La mia coscienza animalista ha urlato leggendo questo:
Roma, 11 lug. (Apcom) - Via la carne di cane dai menu di Pechino per tutto il periodo delle Olimpiadi, è il diktat del governo cinese a hotel e ristoranti della capitale. Oltre a svelare quanto veritiera sia una delle leggenda più diffuse sul paese del dragone, quest'ordine, scrive il Financial Times, rappresenta l'ennesimo sforzo del regime comunista per dare al mondo un'immagine della Cina il più accattivante possibile. Anche ad animalisti e cinofili che potrebbero inorridire di fronte alle abitudini gastronomiche locali.
La nuova norma è stata chiaramente inserita con il dovuto low-profile nella lista di norme alimentari e igieniche che dovranno seguire in particolare gli esercizi più vicini alle strutture olimpiche. I pechinesi - intesi come gli abitanti della capitale cinese e non come i cani da salotto tanto amati in Occidente - dovranno quindi rinunciare a quello che è considerato uno dei piatti più prelibati.
Anzi, i camerieri dovranno cercare di suggerire "pazientemente" altre opzioni ai clienti che cercheranno di ordinare carne di cane, ha detto il vice-direttore dell'ufficio turistico di Pechino. La carne di cane, conosciuta in cinese come "xiangrou" o "carne fragrante", è amata in particolare per le sue presunte qualità rigeneranti.
Anche la Corea del Sud, per le Olimpiadi del 1988, aveva vietato la vendita di carne di cane e con una legge aveva vietato in generale la vendita di "cibo dall'aspetto disgustoso". Dopo le Olimpiadi, chiaramente, per il migliore amico dell'uomo tornerà il rischio di diventare la portata principale di un banchetto.
Dopo la zuppa di tartaruga (per giunta a rischio d'estinzione), i serpenti nei liquori e tutte le aberrazioni sostenute dalla medicina tradizionale, ci si può stupire che in pentola ci finisca anche Fido?
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