23 agosto 2011

Portacollane fai da te

Nel weekend, approfittando dello zen regalatomi dalle ferie, ho provato a modellare il fimo.
Provato è la parola giusta, visto che niente è andato come doveva.

Il punto di partenza era apparentemente innocuo: mi serviva un nuovo portacollane e non riuscendo a trovarne uno "come lo volevo io" (ovvero capace di reggere tutta la mia chincaglieria senza obbligarmi a passare 5 minuti ogni mattina a districare perline e fili) ho pensato di farmelo.

In Rete ho trovato molti spunti interessanti, alcuni semplicissimi, altri più complessi. Ecco alcuni esempi (cliccando sulla foto si va al sito da cui sono tratte):







Questo è molto carino esteticamente ma non mi piaceva l'idea di dover faticare a prendere le collane. Funziona per collane che metti di rado e con calma, di sicuro non per me che le prendo al volo mentre corro in ufficio:
Le istruzione su come farlo (versione da tavolo e da parete) le trovate qui: http://tinysparklythings.blogspot.it/2010/02/diy-jewelry-bust.html

Un'alta soluzione carina e di facile realizzazione (ma da appendere alla parete):
Qui le istruzioni: http://gratefulprayerthankfulheart.blogspot.it/2011/05/necklacejewelry-organizer.html

Una soluzione simile a questa mi ha messo sulla strada giusta:

Avevo in casa dei ganci simili a quelli usati nel video ma non li ho trovati molto comodi. Perché non ripiegare sulle pinzette per le tende?
Il portacollane sarebbe stato quindi composto da una barra rigida su cui far scorrere le pinzette e due verticali di sostegno. Tenendolo "a vista" non volevo fosse proprio inguardabile. Mi sono messa così alla ricerca di due bastoni bianchi lavorati. Andavano bene anche delle statuette di plastica da forare. Non trovando nulla alla fine ho deciso di provare col fimo.

Sono andata nel classico centro di bricolage (neppure molto attrezzato a causa delle sue dimensioni ridotte) e ho preso:
  • un cilindro di legno di 1,2 metri di lunghezza e del diametro di 15 cm (che poi ho segato in due),
  • due ovali di legno da usare come basi,
  • una barra di legno da 60 cm del diametro di qualche centimetro,
  • 20 pinzette.
Quanto al "rivestimento", ho optato per il Fimo Air Basic (era l'unico che c'era e col senno di poi penso di essere stata fortunata a trovare questo prodotto), che si asciuga all'aria e quindi non richiede l'uso del forno. Nella fretta non ho neppure notato che le due confezioni che avevo preso non avevano lo stesso colore (nella mia ingenuità pensavo fosse solo bianco/grigio, come il Das nella mia infanzia).
Prendo i miei materiali e vado alla cassa: totale 22 euro.

A casa ho tagliato il cilindro di legno a metà ottenendone due cilindri da 60 cm a cui ho fissato con una vite le basi: ecco fatti i sostegni del mio portacollane. Avevo pensato di traformarne uno in una statua femminile ispirata ai quadri di Modigliani, con il collo molto lungo (visto che ha anche una lunghissima gonna). Per l'altro non avevo idee.

Disegnato il bozzetto della donna, ho iniziato a rivestire il legno con della stagnola per dare forma alla struttura.
Con il fimo air, che non avevo mai usato, sono iniziati i problemi.
Ho provato a stenderlo col mattarello sul tavolo di vetro. Si è appiccicato. Ho provato a metterlo sulla plastica, come consigliato nel foglietto illustrativo. Si è appiccicato pure là. Provo col piano di legno laccato. Niente da fare. Con la carta della stampante è andata meglio. Ma a quel punto il fimo era così secco da essere inutilizzabile. Provo a dargli nuovo vigore con l'acqua ma ormai non è più rianimabile. Mi congratulo con me stessa per aver deciso di modellare una pasta che asciuga all'aria in un pomeriggio di agosto in cui ho 30° in casa e butto il panetto ormai semi-solificato. Prendo un altro pezzo, stendo col mattarello e finalmente riesco a mettere uno strato sulla struttura. Modello e decoro la testa, il collo e le spalle. La stagnola non va bene, non è abbastanza compatta, le irregolarità della superficie si propagano al fimo. Come se non bastasse la testa ciondola causando crepe sul collo.
Dopo 3 ore di lavoro torno al punto di partenza: distruggo tutto, rifaccio la struttura con dei tovaglioli di carta compressi col nastro adesivo, fisso la testa con una vite che lascio in buona parte esterna per poterla usare come base per il collo.

Passo al vestito. Nel progetto iniziale doveva esserci un lungo abito formato da un'unica sfoglia di fimo che poi avrei modellato. Peccato che non riesca a stendere una superficie di mezzo metro... Opto per le balze.

Proseguo e arrivo alla testa. Nel progetto iniziale volevo mettere una sfoglia e poi tagliuzzarla per simulare i capelli. Ci provo ma la pasta si stacca a pezzi e viene uno schifo. Dopo vari tentativi mi metto a fare ciocca per ciocca:

Finita la statuetta, la metto ad asciugare. Scopro poi che la pasta si restringe del 7% e quindi spuntano varie crepe. Fortunatamente si riescono a sistemare facilmente.

Passo all'altro cilindro. Decido di fare una torre di mattoni.
Ormai ho preso confidenza con la pasta. Ho anche scoperto che con la carta oleosa sul tavolo e sul mattarello stendere è decisamente più facile! Per la prima volta in tutta la giornata vedo la luce in fondo al tunnel (del fai da te). L'ottimismo però dura finché non finisco la prima confezione di fimo e non passo alla seconda. La apro e... sorpresa! E' color carne.
Corro a comprarne un'altra. Non ne trovo in giro della stessa marca e opto per un'altra pasta. E' marrone ma dovrebbe diventare bianca una volta asciugata (bianco pozzanghera avrebbero dovuto precisare).
Finisco la torre con la pasta-fango e la lascio asciugare. In questo caso non ci sono state crepe: la colonna asciugandosi si è proprio spogliata. Evidentemente la pasta-fango asciugandosi si ritirava molto più del 7%. Peccato che non fosse segnalato...

Butto tutto e per evitare altre belle sorprese decido di usare la pasta rosa carne nella vaghissima speranza che una volta asciugata assuma un colore rosa tenue tenue. Un rosa carne quasi albino, diciamo. Finisco i mattoni, aggiungo un rampicante con rami e foglie. Lascio asciugare. La colonna è di un rosa bello carico ma sono così contenta che questa fatica sia finita che faccio spallucce.

Prendo la vernice spray bianca e passo su tutto. Avrei preferito opaca, ma mi accontento di quello che ho in casa. Sulla colonna rimangono delle venature rosa. Mi piacciono e quindi le lascio.
Infilo le pinzette nel bastone bianco, appendo le collane e incrocio le dita... Evviva, regge!
Ecco il risultato finito:




Aggiornamento a poco più di un anno di distanza. C'erano alcune cose che non mi piacevano (soprattutto la farfalla sulla gonna della statuetta e il terminale della colonna) e le ho sistemate.
Ho dovuto ancorare meglio il bastone ai supporti, altrimenti rischiava - muovendosi - di far saltare dei pezzi. Quindi il consiglio che posso dare è di fare una struttura solidissima e che non oscilla in nessun punto. I ganci sono apribili e si possono aggiungere anche successivamente. Infatti dalle nuove foto noterete che le mie collane sono aumentate.

Ecco le modifiche che ho fatto. Partiamo dalla statuetta, dove ho sostituito la farfalla con un fiocco e ho aggiunto qualche ciocca di capelli in più:

Il lavoro più lungo l'ho fatto invece sulla colonna di sinistra, dove ho aggiunto altri rami, i fiori e soprattutto ho sistemato la parte terminale che prima non mi convinceva (e ora sporge rispetto al bastone). Ho anche alzato il bastone in modo che non fosse più in pendenza come prima. I fiori anche in questo caso sono stati fatti con la pasta rossa in modo che una volta verniciato con lo spray si vedessero dei riflessi colorati:


E infine ecco com'è adesso. Temevo che fosse delicato e invece ne ha passate delle belle ed è ancora integro. Le collane sono raddoppiate nel frattempo:

Passiamo ora a una versione da parete (lo spazio sui mobili è sempre poco) che ho fatto come regalo.
L'idea era molto semplice, i materiali tutti molto comuni: piano di legno, specchi, pasta da modellare, poco altro. Il risultato? Inizialmente orribile. Ecco com'è andata (cronaca di una disfatta preannunciata).


Ho preso una base in legno di abete e ci ho attaccato dei ganci a L (ho fatto vari calcoli in modo da mettercene il più possibile senza che bracciali e collane potessero sovrapporsi). Nella parte centrale ho attaccato due specchi Ikea (l'adesivo era già incluso nella confezione ma ho preferito metterci la millechiodi per sicurezza). A quel punto è iniziata la parte laboriosa. Ho coperto il tutto con Fimo Air color rosso), ho decorato la supercifie con una texture per pasta (si vede abbastanza bene dalle foto), aggiunto dei fiori e delle foglie di edera e ho atteso si asciugasse.
Ecco il risultato ad asciugatura neppure completata:

Ci fossero stata solo quella crepa... E' andato tutto a pezzi!

La pasta - lo si può leggere anche nelle istruzioni - asciugandosi tende a ridursi leggermente. Di solito lo scarto è di qualche punto percentuale. Tra che l'avevo lavorata male (non avevo evidentemente tolto tutta l'aria) e che lo strato fatto era davvero molto sottile (pure troppo!), appena l'ho vista mi è venuta in mente la deriva dei continenti post Pangea. Come se non bastasse il legno di abete grezzo aveva assorbito l'umidità e si era completamente stortato. A quel punto la tentazione di prendere tutto e buttarlo nel cassonetto era molto forte...

Ma il tempo a disposizione era poco e quindi ho fatto un disperato tentativo: ho staccato tutti i pezzi e ho ribagnato il legno di abete e messo in piano ad asciugare. Quanto è tornato dritto, ho attaccato sulla superficie i pezzi, eliminato quelli per cui non c'era più nulla da fare, riempito le fessure con altra pasta. Ho lasciato asciugare e poi ho sistemato le ennesime crepe. Ho aggiunto altri fiori e altre foglie per nascondere del tutto i danni.
A quel punto non c'erano più tracce del disastro iniziale. Mano di vernice trasparente ed ecco il lavoro finito (il fimo air una volta verniciato è diventato molto più scuro):

6 agosto 2011

Mi sono venute a noia le solite cartoline...

In partenza per le vacanze (le previsioni sul traffico mi dicono che non sono l'unica) ho pensato di dedicare un post alle cartoline, che tanto mi hanno fatto dannare in gioventù quando erano una tappa obbligata di ogni viaggio (anche di pochi chilometri).
Già allora avevo scoperto una loro dote davvero curiosa: hanno il dono dell'immutabilità. Il tempo passa ma loro sembrano curarsene, sono sempre uguali, anno dopo anno. Le foto di repertorio finiscono per non assomigliare più alla città che descrivono ma continuano a comparire sotto la scritta "Saluti da [nome località]" con un font prevedibile e l'uso del corsivo se proprio vogliono essere innovativi. In quei momenti mi domando se un copywriter e un grafico si siano mai cimentati nel rifacimento delle cartoline, se non altro come esercizio di stile, e se qualche turista apprezzerebbe il loro lavoro o invece si fionderebbe senza indugi sulle rassicuranti immagini che aveva visto l'anno prima.
In realtà degli esperimenti creativi sulle cartoline si stanno facendo. Ecco alcuni esempi di postcard che non rischiano di essere dimenticate in un cassetto subito dopo essere state ricevute. Nella migliore delle ipotesi conquisteranno un posticino sulla scrivania o verranno attaccate sul frigorifero con una calamita.
Partiamo dalle postcarden, nome nato dalla fusione tra postcard e garden, usato per indicare le cartoline con giardinetto incorporato.




Il sito www.postcarden.com/ ci dice qualcosa in più del progetto: è stato ideato dalla londinese Another Studio for Design, azienda indipendente che si propone di creare prodotti di design decisamente originali e in grado di far felice chi li riceve con un occhio di riguardo all'ambiente.

E parlando di occhio...


Sono le Lenticular Card, cartoline basate sulla stampa lenticolare.
Se mi spedissero "La grande onda" di Hokusai farei i salti di gioia:

Ma anche questa non mi dispiacerebbe:


Poi ci sono le bellissime cartoline 3d, da vedere con gli occhialini (magari quelli è meglio consegnarli a mano)
E le mie preferite: le cartoline pop-up (o 3D da non confondere con quelle sopra)



Oppure potete optare per un cuscino-cartolina che di sicuro sorprenderà il destinatario (meglio darlo a mano)


Una doverosa precisazione. Non sono propriamente cartoline da "vacanzieri" e se chi le riceve si aspettava di vedere la spiaggia dove prendevate il sole rimarrà deluso.
Per lui optate per i classici "saluti da..." con carrellata di foto d'archivio (di 20 anni prima) e andate sul sicuro.
Buone vacanze!