Una buona notizia arriva da un nuovo studio tedesco. Ecco l'Ansa di oggi.
Un semplice test del sangue per individuare il tumore al polmone nella sua fase iniziale e predire il rischio che un soggetto fumatore ha di ammalarsi di tale patologia nell'arco dei successivi due anni. Il test si basa sull'individuazione di una particolare 'impronta' genetica, che i ricercatori hanno riscontrato essere presente in coloro che hanno poi sviluppato la neoplasia.
Non è ancora una realtà, ma i primi risultati della sperimentazione del nuovo test sono molto incoraggianti. A metterlo a punto, i ricercatori dell'Università di Colonia, guidati da Thomas Zander, che ha illustrato i primi, positivi dati della sperimentazione in corso al congresso della Società americana di oncologia (Asco), in svolgimento a Chicago. Un risultato definito "entusiasmante", anche se si è ancora in una fase preliminare degli studi e gli esperti invitano alla prudenza.
Ma i primi dati, affermano i ricercatori tedeschi, sono senza dubbio incoraggianti. Il test, spiega Zander, "é risultato sensibile e capace di identificare il tumore al polmone in uno stadio molto precoce, negli individui fumatori, ma anche di predire il rischio di insorgenza per un periodo di due anni". Come? Utilizzando appunto "l'impronta" del Rna. In altre parole i ricercatori hanno individuato il 'marchio genetico' che caratterizza i soggetti malati di tumore al polmone, e lo hanno fatto comparando i linfociti del sangue di un gruppo di pazienti con quelli di un gruppo di individui sani. Individuati i geni 'spia' del tumore, hanno quindi esaminato un campione di soggetti fumatori sani e, in alcuni di essi, hanno riscontrato la presenza degli stessi geni spia. Proprio questi soggetti, nell'arco dei successivi due anni, hanno sviluppato nella maggioranza dei casi la patologia. Il grado di accuratezza del test, afferma Zander, è dell'88%.
Un risultato importante, soprattutto alla luce di un dato: solo il 15% dei pazienti affetti da cancro al polmone sopravvive e la sopravvivenza media é di circa due anni. La causa sta proprio nella diagnosi tardiva, dal momento che questo tipo di tumore è diagnosticato quando è già in fase avanzata. Riuscire ad avere una diagnosi precoce - proprio quello che il test in sperimentazione promette - significherà dunque poter mettere a punto una strategia terapeutica per migliorare notevolmente la sopravvivenza di tali pazienti. "Quello che ora abbiamo fatto - precisa Zander - è identificare nel sangue il preciso profilo genetico del cancro al polmone, prima che la malattia si manifesti clinicamente".
Naturalmente, ha aggiunto però, "ulteriori studi sono necessari, anche se i primi risultati lasciano ben sperare". Una prospettiva interessante anche secondo l'esperto in tumori polmonari Cesare Gridelli, direttore della divisione di oncologia medica dell'ospedale Moscati di Avellino: "Puntare all'identificazione del profilo genico che predice il rischio di sviluppare il tumore del polmone è senza dubbio un traguardo a cui lavorare. Si tratta però - conclude l'esperto - di una prospettiva non immediata e che richiederà ulteriori, importanti sperimentazioni".
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