Un tempo la sinistra era avvolta da un’aura d’intellettualismo, cultura. Storia vecchia. Gli errori nelle tracce della recente maturità, eredità dello scorso Governo, ha dimostrato che le cose sono notevolmente cambiate.
Partiamo dalla prima prova. Il ministero non solo è andato a pescare un frammento di Ossi di Seppia poco rappresentativo della splendida poesia di Montale, ma ne ha perfino stravolto il significato. Nella traccia si chiedeva infatti di parlare del “ruolo salvifico e consolatorio della figura femminile”. Peccato che i versi fossero dedicati a un vecchio amico, non a una donna. Forse il ministero si è confuso: pensava di parlare di Dante Alighieri, sorteggiato lo scorso anno. Anche quella volta, però, la traccia non fu esente da errori. E giù polemiche...
Con la seconda prova non è andata meglio: errori nella prova di greco, orrori in quella d’inglese. Un commissario interno ha visto la sua lingua madre umiliata nella traccia per l’istituto turistico, dove ci si era dimenticati di genitivi sassoni e di coniugazione dei verbi. Un po’ come sentir dire, in una drogheria straniera, “Prosciutto parma essere buono”. Soprattutto nelle tracce della maturità.
Alcuni hanno “giustificato” il ministero dicendo che si è trattato di un banale “copia-incolla” frettoloso. Vista l’importanza dell’esame di Stato, avrebbero anche potuto impegnarsi un po’ di più. Avrebbero potuto mostrare un minimo di rispetto per gli studenti - trattati come al solito da “bamboccioni” -, per i professori – screditati da un sistema che annulla i loro sforzi e la loro voglia di migliorare - ma soprattutto rispetto per la cultura che, anche grazie a simili manifestazioni di disistima, in Italia è ormai considerata un limite più che un arricchimento.
Come al solito manca la lungimiranza. Il futuro di un Paese è legato alle nuove leve, chiamate in futuro a governare o a esercitare il potere democratico. Se questa è la scuola che possiamo offrire ai giovani, il domani sarà abbastanza grigio.
Altro che “generazione mille euro”.
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