Roma, 25 ago. (Apcom) - Se non fosse vero potrebbe essere la trama di un nuovo thriller che mischia storie di spie avvelenate, documenti top secret e multinazionali senza scrupoli. Ma purtroppo è la realtà, almeno stando al quotidiano inglese "The Independent": alcune delle più grandi aziende produttrici di tabacco hanno nascosto i risultati di alcuni esami che attestano la presenza di polonio 210 nelle sigarette. Lo studio - basato su alcuni documenti ottenuti in seguito ad un'azione legale - verrà pubblicato nell'edizione di settembre dell'American Journal of Public Health.
In tutto sono stati analizzati oltre 1,500 documenti stilati dalle multinazionali di tabacco in oltre 40 anni. Tra gli effetti documentati della sostanza radioattiva - responsabile della morte dell'ex agente Kgb, Alexander Litvinenko, ucciso a Londra nel novembre del 2006 - c'è il cancro ai polmoni e i ricercatori ipotizzano che il polonio 210 potrebbe causare l'un per cento di tutti i tumori ai polmoni nella popolazione americana.
Gli studi dimostrano come il veleno sia presente nella foglia del tabacco. Per anni gli scienziati delle multinazionali hanno tentato invano eliminarla. Falliti anche i tentativi di alterare le piante geneticamente - si legge sull'Independent - le aziende avrebbero semplicemente deciso di omettere l'informazione poiché diffondere la notizia "vorrebbe dire svegliare un gigante che dorme".
Una portavoce del British American Tobacco ha tentato - prevedibilmente - di minimizzare la notizia spiegando come il polonio 210 sia presente in ben più consistenti quantità in altri alimenti, come le fragole. La signora in questione potrebbe anche avere ragione, peccato che le fragole non abbiano gli stessi avvocati difensori.
Il fumo fa male. Lo sanno anche i bambini. C'è scritto papale papale sui pacchetti. Ma, a differenza di quanto avviene con lo smog, almeno c'è la libertà di scelta. Le cose non sono mai semplici.
Il ruolo delle multinazionali nella promozione di quest'abitudine nociva è sempre stata rilevante. In passato, grazie a consistenti finanziamenti al settore cinematografico, avevano promosso una figura di uomo "vero" sempre con la sigaretta in bocca. I cattivi non dovevano fumare - a farlo erano solo i buoni - e non un colpo di tosse si doveva udire in tutta la pellicola.
Per anni si è parlato del fascino delle voci profondi e virili, vale a dire roche per il fumo prolungato. Nel frattempo milioni di persone sono morte di tumore alla gola, alla bocca e, soprattutto, al polmone, una patologia particolarmente insidiosa perché quasi sempre priva di sintomi nella fase iniziale, più facilmente curabile.
Mi sorge spontanea un'altra domanda. Arrivati a questo punto, dopo decenni di fumo virile e rassicurante, se le multinazionali avessero ammesso che le sigarette contengono polonio 210, le vendite sarebbero crollate? E' difficile crederlo, soprattutto pensando che i rischi erano comunque noti a tutti. Ma quando il vizio è troppo forte, non resta che evitare le informazioni che renderebbero più odiosa una bionda.
Ricordo un episodio al quale ho assistito qualche anno fa. Protagonista era un vecchietto (o è più politically correct parlare di "anziano signore"?). Aveva appena acquistato un pacchetto di sigarette, con la scritta minatoria "Fumare rende impotenti". Dopo averla letta aveva chiesto con molta tranquillità al tabaccaio di cambiargli il pacchetto. Il messaggio non gli piaceva. Dovendo scegliere era molto meglio "il fumo provoca il cancro ai polmoni".
Trovate assurdo che si consumino prodotti accompagnati da benauguranti messaggi di morte? La mente umana può essere all'occorrenza volutamente distratta e smemorata. In fin dei conti, se ci preoccupassimo di tutto, smetteremmo di vivere.
Io ad esempio che tempo il fumo per i suoi effetti, passo le mie giornate davanti a un pc, in balia delle onde elettromagnetiche. Francamente non credo che non facciano nulla al mio corpo (di sicuro stare seduta 8 ore al giorno non fa bene alla mia schiena). Ma semplicemente evito di pensarci.
Se fossi sigarette-dipendente, un messaggio minatorio sul pacchetto basterebbe a farmi smettere? Probabilmente no. Ma questo non giustifica le omissioni delle multinazionali che non dando tutte le informazioni del caso, non permettono agli individui di decidere, con cognizione di causa, dei loro vizi e della loro vita
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