Prima navigando alla ricerca di un template per una torre in papercraft mi sono imbattuta in questo manichino:
E uno potrebbe chiedere: ma perché cercando "papercraft" sei finita su un manichino?
E qui sta il bello. Il manichino della foto non solo è stato costruito artigianalmente (e visto il risultato finale mi sembra già degno di nota) ma il tutto è partito da un papercraft:
L'ossatura del manichino è proprio quella che vedete nella seconda foto.
Il tutto è stato poi riempito con poliuretano espanso per dargli stabilità, è stato a più riprese rivestito e decorato fino al sorprendente risultato finale che vi ho mostrato prima.
Qui potete vedere passo passo come è stato realizzato, le foto sono davvero numerose e anche se non è un tutorial vero e proprio, poco ci manca: http://www.flickr.com/photos/gurke33/sets/72157627124584318/
Personalmente l'ho trovato illuminante, anche perché chiunque si sia cimentato coi papercraft - soprattutto di grosse dimensioni - sa bene quanto sia complicato dargli stabilità interna e quanto un lungo lavoro può essere vanificato da un cedimento della carta.
Devo a questo punto fare anch'io una prova e vedere se funziona davvero. L'unico dubbio che ho è che il poliuretano espanso possa avere la meglio sulle pieghe della carta con effetto deformante. Dovrò fare dei tentativi con carte di grammatura assortita...
29 maggio 2013
27 maggio 2013
Il necrologio del consorzio agrario di Milano e Lodi
Oggi passando in zona Ripamonti mi sono imbattuta in questi manifesti, attaccati alle pareti del consorzio agrario.
"Il giorno 3 giugno 2013 verrà a mancare all'affetto delle città di Milano e Lodi: Il Consorzio agrario di Milano e Lodi.
Ne danno la triste notizia i 132 dipendenti.
Si ringraziano: tutte le persone che sono state causa della rovinosa fine del caro estinto e di tutti coloro che hanno assistito inermi alla sua lenta agonia.
I cittadini di Milano e Lodi rimarranno orfani di una delle istituzioni più rappresentative del nostro territorio, presente da più di 110 anni".
Conoscevo molto bene il Consorzio agrario, anche per le belle iniziative dei farmer markets. Lo consideravo parte integrante del territorio, una delle poche certezze della zona. Con questa crisi i negozi chiudono, i palazzi si riempiono di cartelli di "affittasi" e "vendesi", ma il Consorzio restava lì. Mi sbagliavo.
Ho apprezzato l'atto di "guerrilla marketing" attuato immagino dai dipendenti (a cui va la mia piena solidarietà). Hanno affrontato con grande intelligenza e ironia questo momento difficile. Se volevano sensibilizzare il pubblico su quello che stava succedendo, almeno nel mio caso possono dire di esserci riusciti.
Appena tornata a casa ho voluto capirci di più, quel "tutte le persone che sono state causa della rovinosa fine" mi ha fatto subito pensare a un fallimento dovuto a una pessima gestione.
Ecco cos'ho scoperto.
Partiamo da Il Corriere della Sera:
Ma c'è dell'altro, che passa dall'incertezza sul futuro dei Farmers market di via Ripamonti 35/37.
Nel 2015 a Milano dovrebbe svolgersi (a questo punto il condizionale è d'obbligo, visto l'increscioso spreco di tempo e di risorse avuto finora e l'enorme ritardo accumulato) il famoso Expo - sì, proprio quell'Expo che 5 anni fa i milanesi salutavano con entusiasmo come grande opportunità per rilanciare la città, la sua immagine e le sue vie d'acqua e che ora rischia di tradursi in un'occasione persa o, peggio ancora, in una figuraccia mica da ridere.
Bene, alla vigilia dell'Expo dedicato all'alimentazione (il tema è "nutrire il pianeta") ci siamo trovati sotto sfratto un'istituzione che sopravviveva da 110 anni e che rappresentava un importante contatto tra una città sempre più sconnessa e le attività agricole che le gravitavano attorno. Sarà, ma a me non sembra proprio il migliore degli auspici...
"Il giorno 3 giugno 2013 verrà a mancare all'affetto delle città di Milano e Lodi: Il Consorzio agrario di Milano e Lodi.
Ne danno la triste notizia i 132 dipendenti.
Si ringraziano: tutte le persone che sono state causa della rovinosa fine del caro estinto e di tutti coloro che hanno assistito inermi alla sua lenta agonia.
I cittadini di Milano e Lodi rimarranno orfani di una delle istituzioni più rappresentative del nostro territorio, presente da più di 110 anni".
Conoscevo molto bene il Consorzio agrario, anche per le belle iniziative dei farmer markets. Lo consideravo parte integrante del territorio, una delle poche certezze della zona. Con questa crisi i negozi chiudono, i palazzi si riempiono di cartelli di "affittasi" e "vendesi", ma il Consorzio restava lì. Mi sbagliavo.
Ho apprezzato l'atto di "guerrilla marketing" attuato immagino dai dipendenti (a cui va la mia piena solidarietà). Hanno affrontato con grande intelligenza e ironia questo momento difficile. Se volevano sensibilizzare il pubblico su quello che stava succedendo, almeno nel mio caso possono dire di esserci riusciti.
Appena tornata a casa ho voluto capirci di più, quel "tutte le persone che sono state causa della rovinosa fine" mi ha fatto subito pensare a un fallimento dovuto a una pessima gestione.
Ecco cos'ho scoperto.
Partiamo da Il Corriere della Sera:
MILANO ? Una crepa finanziaria che, anno dopo anno, si è allargata e oggi è diventata una voragine. Un «buco» di bilancio che adesso rischia di inghiottire il Consorzio agrario di Milano, Lodi e Monza. Tanto da obbligare il presidente Eugenio Torchio a presentare domanda di concordato preventivo, a portare i libri contabili in tribunale e a temere che il giudice fallimentare, a fine aprile, possa decidere persino di mettere in liquidazione la società cooperativa. Questi avamposti della green economy sono finiti sull'orlo del crac, con un «rosso» che, secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori), sarebbe di 45 milioni di euro. Una cifra non confermata dal presidente Torchio, il quale invece dice che in cassa non c'erano «più risorse sufficienti per rientrare dai debiti sia con i fornitori, sia con le banche» [...]L'articolo completo qui: http://archiviostorico.corriere.it/2013/marzo/16/crac_del_Consorzio_agrario_rosso_co_0_20130316_e0009c5e-8e07-11e2-b196-4d630460d9b9.shtml
...la «cattiva pianta» dei debiti avrebbe cominciato a mettere le sue radici negli anni 60. E da allora è sempre e solo cresciuta, innaffiata un po' dall'indifferenza, un po' dall'ottimismo che il rubinetto delle banche sarebbe rimasto sempre aperto. Ma purtroppo non è andata così. Come effetto della crisi, le banche hanno progressivamente imposto una stretta del credito, assestando al Consorzio il colpo definitivo lo scorso luglio, quando gli hanno negato un finanziamento di 15 milioni di euro.
Ma c'è dell'altro, che passa dall'incertezza sul futuro dei Farmers market di via Ripamonti 35/37.
Qui l'articolo completo: http://www.lodiedintorni.com/polemiche-sulla-vendita-dellimmobile-coldiretti-in-via-ripamonti-a-milano-20701
Sta suscitando accese polemiche all’interno del mondo agricolo la recente cessione dello storico immobile di via Ripamonti a Milano, sede del Consorzio Agrario e delle organizzazioni regionali e interprovinciali di Coldiretti e Confagricoltura. La componente di minoranza in seno al consiglio di amministrazione del Consorzio, riferibile a Confagricoltura, ha sollevato più di una perplessità sulla procedura – considerata frettolosa e poco trasparente – seguita dalla maggioranza legata alla Coldiretti. Il prestigioso immobile di via Ripamonti è passato nelle mani del fondo Agris riconducibile alla associazione dei Consorzi Agrari Italiani, emanazione della Coldiretti stessa.
Nel 2015 a Milano dovrebbe svolgersi (a questo punto il condizionale è d'obbligo, visto l'increscioso spreco di tempo e di risorse avuto finora e l'enorme ritardo accumulato) il famoso Expo - sì, proprio quell'Expo che 5 anni fa i milanesi salutavano con entusiasmo come grande opportunità per rilanciare la città, la sua immagine e le sue vie d'acqua e che ora rischia di tradursi in un'occasione persa o, peggio ancora, in una figuraccia mica da ridere.
Bene, alla vigilia dell'Expo dedicato all'alimentazione (il tema è "nutrire il pianeta") ci siamo trovati sotto sfratto un'istituzione che sopravviveva da 110 anni e che rappresentava un importante contatto tra una città sempre più sconnessa e le attività agricole che le gravitavano attorno. Sarà, ma a me non sembra proprio il migliore degli auspici...
23 maggio 2013
A teatro in quel di Milano - Stanze comunicanti al Teatro della Cooperativa
Questa sera nuovo appuntamento al teatro della Cooperativa a vedere "Stanze comunicanti".
Spettacolo davvero molto particolare e divertente con Max Pisu (fantastico nei panni del serial killer squilibrato), Alberto Mancioppi, Claudio Moneta, Paola Ornati, Stefania Pepe e Roberta Petrozzi.
Un'idea dello spettacolo si può avere qui:
Ma sottolineo che è solo un'idea perché dal vivo (vuoi che ero in prima fila, proprio davanti alla scala) è stato molto più coinvolgente ed emozionante. La scenografia era ovviamente meno elaborata, ma secondo me ha contribuito al fascino dello spettacolo perché l'ha reso quasi "metafisico". I piani temporali erano scanditi da dettagli minimi, come la foto della regina Elisabetta appesa alla parete.
Ho scoperto che all'evento è stato associato anche un simpatico concorso (praticamente tutti gli spettacoli che ho visto finora avevano un'attività correlata):
Per partecipare questa è la pagina Facebook dell'evento: www.facebook.com/events/374322122672055/
Ora devo solo andare alla ricerca del door hanger!
Spettacolo davvero molto particolare e divertente con Max Pisu (fantastico nei panni del serial killer squilibrato), Alberto Mancioppi, Claudio Moneta, Paola Ornati, Stefania Pepe e Roberta Petrozzi.
Un'idea dello spettacolo si può avere qui:
Ma sottolineo che è solo un'idea perché dal vivo (vuoi che ero in prima fila, proprio davanti alla scala) è stato molto più coinvolgente ed emozionante. La scenografia era ovviamente meno elaborata, ma secondo me ha contribuito al fascino dello spettacolo perché l'ha reso quasi "metafisico". I piani temporali erano scanditi da dettagli minimi, come la foto della regina Elisabetta appesa alla parete.
Ho scoperto che all'evento è stato associato anche un simpatico concorso (praticamente tutti gli spettacoli che ho visto finora avevano un'attività correlata):
Per partecipare questa è la pagina Facebook dell'evento: www.facebook.com/events/374322122672055/
Ora devo solo andare alla ricerca del door hanger!
12 maggio 2013
A teatro in quel di Milano - RiMidia al Teatro della Cooperativa
Di recente ho scoperto il Teatro della Cooperativa. E' un teatro "di quartiere" in zona Niguarda, con una programmazione che definirei di "impegno sociale" se non fosse che questa definizione - quasi per un condizionamento pavloviano - fa calare istantaneamente la palpebra. E invece, visto che non è così, non dirò che è "d'impegno sociale" quanto che hanno una programmazione di altissimo livello con temi politici e sociali che vengono trattati con intelligenza, ironia e leggerezza.
Il teatro è piccolo e molto raccolto, il personale ospitale e amichevole (per i poveracci che come noi girano sempre in moto, sentirsi offrire di lasciare i caschi al bancone anziché trascinarseli per tutta la sera spinge quasi alle lacrime di commozione).
I posti non sono prenotabili quindi ti puoi sedere dove preferisci. Le poltrone non sono quelle in velluto del teatro Nuovo di San Babila (manco ci provano) ma ci sono meno acari e più spazio per le gambe.
Al Teatro della Cooperativa ho visto lo spettacolo dei RiMidia intitolato Lapocalisse.
Anche in questo caso sono andata senza saperne niente o quasi. Ennesima bella sorpresa. Lo spettacolo mi è piaciuto davvero moltissimo, ho trovato geniale l'ambientazione, bravissimi gli attori, divertenti le battute... insomma, promosso su tutta la linea.
Non mi dilungo per non rovinare l'effetto sorpresa ma credo di non anticipare nulla se dico che parla dell'Apocalisse (del resto si capisce dal titolo) e di come la trascorrerebbero varie tipologie di personaggi protagonisti di sketch di lunghezza variabile che mi hanno fatto venire in mente i Mostri di Dino Risi.
Consigliatissimo, e non solo a chi è in zona Niguarda. Vale la pena di fare qualche chilometro per vederlo (io ne ho fatti parecchi e non me ne sono pentita).
Il teatro è piccolo e molto raccolto, il personale ospitale e amichevole (per i poveracci che come noi girano sempre in moto, sentirsi offrire di lasciare i caschi al bancone anziché trascinarseli per tutta la sera spinge quasi alle lacrime di commozione).
I posti non sono prenotabili quindi ti puoi sedere dove preferisci. Le poltrone non sono quelle in velluto del teatro Nuovo di San Babila (manco ci provano) ma ci sono meno acari e più spazio per le gambe.
Al Teatro della Cooperativa ho visto lo spettacolo dei RiMidia intitolato Lapocalisse.
Anche in questo caso sono andata senza saperne niente o quasi. Ennesima bella sorpresa. Lo spettacolo mi è piaciuto davvero moltissimo, ho trovato geniale l'ambientazione, bravissimi gli attori, divertenti le battute... insomma, promosso su tutta la linea.
Non mi dilungo per non rovinare l'effetto sorpresa ma credo di non anticipare nulla se dico che parla dell'Apocalisse (del resto si capisce dal titolo) e di come la trascorrerebbero varie tipologie di personaggi protagonisti di sketch di lunghezza variabile che mi hanno fatto venire in mente i Mostri di Dino Risi.
Consigliatissimo, e non solo a chi è in zona Niguarda. Vale la pena di fare qualche chilometro per vederlo (io ne ho fatti parecchi e non me ne sono pentita).
A teatro in quel di Milano - Firefly al Nuovo
Segue dalla puntata precedente.
Arriviamo all'ultimo spettacolo che ho visto al Nuovo, ovvero quello dell'eVolution dance theater chiamato Firefly.
Di questo spettacolo avevo letto che "spegne la mente e accende lo sguardo curioso, furbo e interessato di grandi e bambini, per due ore di puro stupore". Ecco, no, la mia mente non l'ha spenta. Avevo dei posti pessimi (colpa mia che ho prenotato all'ultimo secondo) e nella mia assoluta ignoranza (di solito voglio sapere il meno possibile per godere l'effetto sorpresa) avevo completamente frainteso il fulcro della performance: credevo fosse uno spettacolo di luci e coreografie invece era uno spettacolo di danza. Altra nota: evitate i posti nelle ultime file (o se proprio ci finite noleggiate il "rialzino" all'ingresso) ed evitate di andarci se siete stanchi o snervati dalla giornata in ufficio perché non ve lo riuscite a godere. Se nel caso dei comici qualsiasi rottura di scatole avevate prima di andare al teatro vi darà una tregua per qualche ora, in questo caso nella tranquillità delle musiche d'atmosfera e nella penombra di Firefly avrete un sacco di tempo per rimuginare sulla vostra giornata o per addormentarvi... Quindi lo consiglio a chi apprezza la danza perché i ballerini sono davvero bravissimi. Chi vuole le coreografie di luci resterà un po' deluso nella prima parte (dove comunque ci sono dei momenti davvero godibili) ma si godrà lo spettacolo nella seconda. Gli ultimi 20 minuti sono stati un'esplosione di energia, anche tra il pubblico, davvero piacevole.
In questo video vi fare un'idea realistica dello spettacolo:
Arriviamo all'ultimo spettacolo che ho visto al Nuovo, ovvero quello dell'eVolution dance theater chiamato Firefly.
Di questo spettacolo avevo letto che "spegne la mente e accende lo sguardo curioso, furbo e interessato di grandi e bambini, per due ore di puro stupore". Ecco, no, la mia mente non l'ha spenta. Avevo dei posti pessimi (colpa mia che ho prenotato all'ultimo secondo) e nella mia assoluta ignoranza (di solito voglio sapere il meno possibile per godere l'effetto sorpresa) avevo completamente frainteso il fulcro della performance: credevo fosse uno spettacolo di luci e coreografie invece era uno spettacolo di danza. Altra nota: evitate i posti nelle ultime file (o se proprio ci finite noleggiate il "rialzino" all'ingresso) ed evitate di andarci se siete stanchi o snervati dalla giornata in ufficio perché non ve lo riuscite a godere. Se nel caso dei comici qualsiasi rottura di scatole avevate prima di andare al teatro vi darà una tregua per qualche ora, in questo caso nella tranquillità delle musiche d'atmosfera e nella penombra di Firefly avrete un sacco di tempo per rimuginare sulla vostra giornata o per addormentarvi... Quindi lo consiglio a chi apprezza la danza perché i ballerini sono davvero bravissimi. Chi vuole le coreografie di luci resterà un po' deluso nella prima parte (dove comunque ci sono dei momenti davvero godibili) ma si godrà lo spettacolo nella seconda. Gli ultimi 20 minuti sono stati un'esplosione di energia, anche tra il pubblico, davvero piacevole.
In questo video vi fare un'idea realistica dello spettacolo:
A teatro in quel di Milano - Maurizio Battista e Paolo Migone al Nuovo
Negli ultimi mesi ho intensificato le mie serate a teatro.
Da un lato è stata la diretta conseguenza dell'impossibilità di darmi al fai da te, che mi ha portato a cercare nuovi svaghi. Dall'altro una serata particolarmente felice che mi ha portato a replicare l'esperienza*.
E così, se in passato andavo solo in occasioni particolari, nel 2013 è diventato un appuntamento se non bisettimanale, di sicuro mensile.
Faccio una sintesi di quello che ho visto finora.
Partiamo dal teatro Nuovo in San Babila. Stagione sempre ricchissima di begli appuntamenti, il velluto delle sue poltrone trasuda storia (e anche acari visto che ogni volta che ci vado resto col naso tappato per giorni), ha indubbiamente il suo fascino:
Faccio pubblicamente un appello perché vengano ristrutturati i bagni delle donne: è incredibile che in un teatro così importante di Milano ci si trovi ancora a dover tirare lo sciacquone usando la manopola, ci siano porte di legno imbarcate che si fatica a chiudere e che se apri con una spallata rischiano di abbattere la sventurata che in quel momento si sta lavando le mani...
Torniamo agli spettacoli.
Maurizio Battista con "Oggi non è giornata" mi ha regalato forse la serata più divertente e rilassante da anni. Ed era partita malissimo, con una coda per il biglietto che iniziava dal negozio che faceva angolo! Per quanto lo avessi già seguito e apprezzato in televisione, dal vivo è stato ben oltre le più rosee aspettative. Non segue un copione, va completamente a braccio (è davvero un talento naturale) ed è così divertente e coinvolgente che non ti lascia altri pensieri in testa che le sue battute. Parla della sua vita, non sempre facile (ci ha regalato anche un momento davvero molto toccante con una poesia dedicata alla madre), il tutto senza drammi e con grande positività.
Scherza col pubblico (consiglio la prima fila se volete interagire, se siete timidi imboscatevi...) e nelle due ore e mezza in cui è stato sul palco è riuscito a creare un clima mai visto, di grande complicità in sala.
Per il bis ha fatto scegliere alla sala che cosa voleva rivedere del suo repertorio e ovviamente tra i 3 temi è spuntato il supermercato:
Uscita da teatro notavo la gente che si sorrideva (all'ingresso in coda sotto la pioggia la gente si era spintonata e intimamente odiata), c'era rilassatezza nell'aria e cordialità come se fossimo consapevoli di aver vissuto un'esperienza unica e irripetibile, solo per noi, e fossimo una sorta di compagni di viaggio.
* Per ricollegarmi all'asterisco di prima - sia mai mettere una nota senza riprenderla - se quest'anno sono tornata così tante volte a teatro è stato anche per ricercare la magia di quella serata, che solo il teatro può regalare.
Qualche tempo dopo sono andata a vedere Paolo Migone ("quello di Zelig con l'occhio nero" secondo la descrittiva definizione di mia madre) e sono riuscita a prendere i biglietti proprio per la prima serata milanese:
Era come prevedibile molto divertente, ma anche in questo caso è andato oltre le aspettative perché dal vivo ho potuto cogliere dettagli che mi aspettavo: se in televisione ridevo alle sua battute, dal vivo ho scoperto che è ancora più divertente la sua gestualità. E' davvero esilarante.
C'è stata anche una chicca a fine serata: in sala c'erano sia Claudio Bisio che Sergio Sgrilli, che sono saliti sul palco al termine dello spettacolo (in realtà li avevamo notati fin dall'inizio, difficile non farlo sentendo la gente della mia fila che mormorava "guarda è passato Bisio!", "Dov'è, dov'è?" "Guarda il pelato in prima fila!", "Guarda quello alto in terza fila, è Sgrilli!"). Poi Migone è sceso dal palco (e scendere dal palco del Nuovo mica è semplice!) per la foto di gruppo.
Sono da qualche parte qua in mezzo:
E per concludere nel migliore dei modi la serata, all'uscita ci hanno offerto gli avanzi dell'abbondante aperitivo del debutto. Mio marito ha allungato un braccio alla ispettore Gadget e ha raccattato due dessert davvero spettacolari. Conclusione perfetta per una serata molto divertente.
Da un lato è stata la diretta conseguenza dell'impossibilità di darmi al fai da te, che mi ha portato a cercare nuovi svaghi. Dall'altro una serata particolarmente felice che mi ha portato a replicare l'esperienza*.
E così, se in passato andavo solo in occasioni particolari, nel 2013 è diventato un appuntamento se non bisettimanale, di sicuro mensile.
Faccio una sintesi di quello che ho visto finora.
Partiamo dal teatro Nuovo in San Babila. Stagione sempre ricchissima di begli appuntamenti, il velluto delle sue poltrone trasuda storia (e anche acari visto che ogni volta che ci vado resto col naso tappato per giorni), ha indubbiamente il suo fascino:
Faccio pubblicamente un appello perché vengano ristrutturati i bagni delle donne: è incredibile che in un teatro così importante di Milano ci si trovi ancora a dover tirare lo sciacquone usando la manopola, ci siano porte di legno imbarcate che si fatica a chiudere e che se apri con una spallata rischiano di abbattere la sventurata che in quel momento si sta lavando le mani...
Torniamo agli spettacoli.
Maurizio Battista con "Oggi non è giornata" mi ha regalato forse la serata più divertente e rilassante da anni. Ed era partita malissimo, con una coda per il biglietto che iniziava dal negozio che faceva angolo! Per quanto lo avessi già seguito e apprezzato in televisione, dal vivo è stato ben oltre le più rosee aspettative. Non segue un copione, va completamente a braccio (è davvero un talento naturale) ed è così divertente e coinvolgente che non ti lascia altri pensieri in testa che le sue battute. Parla della sua vita, non sempre facile (ci ha regalato anche un momento davvero molto toccante con una poesia dedicata alla madre), il tutto senza drammi e con grande positività.
Scherza col pubblico (consiglio la prima fila se volete interagire, se siete timidi imboscatevi...) e nelle due ore e mezza in cui è stato sul palco è riuscito a creare un clima mai visto, di grande complicità in sala.
Per il bis ha fatto scegliere alla sala che cosa voleva rivedere del suo repertorio e ovviamente tra i 3 temi è spuntato il supermercato:
Uscita da teatro notavo la gente che si sorrideva (all'ingresso in coda sotto la pioggia la gente si era spintonata e intimamente odiata), c'era rilassatezza nell'aria e cordialità come se fossimo consapevoli di aver vissuto un'esperienza unica e irripetibile, solo per noi, e fossimo una sorta di compagni di viaggio.
* Per ricollegarmi all'asterisco di prima - sia mai mettere una nota senza riprenderla - se quest'anno sono tornata così tante volte a teatro è stato anche per ricercare la magia di quella serata, che solo il teatro può regalare.
Qualche tempo dopo sono andata a vedere Paolo Migone ("quello di Zelig con l'occhio nero" secondo la descrittiva definizione di mia madre) e sono riuscita a prendere i biglietti proprio per la prima serata milanese:
Era come prevedibile molto divertente, ma anche in questo caso è andato oltre le aspettative perché dal vivo ho potuto cogliere dettagli che mi aspettavo: se in televisione ridevo alle sua battute, dal vivo ho scoperto che è ancora più divertente la sua gestualità. E' davvero esilarante.
C'è stata anche una chicca a fine serata: in sala c'erano sia Claudio Bisio che Sergio Sgrilli, che sono saliti sul palco al termine dello spettacolo (in realtà li avevamo notati fin dall'inizio, difficile non farlo sentendo la gente della mia fila che mormorava "guarda è passato Bisio!", "Dov'è, dov'è?" "Guarda il pelato in prima fila!", "Guarda quello alto in terza fila, è Sgrilli!"). Poi Migone è sceso dal palco (e scendere dal palco del Nuovo mica è semplice!) per la foto di gruppo.
Sono da qualche parte qua in mezzo:
E per concludere nel migliore dei modi la serata, all'uscita ci hanno offerto gli avanzi dell'abbondante aperitivo del debutto. Mio marito ha allungato un braccio alla ispettore Gadget e ha raccattato due dessert davvero spettacolari. Conclusione perfetta per una serata molto divertente.
11 maggio 2013
Come dare nuova vita a un vecchio arazzo
Come dicevo adoro gli oggetti usati e con una loro storia da raccontare.
Quindi quando ho dovuto cercare un oggetto (o più di uno) che decorasse la parete della mia camera, ho subito pensato a un quadro usato. Però una tela da 3 metri per 2 non si trova facilmente in giro. Poi mi è venuta l'idea di appenderci un arazzo che per sua natura tende ad avere delle notevoli dimensioni. Ho cercato per mesi tra gli annunci di ebay ma trovavo solo i classici arazzi di fine Ottocento tipo questo:
Un po' troppo agreste per i miei gusti.
Poi, dopo mesi e mesi, ho trovato questo:
Non c'erano scene di caccia e non c'erano scene di corteggiamento tra donne civettuole e omini col mantello. Ero appena tornata dalla Scozia dove mi ero data come missione (fallita) quella di acquistare una statuetta di cervo da tenere in casa (come souvernir visto che assieme agli scottish terrier, alle mucche delle highlands, ai biscotti al burro e al gelo nelle ossa resterà tra i ricordi indelebili della vacanza) quindi mi è sembrato un segno. Non è un arazzo, è uno di quei tappeti leggeri e cinigliosi che andavano di moda negli anni credo Sessanta. Le misure erano perfette (i famosi 3 metri per 2 di cui sopra), il prezzo accettabile, il soggetto mi piaceva davvero tanto.
Dal vivo mi è piaciuto ancora di più, anche se avevo notato delle imperfezioni e la cornice era ridotta davvero male. Dalla foto non si vede ma c'erano due giri di decorazioni in rilievo fatte con dei tassellini affiancati: quella più interna era ancora in condizioni accettabili e si poteva sistemare, quella esterna era completamente da rifare.
Il proprietario ci ha raccontato che apparteneva alla suocera e che per questioni di spazio era finito da molti anni in garage. In effetti in foto non mi ero resa conto delle dimensioni, è davvero gigantesco e non in tutti gli appartamenti ci sono spazi liberi così ampi. Risolto il problema del trasporto (che non è stato per niente semplice) alla fine l'abbiamo portato a casa.
Gli interventi sono stati di due tipo: uno di bricolage sulla cornice e l'altro estenuante di pulizia sull'arazzo.
Partiamo dalla noiosissima pulizia.
Come dicevo l'arazzo è rimasto per anni in garage, quindi aveva uno strato di smog e polvere degno di nota che si abbinava a quell'odore di stantio che chiamo affettuosamente "aroma da rigattiere".
Appena arrivato a casa sono stata un'ora a pulire fronte e retro con l'aspirapolvere. Ogni volta che lo giravo trovato uno strato di polvere sul pavimento. Quando lo strato ha cominciato a essere trascurabile sono passata alla pulizia vera e propria. Comunque già aveva cambiato aspetto. Per qualche settimana ha vagabondato di stanza di stanza, con varie capatine in terrazzo e davanti a delle finestre aperte, perché doveva prendere aria.
Mia madre, maniaca dell'igiene e assidua frequentatrice di "Acqua e sapone", nel frattempo mi ha procurato un antibatterico per tappeti e moquettes di questa linea.
Ho fatto vari passaggi sia sul fronte che sul retro (si spruzza, si lascia agire, si spazzola con una spazzola umida, si lascia agire e poi si tolgono i residui con l'aspirapolvere) e ho continuato finché trovavo dello sporco sulla spazzola. Alla fine dopo un mese e mezzo di torture (ma quanto è noioso passare l'aspirapolvere e la spazzola?) era pulitissimo, igienizzato e - visto che il pulitore era anche profumato - senza l'aroma di rigattiere. Ero anche riuscita a sistemare i punti in cui la ciniglia risultava tirata o danneggiata. Bisognava solo riattaccare il telaio alla cornice.
Passiamo quindi all'intervento sulla cornice. Visto che era danneggiata in vari punti e visto che ho un arredamento moderno, ho deciso di stuccare e dipingere tutto di bianco. Mi piangeva il cuore perché quando ho scartavetrato è comparso un legno di noce così bello che se avessi potuto avrei dato una mano di vernicetta opaca e avrei lasciato le venature a vista. Ma putroppo c'erano troppe parti non ripristinabili - tra le quali il famoso giro di decorazione esterno. In quel caso dopo varie riflessioni ho deciso di prendere la classica spina di legno (quella piccola, da 5mm):
L'ho scartavetrata un po' per renderla meno tonda nella parte in cui l'avrei attaccata al resto della cornice e coprire i dislivelli con un po' di stucco.
Dopo la mano di fondo e di smalto bianco il risultato è stato questo:
Alla fine il risultato è stato questo:
Se pensate che la differenza di colore tra la prima e la seconda foto sia dovuta alla luce vi sbagliate: a rendere sbiaditi i colori era la famosa polvere che mi ha richiesto un mese e mezzo di trattamenti di pulizia!
Eccolo sopra la testiera del letto (matrimoniale), così rende meglio le dimensioni dell'oggettino:
Certo, avrei potuto puntare su un quadro più moderno e in linea col mio arredamento, ma sarebbe stato molto meno stimolante. E poi non avrei la soddisfazione di aver ridato una nuova giovinezza a un oggetto che era stato amato da qualcuno molto prima che io nascessi!
Quindi quando ho dovuto cercare un oggetto (o più di uno) che decorasse la parete della mia camera, ho subito pensato a un quadro usato. Però una tela da 3 metri per 2 non si trova facilmente in giro. Poi mi è venuta l'idea di appenderci un arazzo che per sua natura tende ad avere delle notevoli dimensioni. Ho cercato per mesi tra gli annunci di ebay ma trovavo solo i classici arazzi di fine Ottocento tipo questo:
Un po' troppo agreste per i miei gusti.
Poi, dopo mesi e mesi, ho trovato questo:
Non c'erano scene di caccia e non c'erano scene di corteggiamento tra donne civettuole e omini col mantello. Ero appena tornata dalla Scozia dove mi ero data come missione (fallita) quella di acquistare una statuetta di cervo da tenere in casa (come souvernir visto che assieme agli scottish terrier, alle mucche delle highlands, ai biscotti al burro e al gelo nelle ossa resterà tra i ricordi indelebili della vacanza) quindi mi è sembrato un segno. Non è un arazzo, è uno di quei tappeti leggeri e cinigliosi che andavano di moda negli anni credo Sessanta. Le misure erano perfette (i famosi 3 metri per 2 di cui sopra), il prezzo accettabile, il soggetto mi piaceva davvero tanto.
Dal vivo mi è piaciuto ancora di più, anche se avevo notato delle imperfezioni e la cornice era ridotta davvero male. Dalla foto non si vede ma c'erano due giri di decorazioni in rilievo fatte con dei tassellini affiancati: quella più interna era ancora in condizioni accettabili e si poteva sistemare, quella esterna era completamente da rifare.
Il proprietario ci ha raccontato che apparteneva alla suocera e che per questioni di spazio era finito da molti anni in garage. In effetti in foto non mi ero resa conto delle dimensioni, è davvero gigantesco e non in tutti gli appartamenti ci sono spazi liberi così ampi. Risolto il problema del trasporto (che non è stato per niente semplice) alla fine l'abbiamo portato a casa.
Gli interventi sono stati di due tipo: uno di bricolage sulla cornice e l'altro estenuante di pulizia sull'arazzo.
Partiamo dalla noiosissima pulizia.
Come dicevo l'arazzo è rimasto per anni in garage, quindi aveva uno strato di smog e polvere degno di nota che si abbinava a quell'odore di stantio che chiamo affettuosamente "aroma da rigattiere".
Appena arrivato a casa sono stata un'ora a pulire fronte e retro con l'aspirapolvere. Ogni volta che lo giravo trovato uno strato di polvere sul pavimento. Quando lo strato ha cominciato a essere trascurabile sono passata alla pulizia vera e propria. Comunque già aveva cambiato aspetto. Per qualche settimana ha vagabondato di stanza di stanza, con varie capatine in terrazzo e davanti a delle finestre aperte, perché doveva prendere aria.
Mia madre, maniaca dell'igiene e assidua frequentatrice di "Acqua e sapone", nel frattempo mi ha procurato un antibatterico per tappeti e moquettes di questa linea.
Ho fatto vari passaggi sia sul fronte che sul retro (si spruzza, si lascia agire, si spazzola con una spazzola umida, si lascia agire e poi si tolgono i residui con l'aspirapolvere) e ho continuato finché trovavo dello sporco sulla spazzola. Alla fine dopo un mese e mezzo di torture (ma quanto è noioso passare l'aspirapolvere e la spazzola?) era pulitissimo, igienizzato e - visto che il pulitore era anche profumato - senza l'aroma di rigattiere. Ero anche riuscita a sistemare i punti in cui la ciniglia risultava tirata o danneggiata. Bisognava solo riattaccare il telaio alla cornice.
Passiamo quindi all'intervento sulla cornice. Visto che era danneggiata in vari punti e visto che ho un arredamento moderno, ho deciso di stuccare e dipingere tutto di bianco. Mi piangeva il cuore perché quando ho scartavetrato è comparso un legno di noce così bello che se avessi potuto avrei dato una mano di vernicetta opaca e avrei lasciato le venature a vista. Ma putroppo c'erano troppe parti non ripristinabili - tra le quali il famoso giro di decorazione esterno. In quel caso dopo varie riflessioni ho deciso di prendere la classica spina di legno (quella piccola, da 5mm):
L'ho scartavetrata un po' per renderla meno tonda nella parte in cui l'avrei attaccata al resto della cornice e coprire i dislivelli con un po' di stucco.
Dopo la mano di fondo e di smalto bianco il risultato è stato questo:
Notare le fantastiche spiegazioni aggiunte con un poderoso Paint... Purtroppo non ho programmi di grafica seri sul pc da cui sto scrivendo. Comunque rende l'idea.
Una volta recuperata la cornice - che a rifarla mi veniva a costare ben più dei 2 euro spesi per le spine - l'arazzo era pronto per essere appeso. Due tasselloni sul muro e via.Alla fine il risultato è stato questo:
Se pensate che la differenza di colore tra la prima e la seconda foto sia dovuta alla luce vi sbagliate: a rendere sbiaditi i colori era la famosa polvere che mi ha richiesto un mese e mezzo di trattamenti di pulizia!
Eccolo sopra la testiera del letto (matrimoniale), così rende meglio le dimensioni dell'oggettino:
Certo, avrei potuto puntare su un quadro più moderno e in linea col mio arredamento, ma sarebbe stato molto meno stimolante. E poi non avrei la soddisfazione di aver ridato una nuova giovinezza a un oggetto che era stato amato da qualcuno molto prima che io nascessi!
Come acquistare oggetti usati in Italia senza impazzire
Se per farmi del male seguo la politica e la finanza, per rilassarmi ho tre scappatoie: Internet, il giardinaggio e il fai da te. Purtroppo, a differenza di Internet, sia il giardinaggio che il fai da te hanno dei limiti "spaziali" non trascurabili. Ora ho raggiunto il massimo della "capienza" e quindi sono a riposo forzato. Quindi, in un impeto di nostalgia, ho deciso di dedicare un post al mio ultimo "passatempo", la sistemazione di un vecchio arazzo.
Ma prima faccio un passo indietro. E dedico questo un post all'usato.
Adoro gli oggetti usati.
Mi chiedo perché devo spendere 600 euro per un mobiletto di laminato o di cartone (come chiamo affettuosamente l'mdf, che peraltro uso molto spesso anche per farci dei mobiletti - ma è cartone pressato, ammettiamolo!) quando per 50 euro ne posso avere uno di legno massiccio con cui potrò baloccarmi per mesi tra scartavetratura e personalizzazioni varie. Capisco benissimo che non tutti quando fanno un acquisto hanno voglia di lavorarci sopra per mesi prima di poterlo usare. Però mi sono imbattuta molto spesso nel pregiudizio del "che schifo gli oggetti usati da altre persone" - se non stiamo parlando di biancheria intima o di spazzolino da denti, non mi sembra un'argomentazione convincente - oppure meglio ancora "ma non hai i soldi per comprartelo nuovo?". Ma vuoi mettere un qualsiasi tavolinetto in laminato o impiallacciato con uno realizzato in legno, magari con degli intagli fatti a mano? Sarà che come dicevo sono fanatica del fai da te e do grande valore all'attività artigianale, ma pensare che qualcosa a cui un'altra persona ha dedicato tempo e passione possa finire in discarica mi fa piangere il cuore. E poi è anche una questione etica: se qualcuno ha qualcosa che non vuole più ma che può servire o può fare la felicità di qualcun altro, perché buttarla, inquinando e causando costi per la collettività? Meglio rimetterla sul mercato.
Penso che quando in Italia si svilupperà la cultura del "nuovo non è sempre meglio" sarà sempre tardi. All'estero i negozi dell'usato sono completamente diversi da quelli nostrani. Da noi abbiamo o i negozi "vintage", dove ti trovi una borsetta di Chanel raccattata da una soffitta a 200 euro, o i rigattieri, posti incredibili, che a Milano spuntano in posti assimilabili alle cantine quanto a salubrità, dove trovi il tavolino con una gamba in meno che però compensa col valore aggiunto dei tarli o della muffa a seconda delle occasioni. Non si trovano vie di mezzo (salvo fantastici eventi di swap e vendita dell'usato sconosciuti ai più dove arrivi tramite raccomandazione e quando arrivi al luogo ti guardi con circospezione attorno per vedere se sei seguito - se si sparge la voce è finita).
Per gli italiani che vivono nelle grandi città e che vogliono puntare sull'usato ci sono i siti tipo ebay annunci o subito.it dove postare annunci. Sono una risorsa utilissima anche se bisogna prepararsi a perdite di tempo, sia che si venda che si voglia comprare. Chi vende deve aspettarsi se qualcuno è interessato alla sua offerta di ricevere richieste di maggiori informazioni (perché gli annunci davvero esaustivi stando alla mia esperienza riescono a farli solo pochi eletti) e cosa spesso peggiore di aprire la propria casa a perfetti estranei; chi compra deve passare attraverso annunci con foto incomprensibili (scattate al buio con cellulare, larghezza massima 250 pixel), dettagli inesistenti (perché mettere ad esempio le misure di un mobile d'angolo? Mica servono!) o a volte del tutto falsi (il fantastico oggetto "in ottime condizioni!!!" che sembra un reperto fenicio appena riportato a galla dai sommozzatori). Immagino che chiunque abbia cercato di vendere qualcosa si sia imbattuto in una ridente fauna di acquirenti. Nel mio caso non ho mai venduto nulla però ho cercato di comprare e anche la fauna dei venditori non scherza. Mi è capitato quello che vendeva un mobile "in perfette condizioni" senza accorgersi (mannaggia che scherzi fa la vista quando fa comodo) che l'anta dello stesso aveva un graffio - no graffio è riduttivo, chiamiamolo squarcio - che partiva da un angolo a quello opposto per una lunghezza di circa un metro. Mettendo in luce tra l'altro che il fantastico legno massiccio era in realtà un impiallacciato.
Poi c'è il "venditore bifronte", quello che non vorrebbe dare via l'oggetto ma è stato obbligato a farlo da qualcun altro e quando gli dici "ok lo prendo" parte con una campagna persuasiva finché anche l'altra persona si convince che è il caso di tenerlo ("se qualcuno lo vuole comprare vuol dire che è di valore, che errore stavamo per fare!") e quindi quando chiami per chiedere quando lo puoi ritirare ti fa sapere che non lo vende più. E infine c'è il genio, quello che mette su Milano l'annuncio per un mobile che in realtà è ubicato nella provincia più sperduta. Tu pieno di motivazione ti fai pure un viaggio di due ore per andarlo a vedere perché - ti garantisce - in caso di acquisto al trasporto ci pensa lui e quando decidi che lo vuoi comprare ti tiene in ballo per 2 mesi prima di farti sapere che "è troppo pesante", non riesce a caricarlo in macchina e quindi se lo tiene. E tu ti convinci che se andavi a comprarlo all'Ikea quel mobile lo stavi già usando da un semestre...
Quindi, da sostenitrice dell'usato, ecco alcuni consigli per riuscire a fare acquisti senza impazzire e senza perdere la fiducia nell'umanità.
Step uno: prenditi il tempo necessario
Comprare un oggetto usato non è veloce come entrare in un negozio e pagare alla cassa. Ci vuole tempo per trovare quello che si sta cercando e bisogna mettersi d'accordo per vederlo. Se stai cercando qualcosa con urgenza lascia perdere o verrai sfiaccato. Se invece hai tempo da dedicare a questa attività potrai risparmiare rispetto all'acquisto in negozio e avrai un oggetto con una storia che potrai chiedere al proprietario;
Step due: definire la propria strategia
La strategia di ricerca va adattato all'oggetto che si sta cercando.
Io ad esempio mi baso su questi parametri:
Quando c'è da aprire il portafogli partono le remore: sarà la scelta giusta? Il prezzo è adeguato o mi sta fregando? Devo contrattare sul prezzo?
Il consiglio è di verificare, quando possibile, se il prezzo è sensato. Se un mobile Ikea da 100 euro viene venduto usato a 110 euro c'è qualcosa che non va. Le cose si complicano con i pezzi unici. In quel caso si può cercare di negoziare sul prezzo ma alla fine vale una sola regola: l'oggetto vale quanto la cifra che qualcuno è disposto a sborsare. Se un oggetto di suo vale 20 euro ma gli acquirenti lo vogliono al punto da fare un'asta al rialzo che porta la cifra a 500 euro, quell'oggetto varrà 500 euro. Quindi valutate se ci sono altre persone interessate, decidete quanto siete interessati e fate la vostra mossa.
Per gli acquisti online come dicevo sopra consiglio Paypal. Per gli acquisti vis–à–vis non pagare finché non andate a ritirare l'oggetto. Ci sono poi le eccezioni: se a mettere l'annuncio è stata un'adorabile vecchina che vi ha aperto la sua casa per farvi vedere un quadro che vorrebbe vendere, potete anche accordarvi per una caparra. Difficilmente scapperà coi soldi. Se invece l'oggetto in vendita è una teiera di ceramica, non pagatela finché non siete pronti a portarla con voi. Si sa mai che al momento del ritiro vi trovate un pacchetto di cocci...
Step 4: evviva, ho portato l'oggetto a casa. E ora?
Ovviamente lavate per bene il "nuovo" acquisto. Non sapendo com'era tenuto io consiglio sempre un anti batterico. Nel caso di capi di lana controllate per bene che non ci siano buchi dovuti alle tarme (e nel caso prima di riporli mettete un prodotto che le combatta per evitare brutte sorprese) e nel caso di mobili controllate che non ci siano tarli e tracce di muffa. Quello sui tarli è un consiglio facile e scontato: controllate che non ci siano buchi e nel caso fate un adeguato trattamento. Quello della muffa invece è un problema che spesso viene ignorato e io per prima ne sto parlando adesso solo perché ho avuto una brutta esperienza, ma non con un mobile usato, con un mobile nuovo che il rivenditore evidentemente ha tenuto in condizioni discutibili prima della consegna. Sul retro avevo notato un po' di muffa, l'avevo pulita e - beata ingenuità - avevo messo il mobile contro la parete (lasciando comunque 1 centimetro per far respirare la parete). Mi ero dimenticata della cosa finché dopo qualche mese ho trovato delle macchie strane sul muro, ho spostato la cassettiera e - tadaaaa - una coltura di muffe sulla mia parete della camera che dava verso l'esterno. Quindi attenzione, tanto più coi mobili usati che chissà in che condizioni sono stati conservati...
E dopo questa premessa passo al post sull'arazzo!
Ma prima faccio un passo indietro. E dedico questo un post all'usato.
Adoro gli oggetti usati.
Mi chiedo perché devo spendere 600 euro per un mobiletto di laminato o di cartone (come chiamo affettuosamente l'mdf, che peraltro uso molto spesso anche per farci dei mobiletti - ma è cartone pressato, ammettiamolo!) quando per 50 euro ne posso avere uno di legno massiccio con cui potrò baloccarmi per mesi tra scartavetratura e personalizzazioni varie. Capisco benissimo che non tutti quando fanno un acquisto hanno voglia di lavorarci sopra per mesi prima di poterlo usare. Però mi sono imbattuta molto spesso nel pregiudizio del "che schifo gli oggetti usati da altre persone" - se non stiamo parlando di biancheria intima o di spazzolino da denti, non mi sembra un'argomentazione convincente - oppure meglio ancora "ma non hai i soldi per comprartelo nuovo?". Ma vuoi mettere un qualsiasi tavolinetto in laminato o impiallacciato con uno realizzato in legno, magari con degli intagli fatti a mano? Sarà che come dicevo sono fanatica del fai da te e do grande valore all'attività artigianale, ma pensare che qualcosa a cui un'altra persona ha dedicato tempo e passione possa finire in discarica mi fa piangere il cuore. E poi è anche una questione etica: se qualcuno ha qualcosa che non vuole più ma che può servire o può fare la felicità di qualcun altro, perché buttarla, inquinando e causando costi per la collettività? Meglio rimetterla sul mercato.
Penso che quando in Italia si svilupperà la cultura del "nuovo non è sempre meglio" sarà sempre tardi. All'estero i negozi dell'usato sono completamente diversi da quelli nostrani. Da noi abbiamo o i negozi "vintage", dove ti trovi una borsetta di Chanel raccattata da una soffitta a 200 euro, o i rigattieri, posti incredibili, che a Milano spuntano in posti assimilabili alle cantine quanto a salubrità, dove trovi il tavolino con una gamba in meno che però compensa col valore aggiunto dei tarli o della muffa a seconda delle occasioni. Non si trovano vie di mezzo (salvo fantastici eventi di swap e vendita dell'usato sconosciuti ai più dove arrivi tramite raccomandazione e quando arrivi al luogo ti guardi con circospezione attorno per vedere se sei seguito - se si sparge la voce è finita).
Per gli italiani che vivono nelle grandi città e che vogliono puntare sull'usato ci sono i siti tipo ebay annunci o subito.it dove postare annunci. Sono una risorsa utilissima anche se bisogna prepararsi a perdite di tempo, sia che si venda che si voglia comprare. Chi vende deve aspettarsi se qualcuno è interessato alla sua offerta di ricevere richieste di maggiori informazioni (perché gli annunci davvero esaustivi stando alla mia esperienza riescono a farli solo pochi eletti) e cosa spesso peggiore di aprire la propria casa a perfetti estranei; chi compra deve passare attraverso annunci con foto incomprensibili (scattate al buio con cellulare, larghezza massima 250 pixel), dettagli inesistenti (perché mettere ad esempio le misure di un mobile d'angolo? Mica servono!) o a volte del tutto falsi (il fantastico oggetto "in ottime condizioni!!!" che sembra un reperto fenicio appena riportato a galla dai sommozzatori). Immagino che chiunque abbia cercato di vendere qualcosa si sia imbattuto in una ridente fauna di acquirenti. Nel mio caso non ho mai venduto nulla però ho cercato di comprare e anche la fauna dei venditori non scherza. Mi è capitato quello che vendeva un mobile "in perfette condizioni" senza accorgersi (mannaggia che scherzi fa la vista quando fa comodo) che l'anta dello stesso aveva un graffio - no graffio è riduttivo, chiamiamolo squarcio - che partiva da un angolo a quello opposto per una lunghezza di circa un metro. Mettendo in luce tra l'altro che il fantastico legno massiccio era in realtà un impiallacciato.
Poi c'è il "venditore bifronte", quello che non vorrebbe dare via l'oggetto ma è stato obbligato a farlo da qualcun altro e quando gli dici "ok lo prendo" parte con una campagna persuasiva finché anche l'altra persona si convince che è il caso di tenerlo ("se qualcuno lo vuole comprare vuol dire che è di valore, che errore stavamo per fare!") e quindi quando chiami per chiedere quando lo puoi ritirare ti fa sapere che non lo vende più. E infine c'è il genio, quello che mette su Milano l'annuncio per un mobile che in realtà è ubicato nella provincia più sperduta. Tu pieno di motivazione ti fai pure un viaggio di due ore per andarlo a vedere perché - ti garantisce - in caso di acquisto al trasporto ci pensa lui e quando decidi che lo vuoi comprare ti tiene in ballo per 2 mesi prima di farti sapere che "è troppo pesante", non riesce a caricarlo in macchina e quindi se lo tiene. E tu ti convinci che se andavi a comprarlo all'Ikea quel mobile lo stavi già usando da un semestre...
Quindi, da sostenitrice dell'usato, ecco alcuni consigli per riuscire a fare acquisti senza impazzire e senza perdere la fiducia nell'umanità.
Step uno: prenditi il tempo necessario
Comprare un oggetto usato non è veloce come entrare in un negozio e pagare alla cassa. Ci vuole tempo per trovare quello che si sta cercando e bisogna mettersi d'accordo per vederlo. Se stai cercando qualcosa con urgenza lascia perdere o verrai sfiaccato. Se invece hai tempo da dedicare a questa attività potrai risparmiare rispetto all'acquisto in negozio e avrai un oggetto con una storia che potrai chiedere al proprietario;
Step due: definire la propria strategia
La strategia di ricerca va adattato all'oggetto che si sta cercando.
Io ad esempio mi baso su questi parametri:
- E' un oggetto identificabile e non serve vederne le condizioni prima: se ho tutte le indicazioni che mi servono - es. sto cercando un libro, un dvd, il Dylan Dog n°8 - posso sfruttare Internet (ebay annunci in primis) e la free press con gli annunci (es. Secondamano).
Solo qualche settimana fa ho comprato in questo modo un cofanetto di una serie tv che adoro (per la cronaca Frasier) da un venditore in Spagna. Il cofanetto era usato, le custodie si vede che hanno i loro anni ma i dvd sono come nuovi. Anziché spendere 200 dollari me la sono cavata con 30 euro. Per gli acquisti online consiglio sempre di usare quando disponibile Paypal (gratis in uscita) perché quando ci sono stati problemi col venditore è bastato segnalare il caso alla Protezione acquirenti Paypal per riavere i soldi. - Mi serve un oggetto che assolva una specifica funzione: ho bisogno di un letto, di una bicicletta o di porta televisore. In questo caso posso fare delle ricerche specifiche tra gli annunci presenti online (meglio puntare su quelli che hanno le foto così ci si fa un'idea delle condizioni e non si perde troppo tempo) e sui rigattieri e outlet di mobili usati disponibili in zona. Per chi vive nella zona di Milano consiglio l'outlet "L'usato che avanza" a Cernusco sul Naviglio. Se ci si iscrive alla pagina Facebook periodicamente si vedranno le nuove offerte. Hanno dei mobili anche di elevatissima qualità (li ho scoperti per un mobile di design in noce massiccio che valeva qualche migliaia di euro ma era in vendita a poche centinaia di euro) e ci si può accordare per la consegna (che come dicevo sopra è sempre una tragedia nel caso dell'usato).
Consiglio anche i negozi del network Mercatopoli, dove il riuso è anche beneficienza.
Una nota: gli oggetti che secondo me conviene comprare assolutamente usati? In generale gli oggetti per neonati - passeggini, lettini, etc. - che si trovano a prezzi stracciati in condizioni ottime; i quadri (perché spesso vengono venduti per poche decine di euro dei quadri fatti a mano di artisti che non avranno le quotazioni di Picasso ma talento da vendere), i vasi e i portavasi (quelli grandi da terrazzo che a comprarli nuovi costano un capitale e i portavasi di metallo da appendere che si possono riverniciare e rimettere a nuovo per pochi euro), gli accessori di design (attaccapanni, tavolini, mensole... che spesso vengono venduti dal proprietario che li sostituisce con altri più funzionali). - Non ho le idee chiare... Sto cercando un mobiletto che potrebbe essere una vetrinetta ma forse è meglio una libreria da mettere in un angolo della casa per riempirlo. In questo caso è meglio fare un bel giro nei mercatini dell'usato oppure negli outlet. Si può anche andare dai rigattieri, ma visto che spesso gli oggetti sono in pessime condizioni o ammassati tra loro, bisogna approcciarsi col gusto della ricerca...
Quando c'è da aprire il portafogli partono le remore: sarà la scelta giusta? Il prezzo è adeguato o mi sta fregando? Devo contrattare sul prezzo?
Il consiglio è di verificare, quando possibile, se il prezzo è sensato. Se un mobile Ikea da 100 euro viene venduto usato a 110 euro c'è qualcosa che non va. Le cose si complicano con i pezzi unici. In quel caso si può cercare di negoziare sul prezzo ma alla fine vale una sola regola: l'oggetto vale quanto la cifra che qualcuno è disposto a sborsare. Se un oggetto di suo vale 20 euro ma gli acquirenti lo vogliono al punto da fare un'asta al rialzo che porta la cifra a 500 euro, quell'oggetto varrà 500 euro. Quindi valutate se ci sono altre persone interessate, decidete quanto siete interessati e fate la vostra mossa.
Per gli acquisti online come dicevo sopra consiglio Paypal. Per gli acquisti vis–à–vis non pagare finché non andate a ritirare l'oggetto. Ci sono poi le eccezioni: se a mettere l'annuncio è stata un'adorabile vecchina che vi ha aperto la sua casa per farvi vedere un quadro che vorrebbe vendere, potete anche accordarvi per una caparra. Difficilmente scapperà coi soldi. Se invece l'oggetto in vendita è una teiera di ceramica, non pagatela finché non siete pronti a portarla con voi. Si sa mai che al momento del ritiro vi trovate un pacchetto di cocci...
Step 4: evviva, ho portato l'oggetto a casa. E ora?
Ovviamente lavate per bene il "nuovo" acquisto. Non sapendo com'era tenuto io consiglio sempre un anti batterico. Nel caso di capi di lana controllate per bene che non ci siano buchi dovuti alle tarme (e nel caso prima di riporli mettete un prodotto che le combatta per evitare brutte sorprese) e nel caso di mobili controllate che non ci siano tarli e tracce di muffa. Quello sui tarli è un consiglio facile e scontato: controllate che non ci siano buchi e nel caso fate un adeguato trattamento. Quello della muffa invece è un problema che spesso viene ignorato e io per prima ne sto parlando adesso solo perché ho avuto una brutta esperienza, ma non con un mobile usato, con un mobile nuovo che il rivenditore evidentemente ha tenuto in condizioni discutibili prima della consegna. Sul retro avevo notato un po' di muffa, l'avevo pulita e - beata ingenuità - avevo messo il mobile contro la parete (lasciando comunque 1 centimetro per far respirare la parete). Mi ero dimenticata della cosa finché dopo qualche mese ho trovato delle macchie strane sul muro, ho spostato la cassettiera e - tadaaaa - una coltura di muffe sulla mia parete della camera che dava verso l'esterno. Quindi attenzione, tanto più coi mobili usati che chissà in che condizioni sono stati conservati...
E dopo questa premessa passo al post sull'arazzo!
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