28 maggio 2008

Laureati disoccupati? Forse è colpa delle troppe lodi

Ma se tutti prendono sempre il massimo dei voti, chi può essere il migliore?
(Apcom) In Italia uno studente su tre termina la laurea triennale con la votazione massima di 110, ma non sempre merita una valutazione così alta: secondo il sito lavoce.info il fenomeno deriverebbe dal punteggio troppo elevato attribuito alle tesi di laurea e dalla possibilità di inserire nel curriculum accademico insegnamenti "complementari" che nel computo finale valgono come quelli fondamentali. Secondo l'articolo, scritto da Salvatore Modica, la possibilità di prendere 110 al termine del primo triennio determinerebbe un appiattimento verso l'alto e un mancato aiuto al mondo del lavoro interessato ad interpretare al meglio le competenze del laureato.

"Se il voto più alto è così frequente - sostiene Modica, docente di Economia Politica presso l'università di Palermo - non dà alcun segnale al mondo del lavoro: hai preso 110? Bene, ma lo prende uno studente su tre. La causa di questa estrema anormalità nella distribuzione è il punteggio attribuito alla tesi di laurea, che fa appiattire sul 110 quasi tutti i laureati che negli esami hanno ottenuto una media da 27 in su".

Ma ad essere "sbilanciata verso l'alto" sarebbe anche "la distribuzione dei voti per esame: infatti considerando solo le materie più importanti - fa sapere l'accademico economista - si ottiene una più significativa distribuzione normale". "Lo studente - continua Modica - si può accontentare di un 23 in una materia difficile e poi 'aggiustare' la media con molti 30 nelle 'materie cuscinetto'. Tuttavia, il meccanismo è noto ai potenziali datori di lavoro, che infatti prendono in considerazione solo i voti nelle materie significative".

I dati emergono dalla distribuzione dei voti di laurea dei 20 mila intervistati nell'indagine occupazionale Stella - Statistica in tema di laureati e lavoro - sui laureati 2004 e 2005: un'iniziativa interuniversitaria nata nel 2002 che ha coinvolto diversi atenei italiani, da Bergamo a Palermo, passando per Milano, Pisa e Napoli. Modica ha poi utilizzato più di 100 mila laureati nelle Facoltà di Palermo, dove la distribuzione dei voti di laurea ancora peggiore: quasi uno studente su due 'conquista' il fatidico 110.

Il docente propone quindi quella che potrebbe essere la soluzione per avere delle votazioni finali più eque: "la tesi - continua il docente universitario - potrebbe essere vista come un esercizio finale di stesura relazione, e considerata alla stessa stregua delle altre materie. Così facendo la valutazione finale dello studente rifletterebbe la sua media nel corso degli studi, che tipicamente presenta una distribuzione più normale". Ed anche le votazioni degli esami potrebbero essere rivisti dando un minore 'peso' a quelle materie la cui media di voti è superiore alla media della facoltà: in questo modo si individuerebbero pubblicamente gli esami "cuscinetto" che non inciderebbero come quelli più impegnativi.

"Tale comportamento, ovviamente, non può essere imposto, ma forse - conclude l'economista - una maggior disciplina si otterrebbe se si rendessero pubbliche le medie per materia corrette e le relative materie significative".

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