30 giugno 2008

Acqua: sappiamo davvero cosa beviamo?

Stanca delle bottiglie di acqua minerale (che spreco di plastica!) e stremata dal caldo di questi ultimi giorni, mi sono detta: "Perché non prendere una brocca con filtro?".
Come al solito prima di fare un acquisto - anche minimo come questo - mi sono documentata in Rete.
Ho scoperto che forse così utili le brocche a carboni attivi non lo sono. Meglio l'acqua di rubinetto.

Secondo Altroconsumo, le caraffe con filtro non solo non servono a migliorare la qualità dell'acqua di rubinetto, ma se è possibile la peggiorano pure, rilasciando ammonio, nitriti e incrementando la carica batterica.
Vai all'indagine completa.

Ci preoccupiamo dell'aria che respiriamo, del cibo che mangiamo... Ma pensiamo mai all'acqua che beviamo? E' una componente fondamentale della nostra vita, eppure non sappiamo cosa c'è nel nostro bicchiere.
Un articolo pubblicato su politicadomani.it è utile per capire la situazione:
vai all'articolo
Si scopre così che se l'acqua del rubinetto può non essere sicura, quella minerale lo è ancora meno.
La situazione è stata per anni talmente grave che nel 1999 l'Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l'Italia: le nostre acque minerali in bottiglia erano le più inquinate d'Europa.

L'acqua di rubinetto subisce controlli molto più frequenti e più dettagliati rispetto a quella in bottiglia. Le aziende che commercializzano l'acqua minerale (che costa 500/1000 volte più dell'acqua di rubinetto), per legge devono ripetere i controlli anche una sola volta ogni 5 anni.
C'è poco da star tranquilli quindi anche comprandola in supermercato. La plastica dei contenitori, ad esempio, può rilasciare sostanze tossiche in condizioni luce/calore non ottimali. Avete mai visto bottiglioni pieni al sole? Ecco, quello non è per niente sano. E non si sa neppure cosa avvenga durante il trasporto su gomma...
La rivista del Trekking non ha usato mezzi termini quando ha denunciato "la grande truffa dell'acqua minerale":
I proprietari delle acque minerali pagano cifre irrisorie per le concessioni di prelievo delle acque e fanno guadagni elevatissimi.
Un gigantesco, inutile mercato sostenuto dai grandi business dell'industria alimentare, ma anche dalle grandi società di autotrasporto, dai produttori di plastica, dalle principali agenzie di pubblicità.
I camion che spostano acqua da un punto all’altro della penisola rappresentano uno dei grandi “affari” dell’autotrasporto: stiamo parlando di circa 600.000 viaggi su Tir.
Ma non è tutto: miliardi di contenitori di plastica devono poi essere smaltiti, aumentando notevolmente il mostruoso giro di soldi che ruota intorno all’acqua in bottiglia.

Insomma, meglio l'acqua di rubinetto? Dipende sicuramente dall'acquedotto e dallo stato delle proprie tubazioni.
Teniamo conto che:
- non tutte le città e le zone metropolitane hanno depuratori;
- nelle zone agricole si è registrato qualche caso di contaminazione da pesticidi;
- sono impiegati trattamenti chimici disinfettanti (cloro) che lasciano residui, che s'impennano nelle ore di trattamento;
- passa attraverso tubature a volte vecchie e rugginose.
Non rimane che l'acqua filtrata, che però va consumata in breve tempo (a meno di non voler aumentarne la carica batterica) e si può ricavare solo con un impianto d'osmosi inversa casalingo. L'investimento non è però trascurabile.
A voi la scelta...

25 giugno 2008

A grande richiesta... tatuaggi con farfalle

Una delle chiavi più ricercate in questo blog – inaspettatamente, visto che non riesco a ritrovarla nelle prime pagine di Google - è “tatuaggi farfalle”.
Navigando in Rete ho scoperto (ma è stata solo una conferma) che è uno dei più richiesti dalle donne. Superficialmente potrei dire che le farfalle si prestano all’attività artistica: sono armoniose, colorate e possono essere personalizzate con grande facilità. È un soggetto poliforme (e policromo). E chi è alla ricerca di una giustificazione concettuale - per non far apparire la propria scelta come dettata solo dalla moda o dall’estetica - può sempre dire che le farfalle sono simbolo di cambiamento e trasformazione. Il tatuaggio di una farfalla potrebbe sottolineare il momento del passaggio dalla giovinezza all’età adulta.

In Rete c’è anche una classifica dei posti ideali dove collocare il tattoo: spalla, vita, polsi, caviglie.





Per chi invece è alla ricerca di spunti, ecco alcune possibili stilizzazioni che si prestano a essere tatuate sulla pelle:





A chi preferisce i tribali, segnalo questi:



Al di là della stampa sulla pelle, le farfalle sono splendidi insetti che fanno volare la fantasia. Non un caso che nel mondo fantasy ricco di fate e fatine, le loro ali colorate ricompaiano in molteplici forme...
Ecco ad esempio la versione realizzata da Luca Tarlazzi


Basta fare una ricerca su google images con keyword "fate" per avere conferma che gli illustratori amano le ali delle farfalle (e degli insetti in genere). Vedere per credere!

24 giugno 2008

Aperto il processo alle balene

Sono una delle principali vittime della pesca insensata dell'uomo e del degrado degli oceani. E ora devono pure farsi carico di un'accusa pesantissima, che legittimerebbe ulteriormente il loro sterminio: le balene tolgono il pane di bocca agli abitanti dei Paesi in via di sviluppo. Ho detto pane? Volevo dire pesci. Vi suona strano, parlando di mammiferi planctivori? Beh, allora leggete quanto segue - tratto da Repubblica - e indignatevi:
Il processo alle balene è iniziato. L'accusa, rappresentata dai tre grandi paesi cacciatori - Giappone, Norvegia e Islanda - sostiene che i grossi cetacei "rubano" i pesci ai paesi in via di sviluppo intaccando le risorse ittiche dei mari. La difesa, rappresentata dal Wwf, replica affermando che la denuncia è "assurda". Lo scontro si annuncia feroce al sessantesimo summit della Commissione baleniera internazionale che si apre oggi a Santiago del Cile presenti ottanta paesi.

La prima questione sul tavolo sarà proprio il calo delle risorse ittiche. "Giappone, Norvegia e Islanda - spiega Massimiliano Rocco, responsabile del programma Traffic e specie del Wwf Italia - continuano ad affermare che i cetacei stanno intaccando le risorse ittiche dei nostri mari, causando un calo del pescato. Assurdo. La colpa è dell'uomo e della pesca selvaggia. La tesi dell'accusa serve solo per giustificare la caccia alle balene e per sviare l'attenzione dal vero problema, quello della pesca che sta letteralmente ripulendo i mari, provocando un calo preoccupante di tonni, merluzzi e salmoni".

Passiamo a un lancio Agi del 23 giugno (ieri)
"In Giappone due attivisti innocenti, che hanno dimostrato come la ricerca scientifica sia solo una copertura, sono in galera senza alcuna accusa formale, mentre chi uccide le balene per profitto e non certo per la scienza e' ancora a piede libero". Greenpeace chiede all'IWC di adottare anche misure immediate per ridurre altre minacce alle balene prodotte dall'uomo, come l'inquinamento, i rumori subacquei e i sonar, le collisioni con le navi, i cambiamenti climatici e soprattutto l'uccisione accidentale nelle reti da pesca, invece di perder tempo a discutere di maggiori quote di caccia. Soltanto le reti uccidono 300,000 balene e delfini ogni anno - uno ogni novanta secondi. Ad esempio, in Italia continua l'uso illegale delle reti derivanti (le cosiddette spadare) che ogni anno uccidono decine di cetacei: soprattutto capodogli e stenelle.

La verità - come unica interpretazione che ti colpisce con la sua forza come un pugno in faccia - non esiste. Ecco perché conviene sempre sentire due campane, quella del cacciatore e quella del difensore della preda. Ma, francamente, si può credere che una creatura che vive negli oceani da millenni, che si nutre di plancton e non di pesci, sia la causa della distruzione del mondo sommerso?

23 giugno 2008

Brainstorming ed epilessia

Brainstorming? No, “thought showers”. L’Officials Tunbridge Wells Borough Council in Kent ha bandito l’espressione tanto popolare nelle aziende di tutto il mondo, perché la trovava “offensiva” per epilettici o persone con problemi mentali.
Camminando sulle uova a volte si esagera, scivolando quasi nel ridicolo. Perfino la National Society for Epilepsy ha preso le distanze, sostenendo che nessun epilettico si è mai risentito dell’espressione “brainstorming”. Ma un portavoce del consiglio ha ribattuto: “Noi teniamo in debito conto la conoscenza della diversità”.
Ma pesare eccessivamente le parole per non offendere le persone con malattie o handicap di qualche tipo, non è un primo modo per discriminarle? Non è un continuo riconoscimento della loro diversità?

20 giugno 2008

Maturità, la figuraccia del ministero e la morte della cultura

Un tempo la sinistra era avvolta da un’aura d’intellettualismo, cultura. Storia vecchia. Gli errori nelle tracce della recente maturità, eredità dello scorso Governo, ha dimostrato che le cose sono notevolmente cambiate.
Partiamo dalla prima prova. Il ministero non solo è andato a pescare un frammento di Ossi di Seppia poco rappresentativo della splendida poesia di Montale, ma ne ha perfino stravolto il significato. Nella traccia si chiedeva infatti di parlare del “ruolo salvifico e consolatorio della figura femminile”. Peccato che i versi fossero dedicati a un vecchio amico, non a una donna. Forse il ministero si è confuso: pensava di parlare di Dante Alighieri, sorteggiato lo scorso anno. Anche quella volta, però, la traccia non fu esente da errori. E giù polemiche...
Con la seconda prova non è andata meglio: errori nella prova di greco, orrori in quella d’inglese. Un commissario interno ha visto la sua lingua madre umiliata nella traccia per l’istituto turistico, dove ci si era dimenticati di genitivi sassoni e di coniugazione dei verbi. Un po’ come sentir dire, in una drogheria straniera, “Prosciutto parma essere buono”. Soprattutto nelle tracce della maturità.

Alcuni hanno “giustificato” il ministero dicendo che si è trattato di un banale “copia-incolla” frettoloso. Vista l’importanza dell’esame di Stato, avrebbero anche potuto impegnarsi un po’ di più. Avrebbero potuto mostrare un minimo di rispetto per gli studenti - trattati come al solito da “bamboccioni” -, per i professori – screditati da un sistema che annulla i loro sforzi e la loro voglia di migliorare - ma soprattutto rispetto per la cultura che, anche grazie a simili manifestazioni di disistima, in Italia è ormai considerata un limite più che un arricchimento.
Come al solito manca la lungimiranza. Il futuro di un Paese è legato alle nuove leve, chiamate in futuro a governare o a esercitare il potere democratico. Se questa è la scuola che possiamo offrire ai giovani, il domani sarà abbastanza grigio.
Altro che “generazione mille euro”.

19 giugno 2008

Heidi ha un nuovo look. Perché?




Da Tgcom del 16 giugno

Un nuovo cartone per Heidi
Su Italia1 la saga della bimba svizzera
Un tv movie di animazione per raccontare la storia della piccola orfanella a cui "sorridono i monti": è Heidi, in onda in prima visione tv il 17 giugno alle 21:10 su Italia1. Tradotto in 50 lingue, venduto in più di 100 milioni di copie nel mondo, il romanzo scritto da Johanna Spyri nel 1880 sulla storia della bimba svizzera è ancora oggi uno dei più celebri, inesauribile fonte anche per la tv.

Molto più magra, molto meno "puccettosa", con lentiggini al posto delle gote rosate. L'Heidi del nuovo millennio non può reggere il confronto con quella passata. Serviva davvero questo nuovo look? Che c'era da aggiungere alla splendida serie coprodotta da Giappone e Germania (lo sapevate?) negli anni Settanta?

18 giugno 2008

Sai cosa si nasconde dietro la tua bolletta?

Sappiamo di essere il popolo più tassato d'Europa.
Lo diceva anche Totò nei Tartassati, e oggi le cose non vanno meglio.
Ogni volta che si fa il pieno di benzina verde il 55% di quello che paghiamo non va nel serbatoio ma allo Stato. A far lievitare le accise dei carburanti è perfino la campagna d'Etiopia, terminata nel 1936. Che dire poi delle bollette dell'elettricità dove, nascoste tra voci all'apparenza innocue, si nascondono sovvenzioni davvero curiose?
Vediamo un po' l'approfondimento di Massimo Sideri sul Corriere della Sera di oggi:

Il puzzle bollette. Tasse e vecchi debiti
Elettricità e gas, 480 euro in più a famiglia

Guardare che cosa c'è dietro ai prezzi dei prodotti italiani dell'energia è un po' come aprire un vaso di Pandora: all'interno si scoprono voci bizzarre, che potrebbero addirittura avere un risvolto comico se non si traducessero automaticamente in un prelievo di denaro dalle tasche delle famiglie. Così è ad esempio per l'accisa che grava sul prezzo dei carburanti, che contiene una serie di prelievi che, in ordine temporale, vanno dal finanziamento della guerra di Etiopia del 1935 fino al contributo per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 passando per il Vajont, il Belice, l'alluvione di Firenze e altro. Imposte che si sono stratificate nel tempo e hanno contribuito a far sì che il 55% del prezzo del litro di benzina verde, o il 45% di quello del gasolio, sia costituito da tasse, Iva inclusa. Un discorso simile si potrebbe fare anche per la bolletta del gas, dove per i clienti «domestici» sotto i 200 mila metri cubi l'anno — soprattutto per le famiglie — sono sempre le imposte a fare la parte del leone: nella tariffa ricalcolata ogni trimestre dall'Autorità per l'energia, pesano per il 38%, come il costo della materia prima, il gas, che incide per il 37%. Il resto serve a remunerare l'«industria », dal trasporto allo stoccaggio fino alla commercializzazione all'ingrosso o al dettaglio. E considerando che il prezzo internazionale del gas è legato a filo doppio a quello del petrolio, non stupisce che negli ultimi anni il costo della materia prima sia quasi raddoppiato, passando dai 12,8 centesimi al metro cubo di inizio 2004 ai 21,65 di fine 2007 (sui 67,56 totali).

Un andamento che si è portato dietro, al rialzo, anche quello delle tasse. E' però con la bolletta elettrica che la metafora del vaso di Pandora trova la sua corrispondenza migliore. Come si legge nel libro Il prezzo da pagare, scritto a quattro mani da Stefano Agnoli e Giancarlo Pireddu (Baldini Castoldi Dalai editore) in quelle due-tre paginette che ogni due mesi vengono recapitate al domicilio degli italiani si trova il riassunto di qualcosa di più del semplice sport nazionale che è stato l'inasprimento della stretta fiscale. Nelle sue voci si trova il conto per ognuna delle scelte fatte nell'ultimo mezzo secolo di politica energetica di questo Paese. Si tratta dei cosiddetti «oneri di sistema», che pesano per un bell' 8,2% su quanto viene pagato, anche se il peso maggiore è riservato al costo di produzione (64%), al costo delle infrastrutture (14%) e alle immancabili tasse (un altro 14%). Così, mentre si parla di rilanciare un nuovo programma nucleare italiano, pochi utenti sono consci che con la «componente A2» della bolletta elettrica le famiglie ripagano ancora i costi per lo smantellamento delle quattro «vecchie» centrali nucleari avviato dopo il referendum del 1987. Si tratta di uno dei tanti paradossi nazionali dell'energia: l'uscita repentina dalla produzione (e vendita) di elettricità di fonte atomica ha impedito di accantonare nel tempo, come avviene normalmente nel resto del mondo, le risorse finanziarie per spesare il «decommissioning » degli impianti. E così non è rimasto che addebitarle in bolletta: dal 1987 al 2024, l'anno della bonifica dell'ultimo sito (ma solo se ci sarà anche il deposito nazionale delle scorie), l'onere può essere calcolato in circa 12 miliardi di euro, caricati centesimo per centesimo su ogni chilowattora consumato. Un prelievo che per il 2007 valeva circa 280 milioni e nel 2008 sarà di 520 milioni. E che dire della «componente A3» della bolletta medesima, voce che racchiude uno dei più rilevanti trasferimenti, non immediatamente manifesti, che avvengono dalle tasche dei consumatori in favore di aziende elettriche e imprese? Sotto questa voce i contribuenti italiani finiranno per finanziare nel periodo 1992-2021 le industrie che vendono al Gestore del sistema elettrico (Gse) dell'energia formalmente prodotta con fonti «pulite» (e rinnovabili) ma che in realtà deriva da normali, e inquinanti, fonti fossili ed è ottenuta persino con i residui pesanti della raffinazione del petrolio, il cosiddetto «tar». Un'operazione che costerà alle tasche dei consumatori 12 miliardi di euro. Si tratta del risultato del cosiddetto provvedimento «Cip6» varato nel 1992: all'indomani dell'improvvisa uscita dal nucleare l'Enel fatica a venire incontro alla domanda di energia e a coprire i consumi. Ecco allora che si fa ricorso all'industria privata, a coloro che hanno continuato e produrre elettricità per il proprio consumo anche dopo la nazionalizzazione del 1962-63. Si decide cioè di incentivare dell'elettricità prodotta da fonti «rinnovabili» e «assimilate», ovvero sole, vento, acqua, risorse geotermiche, maree, rifiuti e biomasse. Ma dietro alla burocratica definizione di «assimilate» si nascondono risorse fossili destinate a impianti di cogenerazione (cioè energia e calore insieme).

Un contratto «Cip6» è assai lucroso: gode di otto anni di incentivi e può durare fino a vent'anni. La mano pubblica deve ritirare quell'energia pagandola a prezzi fuori mercato. La differenza con ciò che ne ricava vendendola sul mercato da dove arriva? La risposta è semplice: dalle bollette. Il conto recente? Più di tre miliardi di euro l'anno negli ultimi anni, circa 3,3 miliardi nel 2007 e 3.160 milioni nel 2008. Le sorprese della bolletta non si fermano qui, perché alla successiva voce «A4» sono conteggiate alcune agevolazioni, come quelle riconosciute a soggetto come le ex Acciaierie di Terni (Acciaierie ThyssenKrupp, Cementir e Nuova Tic), la Alcoa per gli stabilimenti di Porto Vesme e Fusina, e le Ferrovie dello Stato come risarcimento per le centrali idroelettriche trasferite senza indennizzo all'Enel al momento della nazionalizzazione. Proseguiamo: ci sono le voci «A5» (ricerca di sistema) e quella «A6». Quest'ultima merita attenzione, perché attiene anche ai risarcimenti da riconoscere all'Enel dopo la liberalizzazione del mercato del '99, come compensazione per gli investimenti non redditizi dovuti al «servizio universale» da offrire in tutto il Paese.

Ma all'interno di questi costi che gravano sulle spalle dei consumatori c'è anche quello relativo agli oneri in più per il gas naturale importato dalla Nigeria. Fu un caso spinoso: il gas doveva arrivare direttamente in Italia a Montalto di Castro, ma lì il rigassificatore non si riuscì a fare. Per evitare di pagare salate penali l'ente elettrico convinse i francesi di Gaz de France a prenderlo in Bretagna e a fare uno scambio con l'Eni. Un favore a pagamento, ovviamente. Scaricato dove? In bolletta: nel 2007 ha pesato per 150 milioni. In bolletta si trovano anche le componenti «Mct» (compensano i comuni che ospitano depositi di scorie radioattive), la voce «Int» (finanzia gli sconti praticati ai grandi utenti che accettano l'interruzione delle forniture in caso di eventi eccezionali) e la «Uc4», che tiene in vita imprese elettriche minori risparmiate dalla nazionalizzazione: quelle sulle isole distanti dalla costa, ma non solo, visto che c'è anche Capri. Ce n'è insomma per tutti i gusti. Ma poteva mancare la beffa finale? Sugli «oneri di sistema», che sono definibili come elementi «parafiscali», se non fiscali del tutto, le famiglie pagano anche le tasse. Un paradosso che fa finire altri 700 milioni di euro l'anno nelle casse dello Stato.

Rifletteteci la prossima volta che spulciate una bolletta o fate il pieno. Il costo del petrolio può anche aumentare. Ma invece di puntare sulla discutibile (vedi il parere dell'Aduc) Robin Hood Tax, perché non svecchiare le voci che fanno lievitare le accise?

17 giugno 2008

Dragone foglia


Ho trovato questa foto sull'Independent e mi ha subito incuriosita.
Il soggetto mi sembrava evidentemente un cavalluccio marino, eppure il giornalista lo definiva "sea dragon". Ho scoperto così che esiste una categoria di ippocampi denominata "dragone foglia", per giunta a rischio d'estinzione. Nella foto uno splendido esemplare maschio alle prese con le uova della sua compagna. Le riconoscete? Sono quelle microscopiche sferette rosa attaccate alla sua coda.

16 giugno 2008

Portachiavi con pesce rosso (momentaneamente) vivo

Spero che sia una trovata in stile "Bonsai Kitten" ma ho il timore che sia vera. In Cina, in occasione delle Olimpiadi, stanno vendendo dei portachiavi con all'interno dei pesciolini rossi. A meno che l'acquirente, mosso a pietà, non li liberi quanto prima, la loro sorte è segnata. La denuncia su WeirdAsianews.
Che in Cina non ci sia rispetto per i diritti degli animali lo dimostra questo ennesimo abuso. Nel quartiere di Qingdao i venditori stanno vendendo portachiavi a forma di cuore con all'interno un pesciolino rosso vivo. Dal momento che sono totalmente sigillati, il pesce non ha modo di respirare e nutrirsi. Può vivere solo poche ore. Ovviamente non si tratta di un gadget originale delle Olimpiadi, ma viene venduto con il simbolo dei Giochi
.

Rimango sempre inorridita davanti alla mancanza di rispetto per le altre forme di vita, anche le più piccole e fragili. Il tutto per puro guadagno economico.
Recentemente ha fatto scalpore la denuncia di una donna che uccideva criceti, conigli, gamberi ed altri piccoli animali schiacciandoli con i suoi tacchi. Li filmava e vendeva la loro agonia agli appassionati del genere. Ma i soldi - o meglio la mancanza di moralità e di scrupoli - ci hanno abituato a vicende anche peggiori, che coinvolgono bambini, anziani, donne e uomini di tutto il mondo. Dove c'è una vittima c'è sempre un carnefice...

13 giugno 2008

Stop global warming - 4

Fa un tatuaggio sul braccio del padre. Ma l'artista ha solo 5 anni

La piccola Emilie Darrigade potrebbe aver conquistato un suo spazio nel libro dei Guinness dei Primati. A soli 5 anni è infatti diventata la più giovane tattoo artist: sotto la supervisione di un professionista, Robin Labreche, la bambina ha infatti completato il disegno di un’ape sul braccio del padre, tra lo stupore e l’ammirazione degli altri clienti dello studio. Si è così meritata un articolo sul The Sun.















Il soggetto del tatuaggio – un ape - è stato scelto dalla stessa Emilie, soprannominata dal padre “Bumble Bee”. Il tutto non è però stato premeditato: è iniziato quasi per scherzo.
“Emilie era seduta sulla sedia quando Robin le ha chiesto se le sarebbe piaciuto finire il tatuaggio colorando le parti gialle – ha spiegato Dave, il padre della piccola -. Lei ha accettato e così le hanno dato i guanti e con le istruzioni di Robin ha riempito l’intero disegno senza sbavature. È impressionante se si pensa al peso della macchina per tatuaggi”.
Un futuro nell’industria dei tatuaggi? Forse. Il padre non ha dubbi: “Emilie è sempre stata interessata a tutte i mezzi artistici ed è sempre incuriosita dalle nuove forme d’arte”. Non male per una bambina di soli 5 anni.

11 giugno 2008

Nucleare in Slovacchia, Greenpeace contro Enel


Dalla newsletter di Greenpeace Italia.
Greenpeace ha realizzato un video per chiedere a Enel di rinunciare a un progetto costoso e pericoloso: il completamento dei vecchi reattori nucleari 3 e 4 di Mochovce, in Slovacchia. Si tratta di reattori sovietici di seconda generazione anni ’70 che non hanno alcun guscio di contenimento in grado di proteggerli da incidenti gravi, come l’impatto di un aereo.

10 giugno 2008

Test ai parlamentari, Iene condannate


(Ansa) Hanno violato le regole sulla privacy raccogliendo campioni organici di 50 deputati e 16 senatori per fare un test su eventuali tracce di stupefacenti. Per questo la Cassazione ha confermato la pena inflitta a Davide Parenti, autore del programma 'Le Iene', e alla 'iena' Matteo Viviani, che avevano patteggiato davanti al gup di Roma nell'ottobre scorso la condanna a 5 mesi e 10 giorni di reclusione, convertita in pena pecuniaria.
La Suprema Corte (terza sezione penale, sentenza n.23086) ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dagli imputati, che avevano ideato un servizio televisivo (mai andato in onda) in cui, attraverso un tampone, erano state prelevate particelle di sudore su diversi parlamentari. I campioni organici erano dunque stati analizzati, senza il consenso degli interessati e l'autorizzazione del Garante per la privacy, e alcuni politici erano risultati positivi al test antidroga.
"Il giornalista - ricordano gli 'ermellini' - deve rispettare i limiti del diritto di cronaca, in particolare, quello dell'essenzialita' dell'informazione riguardo a fatti di interesse pubblico" e "puo' trattare i dati personali relativi a circostanze o fatti resi noti direttamente degli interessati o attraverso un loro comportamento pubblico". Questa condizione, pero', non e' stata rispettata da 'Le Iene', poiche' "i campioni biologici sono stati carpiti con un comportamento ingannevole e fraudolento". Gli imputati, inoltre, osservano ancora i giudici di 'Palazzaccio', "hanno diffuso la notizia che alcuni senatori e deputati, pur rimasti anonimi, erano positivi all'analisi per l'individuazione di sostanze stupefacenti" e in tale situazione "tutti i parlamentari potevano essere indiscriminatamente sospettati di assumere stupefacenti con la conseguenza che ogni membro del Senato o della Camera dei Deputati, nonche' l'istituzione parlamentare, ha subito un nocumento alla sua immagine pubblica ed onorabilita'".

Resta da capire come mai le Iene non siano state condannate anche per i test compiuti nelle discoteche. Stessa formula ma reazioni molto diverse. "Tutti i parlamentari potevano essere indiscriminatamente sospettati di assumere stupefacenti con la conseguenza che ogni membro del Senato o della Camera dei Deputati, nonche' l'istituzione parlamentare, ha subito un nocumento alla sua immagine pubblica ed onorabilità" dicono gli ermellini. Ma perché il discorso non si può applicare anche ai frequentatori delle discoteche? Essendo anonimi, non possono essere tutti accusati di fare uso di droga?

9 giugno 2008

Omaggio a Dino Risi

Nel giorno dell'addio a Dino Risi, un personalissimo ringraziamento per i capolavori che ha regalato al nostro cinema. Ecco alcuni episodi tratti da uno dei miei film preferiti, I Mostri: a 45 anni dalla sua creazione, è ancora attualissimo. Un film a episodi brevissimi, quasi frammenti che però riescono a cogliere l'italica fauna nella loro complessità.


L'educazione sentimentale


L'agguato


I due orfanelli


Come un padre


Il sacrificato


Scenda l'oblio (purtroppo non sono riuscita a trovare l'episodio senza il commento politico iniziale)

6 giugno 2008

Da omelette ad animale domestico: la storia dell'emù Osborne

Da piccola, rompendo un uovo, mi sono ritrovata nel piatto un pulcino malformato. Ancora oggi, quando mi preparo a rompere il guscio, trattengo il fiato. Non è uno dei cento ricordi che vorrei tenere, ma non riesco a sbarazzarmene. Oggi, su Ananova, ho trovato una notizia che me l'ha riportato - nuovamente - alla mente. Ma al protagonista di questa storia le cose sono andate meglio che al pulcino abortito della mia infanzia.

Una signora inglese, Gillian Stone, ha comprato 3 uova di emù destinate a usi alimentari. Invece di farsi una frittata, ha pensato di inserirle in un'incubatrice. Dopo 52 giorni, dall'unico uovo fecondato è uscito Osborne. "Era destinato a diventare un'omelette e invece ora è un emù" ha spiegato la donna, che nella sua vita ha avuto ogni tipo di animale domestico, dalle pecore ai polli. Per un certo periodo nella sua doccia c'era perfino una papera. In futuro il piccolo Osborne potrebbe avere un compagno di giochi. Un'altra storia a lieto fine per un altro uovo.

5 giugno 2008

Autolesionismo o arte?


Piercing e tatuaggi sono una forma di autolesionismo o di arte, nella sua forma più carnale e pulsante? Purtroppo spesso e volentieri si risolvono in una semplice moda. In estate è un proliferare di tribali e di farfalle o stelle, nei posti mediamente più prevedibili.
Ma non sempre è così. Per qualcuno tatuarsi la pelle o farsi un piercing - per non parlare delle scarificazioni o degli innesti di silicone - è un modo per comunicare, per sentirsi parte di un gruppo. Ma c'è anche chi usa la pelle altrui come se fosse una tela da dipingere o un pezzo di creta da forgiare.

A Cinemi 2007, durante una serata dedicata ai corti della Naba, ho potuto seguire un documentario davvero ben riuscito su Alexander Fuser, body artist che non usa colore e pennelli ma piercing e pezzi di metallo. Oggi ho per caso ritrovato il filmato su Youtube. Ecco come potrebbe essere un angelo "postmoderno".

4 giugno 2008

Basta con la frutta scomoda. Abbasso le arance

L’arancia ha sempre meno estimatori. Lo ha segnalato oggi The Independent in un lungo articolo dedicato al frutto millenario. In Europa si vende sempre meno. Ma in fin dei conti è colpa sua: è troppo difficile da sbucciare. E il declino della buona e vecchia arancia deve far riflettere sui nostri stili di vita.
In Inghilterra, patria del quotidiano, il cibo viene consumato – non credo si possa dire “mangiato” – in circa 15 minuti. Non c’è ovviamente tempo per pelare un’arancia: già tanto se si riesce a masticare decentemente. Senza contare il fastidio di togliere la "pelle" e pulire a fondo gli spicchi. Troppa fatica. Sorte simile tocca anche alle patate.

Sempre dal sito dell'Independent, un tool interessante per calcolare il proprio impatto ambientale:
http://independent.footprint.wwf.org.uk/
Allora, di quanti pianeti avrete bisogno?

3 giugno 2008

Inventore delle Pringles, le sue ceneri in un barattolo di chips

Gli oggetti sono "neutri": non hanno un vero significato se non quello che gli attribuiamo sulla base della nostra esperienza o delle convenzioni sociali. Se un alieno arrivasse sulla terra, come potremmo spiegargli il significato di simboli che per noi sono praticamente scontati? Una croce, un cuore o - ancora più profano - il marchio di MacDonald o della Nike?
Un tubetto di Pringles non è altro che un contenitore di junkfood. Ma, per il suo inventore, quella confezione per nulla sacra - un oggetto che buttiamo nella spazzatura senza troppo raccoglimento - era tutto. Era il suo orgoglio. Quale luogo più degno di contenere le sue ceneri?

(Apcom) Croccanti, classiche, speziate, aromatizzate. Amate da giovani e adulti, capaci di soddisfare tutti i gusti. Le patatine Pringles sono ormai divenute celeberrime in tutto il mondo. Ma ciò che le distingue veramente dalle altre è l'apparenza. Che in questo caso coincide con la confezione: una scatola cilindrica davvero inconfondibile. Ideata e brevettata da Fredric J. Baur, che ovviamente ne andava molto fiero. Al punto da avanzare una bizzarra richiesta ai suoi figli: avere la certezza che, una volta defunto, le sue ceneri fossero tumulate dentro una confezione delle famose 'chips'.

Detto, fatto. Baur, originario di Cincinnati, è scomparso lo scorso 4 maggio all'età di 89 anni. Adesso i suoi eredi hanno annunciato di avere soddisfatto i desideri del padre. Le sue ceneri sono state versate dentro un barattolo di Pringles e sono state interrate al cimitero Arlington Memorial Gardens di Springfield Township, nell'Ohio. Solo una parte, però. Perché le ceneri rimanenti, Linda, una nipote di Baur, le ha volute tenere per sé. Le conserva in memoria del nonno in Mississippi. In una normalissima urna, s'intende.

2 giugno 2008

Tumore al polmone, un test predice il rischio

Il tumore al polmone è ancora oggi uno dei più letali. Colpa delle diagnosi tardive: la malattia può procedere anche molto lentamente ma tende a manifestarsi solo a uno stadio molto avanzato.
Una buona notizia arriva da un nuovo studio tedesco. Ecco l'Ansa di oggi.
Un semplice test del sangue per individuare il tumore al polmone nella sua fase iniziale e predire il rischio che un soggetto fumatore ha di ammalarsi di tale patologia nell'arco dei successivi due anni. Il test si basa sull'individuazione di una particolare 'impronta' genetica, che i ricercatori hanno riscontrato essere presente in coloro che hanno poi sviluppato la neoplasia.

Non è ancora una realtà, ma i primi risultati della sperimentazione del nuovo test sono molto incoraggianti. A metterlo a punto, i ricercatori dell'Università di Colonia, guidati da Thomas Zander, che ha illustrato i primi, positivi dati della sperimentazione in corso al congresso della Società americana di oncologia (Asco), in svolgimento a Chicago. Un risultato definito "entusiasmante", anche se si è ancora in una fase preliminare degli studi e gli esperti invitano alla prudenza.

Ma i primi dati, affermano i ricercatori tedeschi, sono senza dubbio incoraggianti. Il test, spiega Zander, "é risultato sensibile e capace di identificare il tumore al polmone in uno stadio molto precoce, negli individui fumatori, ma anche di predire il rischio di insorgenza per un periodo di due anni". Come? Utilizzando appunto "l'impronta" del Rna. In altre parole i ricercatori hanno individuato il 'marchio genetico' che caratterizza i soggetti malati di tumore al polmone, e lo hanno fatto comparando i linfociti del sangue di un gruppo di pazienti con quelli di un gruppo di individui sani. Individuati i geni 'spia' del tumore, hanno quindi esaminato un campione di soggetti fumatori sani e, in alcuni di essi, hanno riscontrato la presenza degli stessi geni spia. Proprio questi soggetti, nell'arco dei successivi due anni, hanno sviluppato nella maggioranza dei casi la patologia. Il grado di accuratezza del test, afferma Zander, è dell'88%.

Un risultato importante, soprattutto alla luce di un dato: solo il 15% dei pazienti affetti da cancro al polmone sopravvive e la sopravvivenza media é di circa due anni. La causa sta proprio nella diagnosi tardiva, dal momento che questo tipo di tumore è diagnosticato quando è già in fase avanzata. Riuscire ad avere una diagnosi precoce - proprio quello che il test in sperimentazione promette - significherà dunque poter mettere a punto una strategia terapeutica per migliorare notevolmente la sopravvivenza di tali pazienti. "Quello che ora abbiamo fatto - precisa Zander - è identificare nel sangue il preciso profilo genetico del cancro al polmone, prima che la malattia si manifesti clinicamente".

Naturalmente, ha aggiunto però, "ulteriori studi sono necessari, anche se i primi risultati lasciano ben sperare". Una prospettiva interessante anche secondo l'esperto in tumori polmonari Cesare Gridelli, direttore della divisione di oncologia medica dell'ospedale Moscati di Avellino: "Puntare all'identificazione del profilo genico che predice il rischio di sviluppare il tumore del polmone è senza dubbio un traguardo a cui lavorare. Si tratta però - conclude l'esperto - di una prospettiva non immediata e che richiederà ulteriori, importanti sperimentazioni".