norma contro i software piratati in azienda.
D’ora in avanti una società potrà essere condannata - oltre che in sede civile con le sanzioni del risarcimento del danno e dell’inibitoria - anche in sede penale amministrativa, con sanzioni fino a circa 775.000 euro, e interdittive: per esempio con la sospensione dell’autorizzazione o il divieto di pubblicizzare i prodotti fino a un anno.

Questa semplice misura, senza in parallelo altre azioni volte a sostenere i software opensurce o sostegni per l'acquisto di software proprietari avanzati, mi sembra un bel modo per fare regredire la già ridotta informatizzazione delle aziende...

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