21 febbraio 2010

Senza titolo (per protesta)

Per dimostrare la mia affezione verso Sanremo (che quest'anno orfana della Gialappa's Band non ho seguito neppure di striscio), eccomi qui a ignorare il vincitore del Festival e a dedicare un post alle traduzioni italiane dei titoli dei film stranieri.

Qualche mese fa ho cercato di capire perché "Vertigo" di Alfred Hitchcock sia diventato "La donna che visse due volte". La vertigine è il fulcro del film e non a caso è presente fin dalla primissima scena; il titolo scelto per l'Italia (non si può neppure parlare di traduzione) è invece assimilabile a uno "spoiler" non voluto dal regista.
Per me quello dei titoli tradotti con italica creatività è un cruccio serio. Vedendo spesso i film solo in lingua originale, a volte ignoro completamente con che titolo siano stati diffusi in Italia.
E capitano conversazioni surreali come questa:
Interlocutore: "Ho visto La gang del bosco, mi è piaciuto un sacco!";
Io: "Non mi pare di averlo mai visto, di cosa parla?";
Interlocutore: "Ci sono degli animaletti che iniziano a combattere i vicini umani che vogliono devastargli l'habitat...";
Io: "Ahhh, Over the Hedge".
Interlocutore: "No, La gang del bosco. Quello di cui parli tu forse è il remake".

Evidentemente "Oltre la siepe" non era abbastanza creativo. Oppure troppo poco furbetto. In effetti "La gang del bosco" è un titolo che strizza l'occhio ai ragazzini. E in Italia quando si parla di cartoni animati e animazioni 3D, si pensa sempre a un target under14 (come insegnano i vari casi di anime o di cartoon non proprio per bambini inseriti in contenitori televisivi destinati ai più piccoli).

Pensiamo al caso di "Se mi lasci ti cancello" con Jim Carrey. Sì, lo stesso Jim Carrey che ha fatto "Bugiardo bugiardo", "Una settimana da Dio" o "Yes man".
Si fa uno più uno (attore brillante e titolo leggero) e si va al cinema convinti di vedere una commediola americana, leggera e magari banalotta, che ti strappa qualche sorriso e non ti lascia pensieri (ed emozioni) all'uscita dalla sala.
Non ti aspetti di incappare in un film tenero, romantico e malinconico.
Citando Wikipedia:
Il titolo italiano non richiama quello originale, e altera la raffinatezza e l'impegno del film, facendolo apparire quello che non è, ovvero una tipica e spensierata commedia americana. Il titolo inglese, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, infatti è preso da un verso dell'opera Eloisa to Abelard (1717) del poeta inglese Alexander Pope (già citata in un altro film di Kaufman, Essere John Malkovich)
Chissà che delusione quindi per quelli che sono andati in sala con un gruppo di amici pensando di farsi qualche grassa risata. E chissà che fastidio per quelli che NON sono andati al cinema perché ne avevano frainteso lo spirito. Un bel film tradito nel profondo da un titolo sbagliato (o furbo).
Pare infatti scontato pensare che il tranello fosse stato teso per trascinare più spettatori in sala.
Ma è corretto ingannare il pubblico con un titolo ammiccante o del tutto inventato?

La saga dei "Se..." è del resto interminabile. Un esempio? "Se ti investo mi sposi", titolo originale "Elvis has left the building".

Prendiamo il caso di "My Life in Ruins", che gioca sull'ambiguità della parola "ruin". In italiano la traduzione non sarebbe stata così facile (il gioco di parole non si poteva rendere allo stesso modo). Poi dal marketing deve essere arrivato l'input geniale: sfruttiamo la notorietà della protagonista, Nia Vardalos, già protagonista de "Il mio grosso grasso matrimonio greco".
E chissenefrega se i due film non hanno alcuna attinenza l'uno con l'altro.
Anche in questo caso, massima comprensione per i poveretti che sono andati al cinema aspettandosi una crisi coniugale di Toula e si sono trovati di fronte a una storia tutta nuova.

Proseguiamo con "La rivincita delle bionde". Titolo originale "Legally blonde". C'è anche il seguito, "Una bionda in carriera". Titolo originale "Legally blonde 2".
"Due single a nozze" in origine era "The wedding crashers".
Quando si dice "fedeli all'originale"...

L'argomento titoli mi è tornato in mente oggi. Sono incappata in una commediola scialba intitolata "A casa con i suoi". Titolo originale: "Failure to Launch". Mannaggia.

Per chi ha il pelo sullo stomaco, eccola classifica dei 50 Orrori Titolistici. Quando la Traduzione non è Arte.
Ritroverete (o scoprirete) perle come "Dude, where's my car?", ovvero "Fatti, strafatti e strafighe"; "My Girl", ovvero "Papà, ho trovato un amico" (perché non sfruttare la notorietà di Macaulay Culkin?); "City Slickers", ovvero "Scappo Dalla Città - La Vita, l’Amore e Le Vacche" (più che un titolo una sinopsi) e molti altri.
Noterete anche che la formula "se [verbo a scelta] ti [altro verbo a scelta]" la fa da padrone.
Quando si dice la fantasia...