Accantonata la catastrofica profezia attribuita ai Maya che ha regalato tanti spunti a Voyager negli ultimi anni, è tempo di pensare al Natale (magari i superstiziosi non lo avevano ancora fatto).
La neve è l'unica cosa che - entro i limiti del caso - mi fa entrare nello spirito delle feste. Mi ricorda di quando da piccola non aspettavo altro per non andare a scuola e mettermi a fare pupazzi di neve in giardino.
E poi, ammettiamolo: la neve è bellissima, è un piacere vederla cadere ed è un piacere vederla deporsi. Se ora al primo fiocco (anzi, prima, quando la preannuncia il meteo!) mi viene già l'ansia è solo perché andare al lavoro diventa un incubo.
Quindi vi auguro buon Natale con due foto che non mi fanno pensare al traffico impazzito, agli scivoloni sul ghiaccio e alla metropolitana affollata ma solo alla bellezza della neve:
Pecore in coda sulla neve battuta per evitare di affondare (chiamatele stupide!).
Immagino che da lontano si vedesse solo una coda che svettava nella neve. A differenza delle pecore, credo che il protagonista della seconda foto abbia concluso la serata davanti a un caminetto acceso...
Buon Natale a tutti!
22 dicembre 2012
20 dicembre 2012
Redrum. Redrum. Redrum... O Etrom?
Shining è uno dei miei film preferiti. Adoro Kubrick, penso che ogni cosa che porta la sua firma sia un capolavoro del cinema (eccetto Eyes Wide shut che non considero nemmeno suo visto che non ha potuto seguirne l'intera produzione con l'ossessiva meticolosità che lo caratterizzava).
In Shining ci sono due scene che in particolare hanno creato problemi per le traduzioni. Una chiamiamola "Il mattino ha l'oro in bocca". Ve la ricordate vero? Jack sta lavorando da settimane, ha già dato i primi segni di squilibrio e Wendy scopre che tutto quello che ha scritto è un'unica frase, ripetuta in modo folle e ossessivo. Ma qual era quella frase in inglese?
"All work and no play makes Jack a dull boy", che potrei tradurre con "solo lavoro e niente divertimento rendono Jack un ragazzo annoiato e noioso".
Ecco la scena del film:
La cosa più interessante e che non molti sanno è che è stato lo stesso Kubrick a scegliere la traduzione per ogni paese in cui sarebbe stato lanciato il film. Avevo detto all'inizio che era un perfezionista. Per quello anche in italiano è così ben girata e integrata nella pellicola. Perché l'aveva realizzata lo stesso regista. Era un genio, c'è poco da dire. Complimenti anche a chi si è ribattuto a macchina tutte quelle frasi ripetute fino alla nausea e con allineamenti diversi. Sarà stato un lavoraccio, spero che non abbia fatto la fine del protagonista...
Con il contributo di Wikipedia, vediamo che cos'ha scelto Kubrick per i vari paesi:
Passiamo ora a una delle scene forse più angoscianti e importanti del film. Che è anche il titolo del mio posto. REDRUM! REDRUM! REDRUM! (beh, nel film lo ripetono più a lungo...) ovvero MURDER ("assassinio"):
La lingua inglese come già ricordato in altri post ha il pregio e il difetto di essere fin troppo "adattabile" e ricca di sottintesi e interpretazioni: a seconda del contesto o di come la pronunci, una parola cambia totalmente significato. Ed avendo in fin dei conti poca varietà di sillabe e parole corte, ha anche molti termini che pronunciati al contrario sono comunque provvisti di senso. E' il caso di redrum. La pronuncia di redrum può essere scambiata per quella di red room ("camera rossa", che può far pensare al sangue oltre che al colore delle pareti della stanza dove comincia la follia di Jack) ma anche di red drum (tamburo rosso, quello usato dai pellerossa; ah, per chi non se lo ricordasse l'Overlook hotel è stato costruito su un antico cimitero indiano, diventando una calamite di sfighe e maledizioni come da migliore tradizione horror made in USA). In italiano si poteva trovare una parola che sembrasse sensata anche detta al contrario e che fosse per giunta riconducibile all'omicidio? Ovviamente no. Noi ci dobbiamo accontentare di ETROM. E di un inquietante (ma forse non abbastanza) MORTE da leggere riflesso sullo specchio...
In Shining ci sono due scene che in particolare hanno creato problemi per le traduzioni. Una chiamiamola "Il mattino ha l'oro in bocca". Ve la ricordate vero? Jack sta lavorando da settimane, ha già dato i primi segni di squilibrio e Wendy scopre che tutto quello che ha scritto è un'unica frase, ripetuta in modo folle e ossessivo. Ma qual era quella frase in inglese?
"All work and no play makes Jack a dull boy", che potrei tradurre con "solo lavoro e niente divertimento rendono Jack un ragazzo annoiato e noioso".
Ecco la scena del film:
La cosa più interessante e che non molti sanno è che è stato lo stesso Kubrick a scegliere la traduzione per ogni paese in cui sarebbe stato lanciato il film. Avevo detto all'inizio che era un perfezionista. Per quello anche in italiano è così ben girata e integrata nella pellicola. Perché l'aveva realizzata lo stesso regista. Era un genio, c'è poco da dire. Complimenti anche a chi si è ribattuto a macchina tutte quelle frasi ripetute fino alla nausea e con allineamenti diversi. Sarà stato un lavoraccio, spero che non abbia fatto la fine del protagonista...
Con il contributo di Wikipedia, vediamo che cos'ha scelto Kubrick per i vari paesi:
Italiano | Il mattino ha l'oro in bocca | |
Tedesco | Was Du heute kannst besorgen, das verschiebe nicht auf Morgen | Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi |
Spagnolo | No por mucho madrugar amanece más temprano | Anche se ti alzi più presto, non farà giorno prima |
Francese | Un «Tiens» vaut mieux que deux «Tu l'auras» | Un «Tieni» vale più di due «Avrai» |
Passiamo ora a una delle scene forse più angoscianti e importanti del film. Che è anche il titolo del mio posto. REDRUM! REDRUM! REDRUM! (beh, nel film lo ripetono più a lungo...) ovvero MURDER ("assassinio"):
La lingua inglese come già ricordato in altri post ha il pregio e il difetto di essere fin troppo "adattabile" e ricca di sottintesi e interpretazioni: a seconda del contesto o di come la pronunci, una parola cambia totalmente significato. Ed avendo in fin dei conti poca varietà di sillabe e parole corte, ha anche molti termini che pronunciati al contrario sono comunque provvisti di senso. E' il caso di redrum. La pronuncia di redrum può essere scambiata per quella di red room ("camera rossa", che può far pensare al sangue oltre che al colore delle pareti della stanza dove comincia la follia di Jack) ma anche di red drum (tamburo rosso, quello usato dai pellerossa; ah, per chi non se lo ricordasse l'Overlook hotel è stato costruito su un antico cimitero indiano, diventando una calamite di sfighe e maledizioni come da migliore tradizione horror made in USA). In italiano si poteva trovare una parola che sembrasse sensata anche detta al contrario e che fosse per giunta riconducibile all'omicidio? Ovviamente no. Noi ci dobbiamo accontentare di ETROM. E di un inquietante (ma forse non abbastanza) MORTE da leggere riflesso sullo specchio...
18 dicembre 2012
Invito a cena con delitto: giochi di parole alla frutta
"Invito a cena con delitto", in inglese "Murder by Death", è un altro di quei film demenziali che adoro e che immagino abbiano rovinato il sonno agli adattatori. E' una parodia surreale dei film gialli, con un cast degno di nota: Peter Sellers in una delle sue tante trasformazioni (qui nei panni del detective cinese che maltratta il figlio adottivo), David Niven, Truman Capote e Peter Falk solo per citarne alcuni. Il film regge anche nel doppiaggio italiano, anche se alcune battute ce le siamo persi per strada.
Una su tutte: How lovely dear! We're in Wang's wing! che diventa "Pensa, cara, siamo sotto l'ala di Wang". L'assonanza è andata persa e in italiano non faceva ridere.
Passiamo a un pezzo particolarmente interessante.
Il testo è questo:
Vediamo la scena che così fa ridere:
In italiano è assolutamente demenziale. Non è così riuscita come "lupo ululà" ma apprezziamo lo sforzo.
Nella versione originale era ovviamente completamente diversa. Ed è delirante dal punto di vista della comprensione. Ora capirete perché. Partiamo da Wikiquotes:
Imdb, che in teoria ne sa, ne riporta una completamente diversa:
Jamesir Bensonmum: Howard. Howard Bensonmum.
Dick Charleston: Your father was Howard Bensonmum?
Dora Charleston: Leave it be, Dickie. I've had enough.
In questa seconda versione quindi solo il cognome crea fraintendimento di per sé, mentre il nome è relativamente comune ma c'è stato un misunderstanding legato alla pronuncia.
Per capire qual è la versione corretta mi sono andata a risentire la versione originale. Eccola qua (non vi fate ingannare dalle immagini dell'inizio!):
In effetti ascoltando la pronuncia del maggiordomo è credibile che volesse dire "Howard". Sempre a conferma di questo testo c'è il "leave it be", che è stato effettivamente pronunciato nel dialogo (al posto del "leave it alone" sostenuto nell'altra versione"). Insomma, se non si mettono d'accordo sulla versione due fonti "madrelingua", viene da apprezzare ancora di più il lavoro dei nostri traduttori.
Una su tutte: How lovely dear! We're in Wang's wing! che diventa "Pensa, cara, siamo sotto l'ala di Wang". L'assonanza è andata persa e in italiano non faceva ridere.
Passiamo a un pezzo particolarmente interessante.
Il testo è questo:
Dora: Lei si chiama?
Maggiordomo: Jamesignora!
Dora: Grazie James!
Maggiordomo: No, no, no Jamesignora: il nome è Jamesignora!
Dick: Jamesignora?
Maggiordomo: Ben Signore. Jamesignora Ben Signore
Dick: Ben Signore?
Maggiordomo: Sissignore!
Dick: Jamesignora Ben Signore?
Maggiordomo: Sissignore!
Dick: Oh, Signore!
Maggiordomo: Era il nome di mio padre!
Dick: Qual era il nome di suo padre?
Maggiordomo: Oh Signore! Oh Signore Jamesignora!
Dick: Si chiamava Oh Signore Jamesignora??
Dora: Lascia stare Dick, sennò impazzisco!
Vediamo la scena che così fa ridere:
In italiano è assolutamente demenziale. Non è così riuscita come "lupo ululà" ma apprezziamo lo sforzo.
Nella versione originale era ovviamente completamente diversa. Ed è delirante dal punto di vista della comprensione. Ora capirete perché. Partiamo da Wikiquotes:
- Dora Charleston: What's your name?
- Butler: Bensonmum.
- Dora Charleston: Thank you, Benson.
- Butler: No, no. Bensonmum- my name is Bensonmum.
- Dick Charleston: Bensonmum?
- Butler: Yes, sir. Jamesir Bensonmum.
- Dick Charleston: Jamesir?
- Butler: Yes, sir?
- Dick Charleston: Jamesir Bensonmum?
- Butler: (slightly annoyed) Yes, sir.
- Dick Charleston: How odd.
- Butler: My father's name, sir.
- Dick Charleston: What was your father's name?
- Butler: Howodd. Howodd Bensonmum.
- Dick Charleston: Your father's name was Howodd Bensonmum?
- Dora Charleston: Leave it alone Dickie, I've had enough.
Imdb, che in teoria ne sa, ne riporta una completamente diversa:
Jamesir Bensonmum: Howard. Howard Bensonmum.
Dick Charleston: Your father was Howard Bensonmum?
Dora Charleston: Leave it be, Dickie. I've had enough.
In questa seconda versione quindi solo il cognome crea fraintendimento di per sé, mentre il nome è relativamente comune ma c'è stato un misunderstanding legato alla pronuncia.
Per capire qual è la versione corretta mi sono andata a risentire la versione originale. Eccola qua (non vi fate ingannare dalle immagini dell'inizio!):
16 dicembre 2012
Scott Wade, l'uomo che ti trasforma l'auto sporca in un'opera d'arte
Da ragazzini credo sia capitato a tutti almeno una volta di trovare un'auto o un fiorino particolarmente polveroso e di lasciarci un messaggio per il proprietario:
Oggi con mio grande stupore ho scoperto che c'è chi riesce a trasformare un'auto polverosa in una vera e propria forma d'arte. Ecco un video molto interessante che mostra uno di questi artisti, Scott Wade, al lavoro. E' interessante vedere la preparazione richiesta da questa tecnica. Insomma, non devono aspettare la Paris Dakar per mettersi all'opera:
Di solito l'arte viene vissuta come una scalata verso l'immortalità. Michelangelo o Leonardo sono morti da secoli, eppure le loro opere sono ancora lì a ricordarceli. Woody Allen in una delle sue più celebri citazioni ha ironizzato proprio su questo concetto: "Non voglio raggiungere l'immortalità attraverso le mie opere; voglio raggiungerla vivendo per sempre. Non mi interessa vivere nel cuore degli americani; preferisco vivere nel mio appartamento".
Non è questo il caso. Se avete seguito la parte finale del video avrete di sicuro ascoltato il "messaggio spirituale" di Scott Wade: la sua opera non sarà lì per sempre, come i fiori fiorisce e poi muore, quindi è un invito a godere le bellezze del presente. Carpe diem.
Ecco un bel servizio dedicato a Scott Wade, con altri esempi e un po' della sua storia (SPOILER: mi ha fatto molto ridere quando ripercorrendo il successo virale delle sue opere ha detto "that's weird, who wants to look dirty pictures on the Internet?"):
E ora una carrellata delle opere che preferisco di Scott Wade così lo potrete apprezzare in tutta la sua abilità.
John William Waterhouse è uno dei miei artisti preferiti e quando ho scovato questa rivisitazione de "Ila e le Ninfe" non ho potuto non metterlo in cima (anche per la complessità nella versione da parabrezza).
La grande (e celebre) onda di Hokusai
Alice nel paese delle meraviglie
Natura selvatica (notare il tergicristallo usato come coda)
Einstein ed Edison nella stessa auto
I fratelli Marx (la resa di Chico è impressionante)
I cani che giocano a poker non potevano mancare:
Monte Rushmore
E visto che siamo a ridosso del Natale...
Altre opere le trovate sul sito ufficiale: http://dirtycarart.com/
Anche se per realizzarle Wade ci mette relativamente poco (qualche decina di minuti contro le ore che richiederebbe la tela), mi domando chi potrebbe mai avere il coraggio di lavare l'auto...
Oggi con mio grande stupore ho scoperto che c'è chi riesce a trasformare un'auto polverosa in una vera e propria forma d'arte. Ecco un video molto interessante che mostra uno di questi artisti, Scott Wade, al lavoro. E' interessante vedere la preparazione richiesta da questa tecnica. Insomma, non devono aspettare la Paris Dakar per mettersi all'opera:
Ecco un bel servizio dedicato a Scott Wade, con altri esempi e un po' della sua storia (SPOILER: mi ha fatto molto ridere quando ripercorrendo il successo virale delle sue opere ha detto "that's weird, who wants to look dirty pictures on the Internet?"):
John William Waterhouse è uno dei miei artisti preferiti e quando ho scovato questa rivisitazione de "Ila e le Ninfe" non ho potuto non metterlo in cima (anche per la complessità nella versione da parabrezza).
Mona Lisa su Notte Stellata di Van Gogh
La grande (e celebre) onda di Hokusai
Anche se per realizzarle Wade ci mette relativamente poco (qualche decina di minuti contro le ore che richiederebbe la tela), mi domando chi potrebbe mai avere il coraggio di lavare l'auto...
15 dicembre 2012
Lupo ululà, castello ululì. In memoria di Mario Maldesi
C'è qualcuno che ancora non conosce Frankenstein Jr.? Sì, dai il capolavoro in bianco e nero di Mel Brooks. I nomi Gene Wilder, Marty Feldman, Peter Boyle, Madeline Kahn... dicono niente?
Insomma, "lupo ululà, castello ululì". Sì, esatto, proprio quello.
Ok, indubbiamente quel dialogo ha in parte contribuito alla fortuna del film. E' geniale nella sua assurdità. E ti entra in testa già dopo la prima volta che lo senti... Ve lo ricordate?
Inga: Lupo ulula...
Dr. Frankenstein: Lupo "ululà"?
Igor: Là.
Dr. Frankenstein: Cosa?
Igor: Lupo ululà e castello ululì.
Frederick: Ma come diavolo parli?
Igor: È lei che ha incominciato!
Frederick: No, non è vero!
Igor: Non insisto, è lei il padrone!
Ok, vediamo la scena che fa più ridere:
E qui la classica domanda che si fanno tutte le persone dotate di intelletto è: "ma come caspita è nella versione in inglese?". Eccola qua:
Inga: Werewolf!
Dr. Frederick Frankenstein: Werewolf?
Igor: There.
Dr. Frederick Frankenstein: What?
Igor: There, wolf. There, castle.
Dr. Frederick Frankenstein: Why are you talking that way?
Igor: I thought you wanted to.
Dr. Frederick Frankenstein: No, I don't want to.
Igor: Suit yourself. I'm easy.
Nella versione originale si gioca sull'assonanza tra il termine licantropo ("werewolf") e la domanda "dove lupo" ("where wolf"). Quindi segue la risposta di Igor "there" con la stessa struttura "elementare" (avverbio di luogo + sostantivo = "there wolf"/"there castle").
L'inglese è una lingua che si presta perfettamente a questo tipo di comicità perché sono tantissimi i termini che si pronunciano allo stesso modo ma hanno significati diversi.
In italiano era assolutamente impossibile da tradurre, quindi si sono messi d'impegno e hanno ricreato quasi da zero l'elemento comico. Pochi si sono impegnati così tanto e pochi hanno raggiunto questo livello. Se mi chiedessero di citare un capolavoro dell'adattamento cinematografico italiano io mi giocherei subito questo dialogo.
Ora, diamo a Cesare quel che è di Cesare. Chi è l'autore di questo adattamento?
Cito un pezzo tratto dal blog http://frankensteinjunior.wordpress.com/contatti/ (che consiglio a tutti gli appassionati)
...la traduzione iniziale del copione fu affidata a Roberto De Leonardis, esperto traduttore di opere di grande successo che ne fece una traduzione troppo letterale, probabilmente influenzato negativamente dal Direttore Commerciale della Fox Italia che non previde l’enorme successo di questa pellicola.
Nel momento in cui il film arrivò in sala di doppiaggio, subì una rivisitazione quasi totale del copione: la bravura e la sensibilità del direttore del doppiaggio e dialoghista Mario Maldesi, che aveva avuto modo di visionare il film in America e di apprezzarne il potenziale comico, diede nuova vita al copione, non solo ricreando alla perfezione le battute più salienti del film, ma scegliendo un team di attori che ne interpretassero il doppiaggio in maniera esemplare.
Mario Maldesi ci ha regalato un sacco di perle (ecco la lista dei doppiaggi che ha diretto) e non ho problemi a dire che per me era un genio nel suo settore. Purtroppo parlo al passato perché è venuto a mancare lo scorso settembre. E come spesso accade queste notizie passano un po' in secondo piano. E' un po' il destino di tutti quelli che si fanno conoscere per la propria arte e non per se stessi.
Ecco quindi perché chiudo questo post con una sua intervista. Una volta tanto volevo associare il suo volto a quello ben più celebre di Gene Wilder che dice "ululà":
Insomma, "lupo ululà, castello ululì". Sì, esatto, proprio quello.
Ok, indubbiamente quel dialogo ha in parte contribuito alla fortuna del film. E' geniale nella sua assurdità. E ti entra in testa già dopo la prima volta che lo senti... Ve lo ricordate?
Inga: Lupo ulula...
Dr. Frankenstein: Lupo "ululà"?
Igor: Là.
Dr. Frankenstein: Cosa?
Igor: Lupo ululà e castello ululì.
Frederick: Ma come diavolo parli?
Igor: È lei che ha incominciato!
Frederick: No, non è vero!
Igor: Non insisto, è lei il padrone!
Ok, vediamo la scena che fa più ridere:
E qui la classica domanda che si fanno tutte le persone dotate di intelletto è: "ma come caspita è nella versione in inglese?". Eccola qua:
Inga: Werewolf!
Dr. Frederick Frankenstein: Werewolf?
Igor: There.
Dr. Frederick Frankenstein: What?
Igor: There, wolf. There, castle.
Dr. Frederick Frankenstein: Why are you talking that way?
Igor: I thought you wanted to.
Dr. Frederick Frankenstein: No, I don't want to.
Igor: Suit yourself. I'm easy.
Nella versione originale si gioca sull'assonanza tra il termine licantropo ("werewolf") e la domanda "dove lupo" ("where wolf"). Quindi segue la risposta di Igor "there" con la stessa struttura "elementare" (avverbio di luogo + sostantivo = "there wolf"/"there castle").
L'inglese è una lingua che si presta perfettamente a questo tipo di comicità perché sono tantissimi i termini che si pronunciano allo stesso modo ma hanno significati diversi.
In italiano era assolutamente impossibile da tradurre, quindi si sono messi d'impegno e hanno ricreato quasi da zero l'elemento comico. Pochi si sono impegnati così tanto e pochi hanno raggiunto questo livello. Se mi chiedessero di citare un capolavoro dell'adattamento cinematografico italiano io mi giocherei subito questo dialogo.
Ora, diamo a Cesare quel che è di Cesare. Chi è l'autore di questo adattamento?
Cito un pezzo tratto dal blog http://frankensteinjunior.wordpress.com/contatti/ (che consiglio a tutti gli appassionati)
...la traduzione iniziale del copione fu affidata a Roberto De Leonardis, esperto traduttore di opere di grande successo che ne fece una traduzione troppo letterale, probabilmente influenzato negativamente dal Direttore Commerciale della Fox Italia che non previde l’enorme successo di questa pellicola.
Nel momento in cui il film arrivò in sala di doppiaggio, subì una rivisitazione quasi totale del copione: la bravura e la sensibilità del direttore del doppiaggio e dialoghista Mario Maldesi, che aveva avuto modo di visionare il film in America e di apprezzarne il potenziale comico, diede nuova vita al copione, non solo ricreando alla perfezione le battute più salienti del film, ma scegliendo un team di attori che ne interpretassero il doppiaggio in maniera esemplare.
Mario Maldesi ci ha regalato un sacco di perle (ecco la lista dei doppiaggi che ha diretto) e non ho problemi a dire che per me era un genio nel suo settore. Purtroppo parlo al passato perché è venuto a mancare lo scorso settembre. E come spesso accade queste notizie passano un po' in secondo piano. E' un po' il destino di tutti quelli che si fanno conoscere per la propria arte e non per se stessi.
Ecco quindi perché chiudo questo post con una sua intervista. Una volta tanto volevo associare il suo volto a quello ben più celebre di Gene Wilder che dice "ululà":
8 dicembre 2012
Canzoni censurate
Ieri mentre ero in macchina alla radio passano "Piccolo grande amore" di Claudio Baglioni. E sento "mani sempre più ansiose, le scarpe bagnate". Eh? Ma non era "mani sempre più ansiose di cose proibite"? Oggi mi è tornato in mente, sono andata a controllare e ho scoperto che effettivamente la canzone è incappata nella censura e la versione per il singolo aveva un testo più "morigerato". Dice Wikipedia:
Partiamo dalla premessa. Perché la censura?
Su questo sito si trovano molte informazioni interessanti: http://musicaememoria.altervista.org/la_rai_e_le_canzoni.htm.
Ecco un estratto:
Partiamo con una canzone che mi piace molto:
Ho scoperto che la frase (al minuto 2:35 del video) "Il mendicante arabo ha qualcosa nel cappello..." in realtà avrebbe dovuto essere "Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello...".
Sul sito www.marcoliberti.it/ c'è anche la spiegazione:
Passiamo a Canzone per un'amica:
Il testo è splendido e commovente ma non tutti hanno la sensibilità per apprezzarlo. Un funzionario Rai tuonò che la canzone dava un'immagine negativa dei viaggi in auto (erano i tempi in cui si stavano ponendo le basi per la dipendenza dall'auto di proprietà che ci condiziona ancora oggi) e sentenziò che "in autostrada non si muore". Ovviamente con "Dio è morto" ci furono ben più problemi (e vale la pena di sottolinearlo, Radio Vaticana la mise in onda, forse perché là qualcuno si degnò di ascoltare il testo).
Scopro che pure Gianni Morandi ha avuto i suoi grattacapi, e l'effetto fu comico.
Ecco cosa segnala questo sito, a cui vi rimando per leggere tutte le altre censure fatte alla musica italiana http://speradisole.wordpress.com/2012/02/12/la-grottesca-censura-sulle-canzoni/:
"La città vecchia" è un esempio classico di censura dei testi per volgarità. Andiamo alla strofa che inizia con "Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone, forse quella che sola ti può dare una lezione...". Nella canzone "mainstream" prosegue così: "...quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie". Non fa una piega, peccato che in origine fosse: "...quella che di giorno chiami con disprezzo specie di troia, quella che di notte stabilisce il prezzo della tua gioia". Indovinate qual è la parola che ha fatto scattare la censura?
In Bocca di Rosa normalmente si sente: "Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri ma quella volta a prendere il treno l'accompagnarono malvolentieri...". Peccato che nelle intenzioni originali fosse "Spesso gli sbirri e i carabinieri al loro dovere vengono meno
ma non quando sono in alta uniforme e l'accompagnarono al primo treno". Anche in questo caso la censura ce la si spiega abbastanza facilmente ma a quanto ne so fu autoimposta dalle stesso de André per rispetto alle forze dell'Ordine.
Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitier è abbastanza famosa, anche in virtù della partecipazione di Paolo Villaggio. Il testo è fantastico e presenta nel modo migliore la mediocrità dei potenti. Tutti conosciamo questo passaggio:
"Frustando il cavallo come un ciuco
tra il glicine e il sambuco
il re si dileguò".
Chissà le reazioni del pubblico a questo:
Frustando il cavallo come un mulo
quel gran faccia di culo
del un re si dileguò
(ci sono varie versioni, tra cui "con gran faccia da culo" ma la sostanza non cambia).
Poi ci sono censure più sottili come in Se ti tagliassero a pezzetti dove "signora libertà signorina fantasia" nei concerti si trasformava in "signora libertà signorina anarchia":
E chiudo con la versione inedita e non censurata de "La canzone del maggio" tratta dal bellissimo "Storia di un impiegato" (questo è il testo della versione "rivisitata" http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_fabrizio_de_andre_1059/testo_canzone_canzone_del_maggio_33079.html).
A questo punto mi domando... questo post verrà censurato?
Il testo di Questo piccolo grande amore racconta la storia d'amore di due giovani ed il loro approcciarsi per la prima volta al sesso. La canzone tuttavia fu duramente colpita dalla censura che costrinse ad alcuni cambiamenti di parole nel testo. Quindi sulla versione registrata sul singolo "la paura e la voglia di essere nudi" fu modificato in "la paura e la voglia di essere soli", mentre "mani sempre più ansiose di cose proibite" divenne "mani sempre più ansiose, le scarpe bagnate". Nella versione presente sull'album però la canzone mantiene il testo originale.Che in Italia si fosse un po' "bacchettoni" non stupisce, quindi passo a censure ben più interessanti che ho scoperto proprio facendo questo post.
Partiamo dalla premessa. Perché la censura?
Su questo sito si trovano molte informazioni interessanti: http://musicaememoria.altervista.org/la_rai_e_le_canzoni.htm.
Ecco un estratto:
Al tempo della radiotelevisione monopolista esisteva una commissione di controllo sui programmi, e quindi anche sulle canzoni da trasmettere. Non che non ci sia anche ora, sia alla RAI sia alle private, ma dei testi delle canzoni non si occupa quasi più, è completamente focalizzata sul cinema. Naturalmente non si chiamava "commissione di censura", perché uscivamo da poco dal regime fascista, e il ricordo della censura vera e propria era fresco, ma "commissione di ascolto" preventivo e di controllo sui testi, che dovevano essere adatti al pubblico della radio, che poteva essere composto da chiunque, quindi anche da bambini (di solito è sempre questo l'argomento a supporto delle commissioni di controllo, specie se l'argomento poco adatto ha attinenza con il sesso).Chi incappò quindi nella censura?
Partiamo con una canzone che mi piace molto:
Ho scoperto che la frase (al minuto 2:35 del video) "Il mendicante arabo ha qualcosa nel cappello..." in realtà avrebbe dovuto essere "Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello...".
Sul sito www.marcoliberti.it/ c'è anche la spiegazione:
per la censura della Rai che motivò la cosa dicendo che al pubblico non piaceva sentir parlare di cancro nell'ora della messa in onda del brano che era intorno a mezzogiorno.Meglio l'originale o la versione "censurata"? Qui c'è un'interessante analisi del verso: http://paleozotico.blogspot.it/2008/03/ma-tutto-questo-alice-non-lo-sa.html
Passiamo a Canzone per un'amica:
Il testo è splendido e commovente ma non tutti hanno la sensibilità per apprezzarlo. Un funzionario Rai tuonò che la canzone dava un'immagine negativa dei viaggi in auto (erano i tempi in cui si stavano ponendo le basi per la dipendenza dall'auto di proprietà che ci condiziona ancora oggi) e sentenziò che "in autostrada non si muore". Ovviamente con "Dio è morto" ci furono ben più problemi (e vale la pena di sottolinearlo, Radio Vaticana la mise in onda, forse perché là qualcuno si degnò di ascoltare il testo).
Scopro che pure Gianni Morandi ha avuto i suoi grattacapi, e l'effetto fu comico.
Ecco cosa segnala questo sito, a cui vi rimando per leggere tutte le altre censure fatte alla musica italiana http://speradisole.wordpress.com/2012/02/12/la-grottesca-censura-sulle-canzoni/:
Gianni Morandi fu vittima di un incidente diplomatico quando presentò C’era un ragazzo che come me . un verso che diceva: «Va nel Vietnam e spara ai Vietcong». Si presumeva una critica alla politica estera degli Stati Uniti. Fu presentata persino un’interrogazione parlamentare e quando arrivò il momento di cantare i Tv, arrivarono goffi suggerimenti da funzionari Rai che chiesero di sostituire Vietnam e Vietcong con «Corfù» e «Cefalù». Niente da fare e allora Migliacci, che aveva scritto il testo, suggerì a Morandi: «Va nel tatatà e spara ai tatatà» cosa che suscitò le ire della Rai e l’ilarità del pubblico.Concludo infine con il mio cantante preferito, Fabrizio de André. Nel suo caso non devo neppure cercare fonti online perché so tutto delle censure relative alle sue canzoni. Nel suo caso, per i temi trattati e anche per le scelte stilistiche, le censure non mancarono. Basti pensare alla levata di scudi in occasione de "La buona novella" che però poi è stato alla fine giustamente apprezzato per quello che è: il più bel racconto sulla vita di Gesù visto nella sua veste di uomo prima che di divinità. Per chi lo volesse ascoltare (e poi comprare e riascoltare ogni volta che si vuole):
"La città vecchia" è un esempio classico di censura dei testi per volgarità. Andiamo alla strofa che inizia con "Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone, forse quella che sola ti può dare una lezione...". Nella canzone "mainstream" prosegue così: "...quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie". Non fa una piega, peccato che in origine fosse: "...quella che di giorno chiami con disprezzo specie di troia, quella che di notte stabilisce il prezzo della tua gioia". Indovinate qual è la parola che ha fatto scattare la censura?
In Bocca di Rosa normalmente si sente: "Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri ma quella volta a prendere il treno l'accompagnarono malvolentieri...". Peccato che nelle intenzioni originali fosse "Spesso gli sbirri e i carabinieri al loro dovere vengono meno
ma non quando sono in alta uniforme e l'accompagnarono al primo treno". Anche in questo caso la censura ce la si spiega abbastanza facilmente ma a quanto ne so fu autoimposta dalle stesso de André per rispetto alle forze dell'Ordine.
Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitier è abbastanza famosa, anche in virtù della partecipazione di Paolo Villaggio. Il testo è fantastico e presenta nel modo migliore la mediocrità dei potenti. Tutti conosciamo questo passaggio:
"Frustando il cavallo come un ciuco
tra il glicine e il sambuco
il re si dileguò".
Chissà le reazioni del pubblico a questo:
Frustando il cavallo come un mulo
quel gran faccia di culo
del un re si dileguò
(ci sono varie versioni, tra cui "con gran faccia da culo" ma la sostanza non cambia).
Poi ci sono censure più sottili come in Se ti tagliassero a pezzetti dove "signora libertà signorina fantasia" nei concerti si trasformava in "signora libertà signorina anarchia":
E chiudo con la versione inedita e non censurata de "La canzone del maggio" tratta dal bellissimo "Storia di un impiegato" (questo è il testo della versione "rivisitata" http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_fabrizio_de_andre_1059/testo_canzone_canzone_del_maggio_33079.html).
A questo punto mi domando... questo post verrà censurato?
7 dicembre 2012
Idea regalo fai da te: torte in bottiglia
Ho scoperto una nuova moda in fatto di regali fai da te per appassionati di torte, biscotti e affini. Eccolo:
Di che si tratta? E' una bottiglia di vetro con all'interno tutti gli ingredienti che servono per fare una torta o - in questo caso - dei biscotti. Questi:
Si tratta solo di raccogliere a strati tutti gli ingredienti che servono, già dosati, e il destinatario dovrà solo schiaffarli in una ciotola, aggiungere latte, uova e burro come da ricetta e cucinarli.
E' un'idea molto carina per un regalo originale e che parli di voi soprattutto nel caso scegliate una ricetta che amate particolarmente o che addirittura avrete ideato.
Per chi si vuole cimentare ecco un po' di link utili:
http://www.bakerella.com/mix-things-up/
http://www.sunset.com/food-wine/holidays-occasions/quick-bread-in-a-bottle-00400000015937/#
Di che si tratta? E' una bottiglia di vetro con all'interno tutti gli ingredienti che servono per fare una torta o - in questo caso - dei biscotti. Questi:
Si tratta solo di raccogliere a strati tutti gli ingredienti che servono, già dosati, e il destinatario dovrà solo schiaffarli in una ciotola, aggiungere latte, uova e burro come da ricetta e cucinarli.
E' un'idea molto carina per un regalo originale e che parli di voi soprattutto nel caso scegliate una ricetta che amate particolarmente o che addirittura avrete ideato.
Per chi si vuole cimentare ecco un po' di link utili:
http://www.bakerella.com/mix-things-up/
http://www.sunset.com/food-wine/holidays-occasions/quick-bread-in-a-bottle-00400000015937/#
4 dicembre 2012
Il rettore e la studentessa
Il titolo che ho scelto oggi sembra rubato da commedia scollacciata degli anni Settanta ma mi serviva per mettere subito in chiaro i protagonisti di questo post.
Oggi mi sono imbattuta in questo video:
E mi hanno colpito varie cose...
Mi hanno colpito le parole del rettore Marcello Fontanesi: "Non la sta a sentire nessuno, non serve a niente". Mi sono sembrate curiose perché la ragazza è sul podio, ha il microfono, per farsi sentire meglio prende anche il megafono. La scena è sua. Ma il pubblico si annoia, rumoreggia, lei ha parlato già per 5 minuti. Non entro nel merito di quello che ha detto, ho solo visto l'estratto di Repubblica che ho postato. E' una questione di pura forma e di comunicazione mediatica. Le reazioni indispettite del pubblico come si spiegano? Avevano un altro appuntamento dopo? Non erano d'accordo con quello che diceva? Oppure non la consideravano un'interlocutrice?
C'è chi le urla "non si fa politica qui". Come se la politica fosse estranea all'ambito accademico. Ma la politica secondo la sua accezione più alta non è l'arte di governare la società?
In Bicocca è spuntato anche questo striscione:
L'altra cosa che mi ha colpito di questo video è il confronto (in alcune scene abbastanza facile) tra il rettore e la studentessa. Tralasciamo le rispettive opinioni, anche perché il rettore ha poi dichiarato di aver perso la pazienza ma di essere comunque dalla parte degli studenti (intervista). A livello puramente visivo mi sembra un gioco degli opposti: uomo vs donna - anziano vs giovane - potente vs comune mortale. Provate a guardare le spalle: lo scialle poco sgargiante a confronto con la mantellina di ermellino. Due mondi diversi, sullo stesso palco a pochi centimetri di distanza, ma in cui percepisco un'incomunicabilità di fondo. E una volta scesi da quel palco, ognuno riprende le rispettive posizioni. Il rettore al suo posto al sole nella gerarchia universitaria, la studentessa lontana dai riflettori. Non a caso, nonostante la Rete, ho trovato molto facilmente il nome del rettore e anche alcune sue interviste successive (come quella telefonica che ho segnalato). Ma della ragazza ho faticato a trovare perfino il nome, che posto con il beneficio del dubbio: Beatrice.
Oggi mi sono imbattuta in questo video:
E mi hanno colpito varie cose...
Mi hanno colpito le parole del rettore Marcello Fontanesi: "Non la sta a sentire nessuno, non serve a niente". Mi sono sembrate curiose perché la ragazza è sul podio, ha il microfono, per farsi sentire meglio prende anche il megafono. La scena è sua. Ma il pubblico si annoia, rumoreggia, lei ha parlato già per 5 minuti. Non entro nel merito di quello che ha detto, ho solo visto l'estratto di Repubblica che ho postato. E' una questione di pura forma e di comunicazione mediatica. Le reazioni indispettite del pubblico come si spiegano? Avevano un altro appuntamento dopo? Non erano d'accordo con quello che diceva? Oppure non la consideravano un'interlocutrice?
C'è chi le urla "non si fa politica qui". Come se la politica fosse estranea all'ambito accademico. Ma la politica secondo la sua accezione più alta non è l'arte di governare la società?
In Bicocca è spuntato anche questo striscione:
Il Sapere non è fatto per comprendere, ma per prendere posizione - Michel Foucault
L'altra cosa che mi ha colpito di questo video è il confronto (in alcune scene abbastanza facile) tra il rettore e la studentessa. Tralasciamo le rispettive opinioni, anche perché il rettore ha poi dichiarato di aver perso la pazienza ma di essere comunque dalla parte degli studenti (intervista). A livello puramente visivo mi sembra un gioco degli opposti: uomo vs donna - anziano vs giovane - potente vs comune mortale. Provate a guardare le spalle: lo scialle poco sgargiante a confronto con la mantellina di ermellino. Due mondi diversi, sullo stesso palco a pochi centimetri di distanza, ma in cui percepisco un'incomunicabilità di fondo. E una volta scesi da quel palco, ognuno riprende le rispettive posizioni. Il rettore al suo posto al sole nella gerarchia universitaria, la studentessa lontana dai riflettori. Non a caso, nonostante la Rete, ho trovato molto facilmente il nome del rettore e anche alcune sue interviste successive (come quella telefonica che ho segnalato). Ma della ragazza ho faticato a trovare perfino il nome, che posto con il beneficio del dubbio: Beatrice.
2 dicembre 2012
"Una poltrona per due" e la finanza che specula sul cibo
Per chi segue la finanza come osservatore e non come investitore, le commodities hanno sempre un fascino particolare. Su che cosa siano è abbastanza facile: tutto quello che viene ricavato dalla terra o allevato che non presenta differenze sostanziali tra produttore e produttore. Petrolio, oro, gas naturale, mais, zucchero, rame... Sono tutti prodotti che potete buttare insieme nel calderone delle commodities. In Borsa il concetto di commodities si lega a quello di future: contratti in cui ci si obbliga a scambiare una prefissata quantità di merci a una certa data, col prezzo fissato alla data della contrattazione. Se per i produttori poteva essere una sorta di garanzia per il futuro e fonte di liquidità immediata, col passare del tempo sono divantati pane per gli speculatori. E a farne le spese sono tutti, soprattutto i più poveri.
Ho trovato nella rivista Coop un articolo che spiega bene questi meccanismi: Chi scommette sul cibo?
I prezzi dei beni alimentari soprattutto sono un argomento particolarmente delicato in alcune zone del mondo. Partiamo da un'immagine:
via chartsbin.com
Ecco cosa dice l'Ifad (International Fund for Agricultural Development):
Ognuno potrebbe dire "e quindi, che posso fare io?". Ovviamente come sempre il singolo da solo può fare poco. Però l'unione fa la forza. Se tutti evitassero istituti di credito con investimenti non etici, i giochi speculativi avrebbero le ore contate.
In questo articolo potete leggere un'intervista a Riccardo Moro, docente dell'Università Statale di Milano proprio in materia di commodities e speculazioni alimentari. E alla fine c'è la risposta alla domanda che ho posto prima:
Ricordate il furto del rapporto governativo sull'andamento dei raccolti di arance e la successiva contrattazione in borsa?
Anche se non ve ne siete accorti le commodities erano lì.
Dal punto di vista finanziario la scena nasconde tutto quello che vi riporto qui sotto (cit. Wikipedia, scusate la pigrizia). Il film è molto divertente (io lo adoro) ma il mondo a cui fa riferimento non lo è per niente: si possono affamare interi paesi per una scommessa.
Ho trovato nella rivista Coop un articolo che spiega bene questi meccanismi: Chi scommette sul cibo?
I prezzi dei beni alimentari soprattutto sono un argomento particolarmente delicato in alcune zone del mondo. Partiamo da un'immagine:
via chartsbin.com
Ecco cosa dice l'Ifad (International Fund for Agricultural Development):
La siccità in alcune aree del mondo ha compromesso la produzione mondiale di grano, praticamente ogni anno, a partire dal 2007. Altrove, forti inondazioni hanno danneggiato i raccolti. Tra i fattori che hanno determinato prezzi più elevati e una loro forte volatilità, vanno ricordate le crescenti destinazioni di stock alimentari per usi non alimentari e una più forte speculazione finanziaria.Se per noi un'impennata dei prezzi può voler dire rinunciare a un weekend fuori porta o a qualche sfizio, per chi spende fino all'80% del proprio reddito per nutrirsi (per fare un raffronto, noi spendiamo una percentuale che va dal 10 al 20%) vuol dire patire la fame. Quindi la speculazione alimentare non mette a rischio i weekend fuori porta: gioca con delle vite umane.
Ognuno potrebbe dire "e quindi, che posso fare io?". Ovviamente come sempre il singolo da solo può fare poco. Però l'unione fa la forza. Se tutti evitassero istituti di credito con investimenti non etici, i giochi speculativi avrebbero le ore contate.
In questo articolo potete leggere un'intervista a Riccardo Moro, docente dell'Università Statale di Milano proprio in materia di commodities e speculazioni alimentari. E alla fine c'è la risposta alla domanda che ho posto prima:
E il singolo risparmiatore, cosa può fare?Di commodities si sente poco parlare (è il nome che non piace?) e sfoderare l'argomento è il miglior modo di fare il vuoto attorno a sé (prima o poi lo proverò scientificamente). Eppure le commodities sono protagoniste indiscusse di un film che chiunque (e sottolineo chiunque) ha visto almeno una volta nella propria vita (di solito sotto Natale): Una poltrona per due.
Chiedere alla propria banca o al proprio promotore finanziario dove investiranno i suoi risparmi e non accontentarsi di risposte superficiali. E poi informarsi, interpellare il proprio Comune, prendere coscienza, aderire a campagne anti-speculazione e anti-spreco. Perché una buona idea, se non è sostenuta dalle gambe degli uomini, non riuscirà a cambiare il mondo.
Ricordate il furto del rapporto governativo sull'andamento dei raccolti di arance e la successiva contrattazione in borsa?
Anche se non ve ne siete accorti le commodities erano lì.
Dal punto di vista finanziario la scena nasconde tutto quello che vi riporto qui sotto (cit. Wikipedia, scusate la pigrizia). Il film è molto divertente (io lo adoro) ma il mondo a cui fa riferimento non lo è per niente: si possono affamare interi paesi per una scommessa.
Il rapporto sul raccolto delle arance originale riportava una buona disponibilità di arance fresche grazie al fatto che l'inverno rigido non aveva creato troppi problemi ai produttori, quindi la buona disponibilità delle arance avrebbe prodotto, come effettivamente è successo, la discesa del prezzo del succo d'arancia concentrato una volta che i mercati fossero stati messi al corrente della notizia perché, come si sa, se c'è tanta offerta il prezzo scende. Tuttavia con in mano il falso rapporto, che presumibilmente diceva che la disponibilità di arance sarebbe stata molto ridotta, i fratelli Duke credevano che la domanda di succo concentrato sarebbe stata molto superiore e il loro obiettivo era quello di farne quindi acquistare maggiori azioni possibili prima della diffusione del rapporto per poi rivenderle a prezzi ancora più elevati. Con queste certezze in mano i due protagonisti son riusciti a imbrogliare i Duke in questo modo:[2] contrariamente al pensiero comune che vuole che gli investitori possano solo comprare azioni per rivenderle in futuro auspicabilmente ad un prezzo più elevato, tutti gli strumenti finanziari, azioni o futures che siano, si possono vendere anche allo scoperto, quindi venderli senza averne il possesso per poi ricomprarli. In questo contesto la vendita di future risulta meno problematica per la natura stessa dello strumento finanziario, e comunque i Duke avrebbero agito sul future, quindi anche Louis e Billie sono stati costretti ad operare su questo strumento finanziario. Per capire come funziona il mercato delle commodity, ecco un esempio: si possono promettere di vendere 1000 kg di succo concentrato per 1,5 dollari a febbraio anche senza esserne materialmente in possesso al momento della stipula del contratto. Spetta poi al venditore procurarseli dove e come vuole entro febbraio, a qualsiasi prezzo (anche maggiore); l'importante è che poi lo rivenda al prezzo precedentemente pattuito; i Duke danno ordine al loro broker di comprare, anche nel caso in cui il prezzo dovesse iniziare a salire (come poi avviene), sicuri del fatto che, alla diffusione del rapporto, il prezzo aumenterà ulteriormente. Tuttavia, quando viene diffuso il rapporto il prezzo crolla prima che i due fratelli siano in grado di vendere i contratti, ritrovandosi quindi con l'obbligo di acquistare enormi quantità di succo concentrato ad un prezzo superiore rispetto a quello a cui dovranno poi rivenderlo: in pratica, la totale bancarotta. Questo accade perché i future delle commodity, al contrario dei future sugli indici azionari, non prevedono il regolamento in contanti, ma la consegna materiale della merce acquistata, con l'obbligo di sborsare molti soldi per effetto del moltiplicatore, che permette di negoziare un future con meno denaro di quello che servirebbe realmente. Per esempio se voglio comprare 10 000 kg di succo concentrato a 1,5 dollari dovrei sborsare 15 000 dollari, ma ipotizzando che il moltiplicatore del succo d'arancia surgelato e concentrato sia 100 posso comprare il future impiegando solo 150 dollari (15000 diviso 100) anche se effettivamente controllo 15 000 dollari; all'apertura dei mercati i Duke iniziano a comprare forsennatamente fino ad un valore del future di 142 dollari (ipotizziamo un prezzo medio di 120 dollari), da quel momento Louis e Billie Ray iniziano a vendere allo scoperto il succo concentrato portandolo quasi a ridosso del prezzo d'apertura (ipotizziamo un prezzo medio di 125 dollari). Il future è con scadenza aprile (la scena secondo il film si svolge il 2 gennaio). Ad un certo punto il mercato si blocca per ascoltare il rapporto del ministro dell'Agricoltura il quale diffonde il rapporto ufficiale che indica un discreto raccolto di arance fresche, il prezzo del succo crolla e i due iniziano a comprarlo da 46 dollari fino ad un prezzo di chiusura di 29 dollari (ipotizziamo un prezzo medio di riacquisto di 36 dollari). Quindi ogni future venduto a 125 dollari di prezzo medio se lo sono procurato per soli 36 dollari di media, ben il 346% di guadagno. Nel 1983 il mercato dei futures non era così strettamente regolamentato come oggi e le vendite allo scoperto per gli operatori addetti erano illimitate. Quanto possono aver guadagnato i due per vivere da nababbi per tutta la vita? Sappiamo solo che il capitale iniziale di Ophelia è di 40 000 dollari, ma non sappiamo quello del maggiordomo, ma si può ipotizzare un capitale totale di 80 000 dollari. Quanto sarà il moltiplicatore? Un valore realistico si aggira sui 100, quindi si può dire che i due controllino ben 8 milioni di dollari in future con i quali avrebbero contrattato 640 future (8 milioni diviso 100 diviso 125), cifra verosimile perché durante l'iniziale fase di vendita i due parlano di aver venduto 200 e 300 contratti mentre nella fase di riacquisto si sentono come cifre solo 50 e 100. La differenza tra acquisto (36 dollari) e vendita (125 dollari) è di 89 dollari i quali moltiplicati per il numero di future contrattati (640) e per il moltiplicatore (100) Louis e Billie Ray avrebbero avuto un guadagno netto di 5 696 000 dollari, una cifra sufficiente per vivere di rendita per tutta la vita. Per non parlare poi del fatto che potrebbero aver impiegato i soldi destinati a Clarence Beeks da parte dei fratelli Duke.
23 novembre 2012
Nei meandri della rete...
Questa sera girovagando di blog in blog sono finita su questa pagina: http://spurgatorio.wordpress.com/2008/07/06/vita-in-vaso/
Ho guardato la vignetta e ho pensato "uuuh, questa la conosco!". Poi ho realizzato che oltre la tavola, conoscevo anche l'autrice.
"Vita in vaso" è un fumetto nato tanti e tanti anni fa, per usare una frase fatta "ne è passata di acqua sotto i ponti". A rivederlo a distanza di - quanto sarà? un decennio? o forse un quindicennio? - ho ritrovato molto della mia vita passata. Ritrovo la mia passione per le piante carnivore (che non ho potuto portarmi nella mia nuova casa per questioni di habitat) e la mia frustrazione per l'incomunicabilità dei rapporti di coppia (non ci siamo passati tutti?). Ricordo che avevo accesso alla Rete limitato e che non disponevo di un mio spazio online dove pubblicare i miei lavori. E come per me fosse stato un grande risultato che questo sito avesse accettato di pubblicarli: http://www.freeuniverse.it/fumetti/fumetto-vita-in-vaso.htm
Un paio di anni fa proprio per raccogliere tutti i miei fumetti in un unico spazio online avevo ripubblicato tutto e qualche cosa di nuovo su shockdom. Purtroppo di quell'album non c'è più traccia. Forse avrei dovuto postarle in questo blog. Magari prima o poi mi deciderò a farlo.
Mi fa piacere però sapere che le mie vignette sopravvivono ancora in qualche meandro della Rete. E ogni tanto rispuntano quasi a parlarmi di una mia vita precedente...
Ho guardato la vignetta e ho pensato "uuuh, questa la conosco!". Poi ho realizzato che oltre la tavola, conoscevo anche l'autrice.
"Vita in vaso" è un fumetto nato tanti e tanti anni fa, per usare una frase fatta "ne è passata di acqua sotto i ponti". A rivederlo a distanza di - quanto sarà? un decennio? o forse un quindicennio? - ho ritrovato molto della mia vita passata. Ritrovo la mia passione per le piante carnivore (che non ho potuto portarmi nella mia nuova casa per questioni di habitat) e la mia frustrazione per l'incomunicabilità dei rapporti di coppia (non ci siamo passati tutti?). Ricordo che avevo accesso alla Rete limitato e che non disponevo di un mio spazio online dove pubblicare i miei lavori. E come per me fosse stato un grande risultato che questo sito avesse accettato di pubblicarli: http://www.freeuniverse.it/fumetti/fumetto-vita-in-vaso.htm
Un paio di anni fa proprio per raccogliere tutti i miei fumetti in un unico spazio online avevo ripubblicato tutto e qualche cosa di nuovo su shockdom. Purtroppo di quell'album non c'è più traccia. Forse avrei dovuto postarle in questo blog. Magari prima o poi mi deciderò a farlo.
Mi fa piacere però sapere che le mie vignette sopravvivono ancora in qualche meandro della Rete. E ogni tanto rispuntano quasi a parlarmi di una mia vita precedente...
Fai da te con cannucce...
Odio novembre. Le giornate sono corte, reagisco all'abbassamento delle temperature mangiando come un lupo per poi entrare in fase letargica come un orso, mi alzo tardi e quando finisce l'orario di riposo in condominio il sole è già tramontato. Fa freddo, spesso piove, la voglia di uscire in moto è prossima allo zero. L'aspetto positivo è che ho più tempo per vedere che succede in Rete. E così zampettando qua e là come spesso mi capita mi sono imbattuta in questo:
Una lampada di cannucce! Mi ero dimenticata della loro esistenza, ma le uso più spesso di quanto me ne renda conto.
Ho scoperto che esiste addirittura un sito che si chiama Cannuccia.it, ricco di informazioni sull'origine di questi prodotti:
A livello di marketing stanno cercando di rilanciarle in varie forme. Alcune rivisitazioni sono davvero curiose, come quella del video che vi propongo qui:
Passo alla parte pratica. Le cannucce sono il materiale ideale per i progetti di upcycling: costano poco, ne buttiamo in quantità industriali dopo una qualsiasi festa, sono colorate, leggere, non biodegrabile. Come si possono usare?
Ecco un po' di idee che ho pescato qua e là.
Lampadario
Magari non è l'oggetto di design che tutti vorremmo metterci in casa, ma come si diceva le cannucce sono leggere e possono essere sfruttate per ricavarci dei paralumi. Come questi:
Il link ai progetti:
http://the3rsblog.wordpress.com/2011/04/26/project-27-week-29-white-straw-chandelier/
http://the3rsblog.wordpress.com/2010/11/12/project-5-week-5-large-straw-pendant-light/
Ghirlanda
Ebbene sì, c'è chi le ha usate pure per farsi delle ghirlande da attaccare alla porta:
Mah, forse sotto le feste, con delle cannucce bianche e rosse... Per chi si vuole cimentare nel progetto (poi segnalatemi il link ai vostri lavori, soprattutto se riuscite a fare di meglio, e ci conto!) ecco il link: http://ruffledblog.com/diy-straw-wreath-tutorial/
Accessori per la tavola
Se volete dare un tocco di colore alla vostra tavola spendendo pochissimo, ecco uno spunto utile:
E il link al progetto: http://www.designsponge.com/2010/06/diy-project-kates-straw-coral-table-decor.html
Per i più piccoli
Le cannucce si usano spesso nei lavoretti scolastici per la festa della mamma. Due esempi:
Ecco il link al tutorial: http://www.daniellesplace.com/html/Drinking-straw-DIY-crafts-for-kids.html
Con una cannuccia
Se molte realizzazioni si basano sulla combinazione di tante cannucce (che quindi finiscono per essere i "mattoncini" del progetto), ce ne sono altre che scompongono la materia prima stessa.
Ecco ad esempio un fenicottero rosa fatto con una cannuccia:
Link al tutorial: http://www.wikihow.com/Make-a-Bird-out-of-a-Plastic-Straw
Come fare un gamberetto:
Link al tutorial: http://www.wikihow.com/Make-a-Shrimp-out-of-a-Plastic-Straw
Segnalibro a forma di cuore:
Link al progetto: http://www.wikihow.com/Make-Hearts-from-Plastic-Straws
Fiore decorativo:
Link al progetto: http://www.wikihow.com/Make-a-Flower-from-Plastic-Straws
Con +10K cannucce
Saliamo di livello e di complessità. Con sole 10mila cannucce potete realizzare questa poltrona:
L'idea è di Scott Jarvie e il progetto che vedete nella foto si chiama CLUTCH PROJECT
Nel 2011 la Nestea Venezuela ha invece commissionato a Publicis questo lavoro:
Mi immagino un angolo con la combinazione di poltrona e faccione...
Straw art
Ci sono creazioni fatte con le cannucce che sorprendono, sia per creatività che per abilità realizzativa. Ecco un po' di esempi (cliccando sulla foto si va alla fonte originale):
Una lampada di cannucce! Mi ero dimenticata della loro esistenza, ma le uso più spesso di quanto me ne renda conto.
Ho scoperto che esiste addirittura un sito che si chiama Cannuccia.it, ricco di informazioni sull'origine di questi prodotti:
Oggetto assai comune ma dalla storia curiosa, la cannuccia, a differenza di quello che ci si potrebbe aspettare, ha origine milioni e milioni di anni fa, probabilmente, addirittura presso il popolo Sumero. Questo popolo era infatti noto per la produzione di una particolare birra particolarmente densa e torbida, per poter bere questo terimile minestrone, dunque, i sumeri avrebbero inventato un metodo: utilizzare gli steli cavi di alcune graminacee per bere, questo avrebbe impedito di venire in contatto con residui e pezzi di malto dal gusto decisamente orrido.Il brevetto risale addirittura al 1888. Vi rimando al sito per un'appassionante lezione di storia della cannuccia: http://www.cannuccia.it/storia-della-cannuccia.cfm
A livello di marketing stanno cercando di rilanciarle in varie forme. Alcune rivisitazioni sono davvero curiose, come quella del video che vi propongo qui:
Passo alla parte pratica. Le cannucce sono il materiale ideale per i progetti di upcycling: costano poco, ne buttiamo in quantità industriali dopo una qualsiasi festa, sono colorate, leggere, non biodegrabile. Come si possono usare?
Ecco un po' di idee che ho pescato qua e là.
Lampadario
Magari non è l'oggetto di design che tutti vorremmo metterci in casa, ma come si diceva le cannucce sono leggere e possono essere sfruttate per ricavarci dei paralumi. Come questi:
Il link ai progetti:
http://the3rsblog.wordpress.com/2011/04/26/project-27-week-29-white-straw-chandelier/
http://the3rsblog.wordpress.com/2010/11/12/project-5-week-5-large-straw-pendant-light/
Ghirlanda
Ebbene sì, c'è chi le ha usate pure per farsi delle ghirlande da attaccare alla porta:
Mah, forse sotto le feste, con delle cannucce bianche e rosse... Per chi si vuole cimentare nel progetto (poi segnalatemi il link ai vostri lavori, soprattutto se riuscite a fare di meglio, e ci conto!) ecco il link: http://ruffledblog.com/diy-straw-wreath-tutorial/
Accessori per la tavola
Se volete dare un tocco di colore alla vostra tavola spendendo pochissimo, ecco uno spunto utile:
E il link al progetto: http://www.designsponge.com/2010/06/diy-project-kates-straw-coral-table-decor.html
Per i più piccoli
Le cannucce si usano spesso nei lavoretti scolastici per la festa della mamma. Due esempi:
Ecco il link al tutorial: http://www.daniellesplace.com/html/Drinking-straw-DIY-crafts-for-kids.html
Con una cannuccia
Se molte realizzazioni si basano sulla combinazione di tante cannucce (che quindi finiscono per essere i "mattoncini" del progetto), ce ne sono altre che scompongono la materia prima stessa.
Ecco ad esempio un fenicottero rosa fatto con una cannuccia:
Link al tutorial: http://www.wikihow.com/Make-a-Bird-out-of-a-Plastic-Straw
Come fare un gamberetto:
Link al tutorial: http://www.wikihow.com/Make-a-Shrimp-out-of-a-Plastic-Straw
Segnalibro a forma di cuore:
Fiore decorativo:
Link al progetto: http://www.wikihow.com/Make-a-Flower-from-Plastic-Straws
Con +10K cannucce
Saliamo di livello e di complessità. Con sole 10mila cannucce potete realizzare questa poltrona:
L'idea è di Scott Jarvie e il progetto che vedete nella foto si chiama CLUTCH PROJECT
Nel 2011 la Nestea Venezuela ha invece commissionato a Publicis questo lavoro:
Mi immagino un angolo con la combinazione di poltrona e faccione...
Straw art
Ci sono creazioni fatte con le cannucce che sorprendono, sia per creatività che per abilità realizzativa. Ecco un po' di esempi (cliccando sulla foto si va alla fonte originale):
14 novembre 2012
Regali di Natale fai da te
Apprezzo molto i regali artigianali. Penso sia bello ricevere un pensierino unico di qualcuno che ti ha dedicato del tempo. Non mi piace andare a fare acquisti, molto spesso sei preso dall'obbligo e ti stressi a cercare qualcosa di gradito che non sempre riesci a trovare. Quindi ogni volta che posso (tempo permettendo) punto sul fai da te.
Nel caso di piccoli omaggi - e il Natale è perfetto - c'è solo l'imbarazzo della scelta.
In questi giorni sto lavorando a questo:
All'interno ho messo varie bustine di the diversi.
Ho stampato il modello che ho trovato in questo sito http://miri-d.blogspot.it/2011/04/fur-alle-teetrinker.html, ho ricalcato la teiera sulla carta da regalo (ne ho scelti due tipi diversi, una dorata per l'esterno e una argentata per l'interno) e l'ho ripassata con l'indelebile varie volte per dare l'effetto del tratto non del tutto definito. L'ho ritagliata, incollata su cartoncino, aggiunto la carta argentata, ritagliato ancora il tutto e montato la scatolina. A quel punto ho selezionato i the che volevo regalare e li ho aggiunti all'interno (il profumo si fa sentire). L'ultimo tocco è stata la chiusura: per fare quell'effetto ho fatto un nodo alla metà del nastro, ho passato i due capi nei fori e ho fatto il fiocchetto.
In un paio d'ore e con una spesa minima ecco pronto un regalino (si spera) gradito. Chi ama il the (o le tisane) non potrà non apprezzarlo.
Nel caso di piccoli omaggi - e il Natale è perfetto - c'è solo l'imbarazzo della scelta.
In questi giorni sto lavorando a questo:
All'interno ho messo varie bustine di the diversi.
Ho stampato il modello che ho trovato in questo sito http://miri-d.blogspot.it/2011/04/fur-alle-teetrinker.html, ho ricalcato la teiera sulla carta da regalo (ne ho scelti due tipi diversi, una dorata per l'esterno e una argentata per l'interno) e l'ho ripassata con l'indelebile varie volte per dare l'effetto del tratto non del tutto definito. L'ho ritagliata, incollata su cartoncino, aggiunto la carta argentata, ritagliato ancora il tutto e montato la scatolina. A quel punto ho selezionato i the che volevo regalare e li ho aggiunti all'interno (il profumo si fa sentire). L'ultimo tocco è stata la chiusura: per fare quell'effetto ho fatto un nodo alla metà del nastro, ho passato i due capi nei fori e ho fatto il fiocchetto.
In un paio d'ore e con una spesa minima ecco pronto un regalino (si spera) gradito. Chi ama il the (o le tisane) non potrà non apprezzarlo.
26 ottobre 2012
Stanco della pioggia di Milano? Fai una vacanza in Scozia
Ebbene sì, consiglio a tutti i milanesi una bella vacanza nel nord della Scozia. Perché una volta tornati in patria troveranno la pioggia, la nebbia e qualsiasi altra condizione climatica meno fastidiosa.
Ma soprattutto gliela consiglio perché potranno ammirare un paesaggio incontaminato che per chi vive nell'Italia del cemento può sembrare uscito da un libro di favole illustrate;
perché quando fa un freddo cane ti senti meno in colpa ad abbuffarti di dolci;
perché la gente è poca e quindi è cordiale, sorridente e fiduciosa perché vive ogni incontro come un'opportunità preziosa e non come una scocciatura;
perché ti accorgi di quanto è invidiabile un paese che ama e valorizza la propria storia mentre nella tua patria si abbandona all'incuria e alla rovina un patrimonio ineguagliabile;
perché il grigio là non è solo il colore del cemento...
perché anche se sei tornato da tempo nella ressa e nel caos della città, ti continui a portare dentro un pezzo di quella tranquillità...
Ma soprattutto gliela consiglio perché potranno ammirare un paesaggio incontaminato che per chi vive nell'Italia del cemento può sembrare uscito da un libro di favole illustrate;
perché quando fa un freddo cane ti senti meno in colpa ad abbuffarti di dolci;
perché la gente è poca e quindi è cordiale, sorridente e fiduciosa perché vive ogni incontro come un'opportunità preziosa e non come una scocciatura;
perché ti accorgi di quanto è invidiabile un paese che ama e valorizza la propria storia mentre nella tua patria si abbandona all'incuria e alla rovina un patrimonio ineguagliabile;
perché il grigio là non è solo il colore del cemento...
perché anche se sei tornato da tempo nella ressa e nel caos della città, ti continui a portare dentro un pezzo di quella tranquillità...
18 giugno 2012
Gli anni 80 sono intorno a noi
L'altro giorno, mentre ero in coda alla cassa, il mio sguardo è caduto su questo espositore:
Tra mini pony, hot wheels, puffi, bolle di sapone e crystal ball per un attimo ho pensato di aver imbucato col carrello un portale spazio-tempo e di essere finita negli anni '80... Certo, alcuni sono leggermente cambiati. I miny pony non sono più quei costosissimi cavallini vezzosi che hanno accompagnato la mia infanzia e i puffi sembrano prelevati dal film 3D e infilati nelle scatole:
Con il crystal ball l'illusione invece è totale:
Da persona adulta che si muove nel mondo della comunicazione e che conosce le logiche di marketing e il vantaggio dei revival (tanto per citare una delle varie analisi, ecco il punto di vista dell'accademico Vincenzo Russo), trovo affascinanti le scelte in materia di innovazione. Penso ad esempio a quanto aveva fatto discutere qualche anno fa la sostituzione del "bambino Kinder": troppo anni '80, meglio metterne uno più moderno. Apriti o cielo! Tanto per dirlo con le parole di Repubblica, che alla vicenda ha dedicato un articolo:
Ecco un altro articolo interessante sulla questione (con le foto dei vari bimbi Kinder).
Più o meno nello stesso periodo in cui la Kinder cambiava volto alle barrette, perdevamo un altro volto, purtroppo per tutt'altre ragioni. Per me l'uomo Moretti resterà sempre il grandissimo Marcello Tusco:
Per gli over30 credo che il capitan Findus "top of mind" sia sempre John Hewer (purtroppo anche lui scomparso):
Però ci sono anche le eccezioni. Il coniglio di Nesquik (Quicky per gli ammici) nei miei ricordi è sempre stata l'unica mascotte. E invece no. Qualche mese fa Nesquik ha festeggiato i 40 anni e ovviamente - come doveroso in questi casi - si è lanciata nel momento amarcord (a Milano ha organizzato anche una simpatica festa aperta a tutti i bambini). Torniamo allo spot, rivedendolo ho scoperto il predecessore di Quicky:
Riguardando lo spot mi sono riaffiorati tanti ricordi (eccomi vittima delle strategie di marketing "vintage-oriented") e mi sono ricordata di quella confezione gialla antropomorfizzata (Mister Nesquik mi dicono i comunicati stampa). Poi ci sono anche altri casi, in cui le mascotte non invecchiano e anzi, a rivederle fa sempre piacere. Queste vi dicono niente?
Anche loro le ho ritrovate al supermercato. Ho dovuto comprarle, se non altro per ragioni "di studio" (non ci credo neppure io):
A questo punto rivoglio anche il delfino di Galak:
Con i prodotti vintage il problema è proprio questo: anche se razionalmente sai che sai che è solo una strategia di posizionamento, che comprandoli non ritornerai nel passato e che comunque non sono gli stessi prodotti che ti hanno allietato l'infanzia, ci caschi comunque. E' come rincontrare un vecchio amico di famigia che non vedevi da anni... Che fai, non lo inviti a casa? Poi davanti a un caffè puoi scoprire che non avete più nulla in comune (mi è capitato con il tender che ora trovo troppo dolce), che occasionalmente ti fa piacere sentirlo oppure commuoverti ripensando ai vecchi ricordi (mi capita coi videogiochi arcade, da piccola mi hanno regalato davvero un sacco di ore allegre).
Chiudo il post con una domanda che mi faccio ogni volta che parlo dei personaggi di punta degli anni '80: ma che fine ha fatto Poochie?
Tra mini pony, hot wheels, puffi, bolle di sapone e crystal ball per un attimo ho pensato di aver imbucato col carrello un portale spazio-tempo e di essere finita negli anni '80... Certo, alcuni sono leggermente cambiati. I miny pony non sono più quei costosissimi cavallini vezzosi che hanno accompagnato la mia infanzia e i puffi sembrano prelevati dal film 3D e infilati nelle scatole:
Con il crystal ball l'illusione invece è totale:
Da persona adulta che si muove nel mondo della comunicazione e che conosce le logiche di marketing e il vantaggio dei revival (tanto per citare una delle varie analisi, ecco il punto di vista dell'accademico Vincenzo Russo), trovo affascinanti le scelte in materia di innovazione. Penso ad esempio a quanto aveva fatto discutere qualche anno fa la sostituzione del "bambino Kinder": troppo anni '80, meglio metterne uno più moderno. Apriti o cielo! Tanto per dirlo con le parole di Repubblica, che alla vicenda ha dedicato un articolo:
Risultato, una mezza rivolta su internet, con la Ferrero bombardata di email (alle quali ha risposto parlando di "volontà di conferire una maggiore dinamicità e modernità alla confezione"), dibattiti e un trafficatissimo blog messo in piedi da due adolescenti campani (www.bambinokinder.splinder.com). E con il bambino che fu che esce allo scoperto ("E' un caso se lo faccio adesso, davvero: semplicemente, sento che finalmente c'è sufficiente distanza tra quel bambino e me. Una distanza interiore, intendo") e pubblica una sua autobiografia, Das kind der schokolade. In tedesco, perché Günter Euringer è uno splendido 42enne di Monaco. E nella vita fa il cameraman, con uno studio nella capitale della Baviera e molti lavori televisivi, dall'Ispettore Derrick agli spot pubblicitari.A distanza di anni sarei curiosa di sapere qual è il vero bilancio di quella sostituzione.
Ecco un altro articolo interessante sulla questione (con le foto dei vari bimbi Kinder).
Più o meno nello stesso periodo in cui la Kinder cambiava volto alle barrette, perdevamo un altro volto, purtroppo per tutt'altre ragioni. Per me l'uomo Moretti resterà sempre il grandissimo Marcello Tusco:
Per gli over30 credo che il capitan Findus "top of mind" sia sempre John Hewer (purtroppo anche lui scomparso):
Però ci sono anche le eccezioni. Il coniglio di Nesquik (Quicky per gli ammici) nei miei ricordi è sempre stata l'unica mascotte. E invece no. Qualche mese fa Nesquik ha festeggiato i 40 anni e ovviamente - come doveroso in questi casi - si è lanciata nel momento amarcord (a Milano ha organizzato anche una simpatica festa aperta a tutti i bambini). Torniamo allo spot, rivedendolo ho scoperto il predecessore di Quicky:
Riguardando lo spot mi sono riaffiorati tanti ricordi (eccomi vittima delle strategie di marketing "vintage-oriented") e mi sono ricordata di quella confezione gialla antropomorfizzata (Mister Nesquik mi dicono i comunicati stampa). Poi ci sono anche altri casi, in cui le mascotte non invecchiano e anzi, a rivederle fa sempre piacere. Queste vi dicono niente?
Anche loro le ho ritrovate al supermercato. Ho dovuto comprarle, se non altro per ragioni "di studio" (non ci credo neppure io):
A questo punto rivoglio anche il delfino di Galak:
Con i prodotti vintage il problema è proprio questo: anche se razionalmente sai che sai che è solo una strategia di posizionamento, che comprandoli non ritornerai nel passato e che comunque non sono gli stessi prodotti che ti hanno allietato l'infanzia, ci caschi comunque. E' come rincontrare un vecchio amico di famigia che non vedevi da anni... Che fai, non lo inviti a casa? Poi davanti a un caffè puoi scoprire che non avete più nulla in comune (mi è capitato con il tender che ora trovo troppo dolce), che occasionalmente ti fa piacere sentirlo oppure commuoverti ripensando ai vecchi ricordi (mi capita coi videogiochi arcade, da piccola mi hanno regalato davvero un sacco di ore allegre).
Chiudo il post con una domanda che mi faccio ogni volta che parlo dei personaggi di punta degli anni '80: ma che fine ha fatto Poochie?
10 giugno 2012
Il matrimonio è fatto di compromessi...
Uno dei momenti che mette più a dura prova le giovani coppie è proprio l'organizzazione del matrimonio. Trovare un accordo tra le aspirazioni di lei e di lui non è sempre facile (ma è una buona palestra, visto che dopo ci sarà l'acquisto della casa e dei mobili e lì allora si riderà davvero).
C'è chi risolve il problema delegando tutto all'altro (e di solito lui, per risparmiarsi mesi di preparativi, punta sul "cara, fai tu, mi fido..." per poi avere i conati quando si trova il ristorante pieno di tulle bianco e giganteschi fiocchi di raso color glicine); c'è chi si divide i compiti e chi trova una mediazione su tutto o quasi.
Oggi mi sono imbattuta nelle foto di questa torta (qui trovate la fonte e gli sposini) e ho deciso di dedicare un post all'argomento. Questa è la vista frontale:
Da questa inquadratura sembrerebbe una torta nuziale molto semplice, dal gusto leggermente femminile (almeno considerando l'aggiunta dei fiori rosa pastello).
E invece nasconde una chicca voluta dallo sposo. Questa:
Gli appassionati della Marvel apprezzano.
C'è chi risolve il problema delegando tutto all'altro (e di solito lui, per risparmiarsi mesi di preparativi, punta sul "cara, fai tu, mi fido..." per poi avere i conati quando si trova il ristorante pieno di tulle bianco e giganteschi fiocchi di raso color glicine); c'è chi si divide i compiti e chi trova una mediazione su tutto o quasi.
Oggi mi sono imbattuta nelle foto di questa torta (qui trovate la fonte e gli sposini) e ho deciso di dedicare un post all'argomento. Questa è la vista frontale:
Da questa inquadratura sembrerebbe una torta nuziale molto semplice, dal gusto leggermente femminile (almeno considerando l'aggiunta dei fiori rosa pastello).
E invece nasconde una chicca voluta dallo sposo. Questa:
Gli appassionati della Marvel apprezzano.
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