In questo periodo sto leggendo “I Simpson e la filosofia” e una notizia sulla famiglia più scalcagnata delle sit-com mondiali cade proprio a fagiolo.
La Reuters Uk ha diramato la notizia della loro messa al bando in Venezuela. Il motivo non è così inaspettato: i Simpson avrebbero una cattiva influenza sui bambini. Nella programmazione mattutina, al loro posto, nella fascia delle 11 è stato inserito il morigerato Baywatch.
A richiederne l’eliminazione è stato niente meno che il Conatel, l’autorità garante delle telecomunicazioni venezuelane, a seguito delle numerose proteste degli spettatori.
La notizia merita qualche riflessione. Tralascio i miei dubbi sul candore del divieto e su possibili chiusure culturali o spinte autarchiche – sempre più tv stanno ritrasmettendo vecchie serie statunitensi o soap-opera latino americane, raramente consigliate dai pedagoghi; quello che mi fa riflettere è la fascia oraria di trasmissione.
Un pregiudizio diffuso purtroppo anche in Italia associa i cartoni animati ai prodotti per i bambini. I Simpson non sono dei cartoni per la prima infanzia. Sono una feroce satira sociale, ricca di riferimenti alla cultura popolare e a quella più dotta che non tutti riescono a cogliere. L’orario mattutino, come del resto anche quello pomeridiano, non è indicato. Negli Stati Uniti la Fox trasmette i Simpson nel prime time, conferendogli l’autorevolezza (e il pubblico adulto) delle grandi produzioni. Forse il problema non è l’anima diseducativa dei Simpson, ma l’ignoranza che porta a considerarli un’opera per bambini.
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