Romania: non si uccidono così neanche i cavalli
Erano oltre un milione i cavalli impegnati in uno dei più antichi mestieri del mondo dall’invenzione della ruota. Trainavano i carretti sulle strade della Romania, trasportavano merci, accompagnavano uomini e donne da un paese all’altro. Poi vennero le direttive europee e dovettero piegarsi alla necessità delle moderne regole sul traffico stradale. Troppi incidenti gravi, in Romania, ha detto la Ue. Solo lo scorso anno, sono stati 8.400, di cui, secondo stime molto contestate, il 10% causati dai carri. Il divieto di usarli come mezzo di locomozione è stato immediato. Senza considerare le conseguenze.
Un cavallo costa al suo proprietario circa 120 euro al mese, in un Paese dove lo stipendio di chi vive fuori città spesso non arriva a 100. Molti proprietari sono stati costretti ad abbandonare gli animali. Così, parchi e campagne, si sono riempiti di cavalli randagi stravolti dalla fame e l’opinione pubblica si è mossa, dopo che i tg hanno trasmesso le immagini di animali morenti sulla neve. Una petizione firmata da 200mila persone ha spinto il governo a emanare leggi dure contro chi abbandona o maltratta i cavalli. Un circolo vizioso paradossale.
Da un lato l’illegalità di utilizzare le proprie bestie, dall’altra quella di disfarsene. Con il risultato che i rimedi più drastici si stanno consumando nell’assoluta clandestinità. E mentre gli ultimi animali randagi girano nel Paese, molti si chiedono se sia giusto cancellare per legge tradizioni antichissime. In nome dell’Europa.
18 aprile 2008
Strage di cavalli in Romania. Colpa dell'Europa
Da “Il Venerdì” di Repubblica del 18 aprile 2008 una notizia triste per tutti gli animalisti del mondo.
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