22 dicembre 2011

Il punto più a ovest d'Europa

Mettendo ordine tra le cartelle del pc, mi sono trovata a scorrere le foto dell'ultimo anno. Capodanno è dietro l'angolo ma se devo essere sincera non è che avessi molta voglia di fare il punto su questo 2011. Odio fare bilanci. E invece, volente o nolente, catalogando immagini su immagini degli ultimi mesi, alla fine è successo: mi sono messa a ripensare a cosa è successo in questi ultimi 12 mesi. A ogni foto del resto corrisponde un frammento di vita vissuta: il matrimonio di un amico, un cespuglio pieno di farfalle, un arcobaleno che ti aveva rallegrato in un pomeriggio rovinato dalla pioggia, il tuo gatto felice mentre si sfoga con il suo giocattolo preferito (disintegrato ormai da settimane), una torta appena sfornata di cui andavi fiera, quello che resta di una frittata dopo che tuo marito ha cercato di girarla facendola saltare in padella come solo gli chef sanno fare (e neppure sempre con successo)...


Ci sono foto che mi stringono il cuore e altre che avevo dimenticato totalmente.
Uno dei momenti che però mi voglio portare nell'anno nuovo è questo:


Io da sola alla scoperta del punto più a ovest dell'Europa continentale, ovvero Cabo da Roca, in Portogallo. Il temporale è appena passato e sta per tornare il sereno:



Buon 2012!

15 ottobre 2011

Anni sintetizzati in pochi secondi... su Youtube si può

Guardo le mie vecchie foto e il primo pensiero che mi passa in mente è "non sarò mai più come ero allora". Il mio carattere cambia (chissà come sarebbe il mio ritratto se io fossi un novello Dorian Grey...) e cambia anche il mio corpo. E visto che non sto facendo nulla per tenerlo in forma, ho la chiara percezione che la persona nella foto sia migliore di me. Ecco spiegato in poche parole perché lo scorrere del tempo mi deprime. Ma non a tutti succede. Ci sono persone che guardano ai propri cambiamenti in modo decisamente più sereno di me. C'è anche chi ne è incuriosito, forse affascinato. E chi li affronta con una determinazione quasi scientifica.
E' il caso di Noah Kalina, un fotografo americano che è diventato un fenomeno di Youtube (siamo a 21.118.293 visualizzazioni) grazie a questo video in cui riunisce 6 anni di auto-scatti (il naso è sempre il centro della foto).


Questo video mi affascina. E non è tanto per i cambiamenti fisici, davvero evidenti mentre si ripercorrono 2356 giorni in pochi minuti. Quello che mi colpisce è che il video racconta una storia. Anche se Noah è un estraneo si finisce per essere trascinati nella sua vita: mentre i suoi occhi fissano l'obiettivo, attorno a lui tutto si evolve. Cambiano gli ambienti, cambiano gli amici immortalati, cambiano i suoi vestiti. A volte la foto è scattata in pieno giorno; altre volte è notte fonda e c'è solo una lampada a illuminarlo. A volte è nella sua camera, altre sembra essere in ufficio oppure fuori a divertirsi. Ha quasi sempre un'espressione neutra, ma a volte è più serio e a volte gli scappa un sorriso. A volte sembra di capire che sta passando un periodaccio: i suoi occhi sono stanchi, le occhiaie sempre più marcate, il viso pallido. E un po' come succede con chi si ha sotto gli occhi tutti i giorni, non ci si accorge di quanto sia cambiato. Ma basta ritornare all'inizio del video per vedere che i 6 anni qualche traccia del loro passaggio l'hanno lasciata.

Molto simile al video di Noah anche il prossimo, con un soggetto - questa volta - donna:

L'arco di tempo considerato è di 4 anni e mezzo e le foto sono molto diverse: più allegre e curiose (in una è addirittura in apnea nella vasca), molto più focalizzate sul suo viso e meno sugli ambienti. I suoi look sono più vari (ha variato trucco e taglio di capelli) ma complessivamente lo trovo meno coinvolgente del primo.

Più interessante questo:



C'è poi il celeberrimo (al momento siamo a quota 10.692.578 visualizzazioni) montaggio di foto sull'avanzamento della gravidanza:


Facciamo ora un balzo di 41 anni. Non c'è ancora nessuno che si sia fotografato ogni giorno per un lasso di tempo simile. Ma si può sempre ricorrere al morphing:


Passiamo a un video decisamente disturbante ed emozionante (anche la colonna sonora scelta dà il suo contributo): un percorso di dimagrimento alla ricerca della felicità. Inizia come una favola ("once upon a time") e si conclude col lieto fine. Decisamente da vedere:



Concludo la rassegna con una chicca (presa dai Simpson):

23 agosto 2011

Portacollane fai da te

Nel weekend, approfittando dello zen regalatomi dalle ferie, ho provato a modellare il fimo.
Provato è la parola giusta, visto che niente è andato come doveva.

Il punto di partenza era apparentemente innocuo: mi serviva un nuovo portacollane e non riuscendo a trovarne uno "come lo volevo io" (ovvero capace di reggere tutta la mia chincaglieria senza obbligarmi a passare 5 minuti ogni mattina a districare perline e fili) ho pensato di farmelo.

In Rete ho trovato molti spunti interessanti, alcuni semplicissimi, altri più complessi. Ecco alcuni esempi (cliccando sulla foto si va al sito da cui sono tratte):







Questo è molto carino esteticamente ma non mi piaceva l'idea di dover faticare a prendere le collane. Funziona per collane che metti di rado e con calma, di sicuro non per me che le prendo al volo mentre corro in ufficio:
Le istruzione su come farlo (versione da tavolo e da parete) le trovate qui: http://tinysparklythings.blogspot.it/2010/02/diy-jewelry-bust.html

Un'alta soluzione carina e di facile realizzazione (ma da appendere alla parete):
Qui le istruzioni: http://gratefulprayerthankfulheart.blogspot.it/2011/05/necklacejewelry-organizer.html

Una soluzione simile a questa mi ha messo sulla strada giusta:

Avevo in casa dei ganci simili a quelli usati nel video ma non li ho trovati molto comodi. Perché non ripiegare sulle pinzette per le tende?
Il portacollane sarebbe stato quindi composto da una barra rigida su cui far scorrere le pinzette e due verticali di sostegno. Tenendolo "a vista" non volevo fosse proprio inguardabile. Mi sono messa così alla ricerca di due bastoni bianchi lavorati. Andavano bene anche delle statuette di plastica da forare. Non trovando nulla alla fine ho deciso di provare col fimo.

Sono andata nel classico centro di bricolage (neppure molto attrezzato a causa delle sue dimensioni ridotte) e ho preso:
  • un cilindro di legno di 1,2 metri di lunghezza e del diametro di 15 cm (che poi ho segato in due),
  • due ovali di legno da usare come basi,
  • una barra di legno da 60 cm del diametro di qualche centimetro,
  • 20 pinzette.
Quanto al "rivestimento", ho optato per il Fimo Air Basic (era l'unico che c'era e col senno di poi penso di essere stata fortunata a trovare questo prodotto), che si asciuga all'aria e quindi non richiede l'uso del forno. Nella fretta non ho neppure notato che le due confezioni che avevo preso non avevano lo stesso colore (nella mia ingenuità pensavo fosse solo bianco/grigio, come il Das nella mia infanzia).
Prendo i miei materiali e vado alla cassa: totale 22 euro.

A casa ho tagliato il cilindro di legno a metà ottenendone due cilindri da 60 cm a cui ho fissato con una vite le basi: ecco fatti i sostegni del mio portacollane. Avevo pensato di traformarne uno in una statua femminile ispirata ai quadri di Modigliani, con il collo molto lungo (visto che ha anche una lunghissima gonna). Per l'altro non avevo idee.

Disegnato il bozzetto della donna, ho iniziato a rivestire il legno con della stagnola per dare forma alla struttura.
Con il fimo air, che non avevo mai usato, sono iniziati i problemi.
Ho provato a stenderlo col mattarello sul tavolo di vetro. Si è appiccicato. Ho provato a metterlo sulla plastica, come consigliato nel foglietto illustrativo. Si è appiccicato pure là. Provo col piano di legno laccato. Niente da fare. Con la carta della stampante è andata meglio. Ma a quel punto il fimo era così secco da essere inutilizzabile. Provo a dargli nuovo vigore con l'acqua ma ormai non è più rianimabile. Mi congratulo con me stessa per aver deciso di modellare una pasta che asciuga all'aria in un pomeriggio di agosto in cui ho 30° in casa e butto il panetto ormai semi-solificato. Prendo un altro pezzo, stendo col mattarello e finalmente riesco a mettere uno strato sulla struttura. Modello e decoro la testa, il collo e le spalle. La stagnola non va bene, non è abbastanza compatta, le irregolarità della superficie si propagano al fimo. Come se non bastasse la testa ciondola causando crepe sul collo.
Dopo 3 ore di lavoro torno al punto di partenza: distruggo tutto, rifaccio la struttura con dei tovaglioli di carta compressi col nastro adesivo, fisso la testa con una vite che lascio in buona parte esterna per poterla usare come base per il collo.

Passo al vestito. Nel progetto iniziale doveva esserci un lungo abito formato da un'unica sfoglia di fimo che poi avrei modellato. Peccato che non riesca a stendere una superficie di mezzo metro... Opto per le balze.

Proseguo e arrivo alla testa. Nel progetto iniziale volevo mettere una sfoglia e poi tagliuzzarla per simulare i capelli. Ci provo ma la pasta si stacca a pezzi e viene uno schifo. Dopo vari tentativi mi metto a fare ciocca per ciocca:

Finita la statuetta, la metto ad asciugare. Scopro poi che la pasta si restringe del 7% e quindi spuntano varie crepe. Fortunatamente si riescono a sistemare facilmente.

Passo all'altro cilindro. Decido di fare una torre di mattoni.
Ormai ho preso confidenza con la pasta. Ho anche scoperto che con la carta oleosa sul tavolo e sul mattarello stendere è decisamente più facile! Per la prima volta in tutta la giornata vedo la luce in fondo al tunnel (del fai da te). L'ottimismo però dura finché non finisco la prima confezione di fimo e non passo alla seconda. La apro e... sorpresa! E' color carne.
Corro a comprarne un'altra. Non ne trovo in giro della stessa marca e opto per un'altra pasta. E' marrone ma dovrebbe diventare bianca una volta asciugata (bianco pozzanghera avrebbero dovuto precisare).
Finisco la torre con la pasta-fango e la lascio asciugare. In questo caso non ci sono state crepe: la colonna asciugandosi si è proprio spogliata. Evidentemente la pasta-fango asciugandosi si ritirava molto più del 7%. Peccato che non fosse segnalato...

Butto tutto e per evitare altre belle sorprese decido di usare la pasta rosa carne nella vaghissima speranza che una volta asciugata assuma un colore rosa tenue tenue. Un rosa carne quasi albino, diciamo. Finisco i mattoni, aggiungo un rampicante con rami e foglie. Lascio asciugare. La colonna è di un rosa bello carico ma sono così contenta che questa fatica sia finita che faccio spallucce.

Prendo la vernice spray bianca e passo su tutto. Avrei preferito opaca, ma mi accontento di quello che ho in casa. Sulla colonna rimangono delle venature rosa. Mi piacciono e quindi le lascio.
Infilo le pinzette nel bastone bianco, appendo le collane e incrocio le dita... Evviva, regge!
Ecco il risultato finito:




Aggiornamento a poco più di un anno di distanza. C'erano alcune cose che non mi piacevano (soprattutto la farfalla sulla gonna della statuetta e il terminale della colonna) e le ho sistemate.
Ho dovuto ancorare meglio il bastone ai supporti, altrimenti rischiava - muovendosi - di far saltare dei pezzi. Quindi il consiglio che posso dare è di fare una struttura solidissima e che non oscilla in nessun punto. I ganci sono apribili e si possono aggiungere anche successivamente. Infatti dalle nuove foto noterete che le mie collane sono aumentate.

Ecco le modifiche che ho fatto. Partiamo dalla statuetta, dove ho sostituito la farfalla con un fiocco e ho aggiunto qualche ciocca di capelli in più:

Il lavoro più lungo l'ho fatto invece sulla colonna di sinistra, dove ho aggiunto altri rami, i fiori e soprattutto ho sistemato la parte terminale che prima non mi convinceva (e ora sporge rispetto al bastone). Ho anche alzato il bastone in modo che non fosse più in pendenza come prima. I fiori anche in questo caso sono stati fatti con la pasta rossa in modo che una volta verniciato con lo spray si vedessero dei riflessi colorati:


E infine ecco com'è adesso. Temevo che fosse delicato e invece ne ha passate delle belle ed è ancora integro. Le collane sono raddoppiate nel frattempo:

Passiamo ora a una versione da parete (lo spazio sui mobili è sempre poco) che ho fatto come regalo.
L'idea era molto semplice, i materiali tutti molto comuni: piano di legno, specchi, pasta da modellare, poco altro. Il risultato? Inizialmente orribile. Ecco com'è andata (cronaca di una disfatta preannunciata).


Ho preso una base in legno di abete e ci ho attaccato dei ganci a L (ho fatto vari calcoli in modo da mettercene il più possibile senza che bracciali e collane potessero sovrapporsi). Nella parte centrale ho attaccato due specchi Ikea (l'adesivo era già incluso nella confezione ma ho preferito metterci la millechiodi per sicurezza). A quel punto è iniziata la parte laboriosa. Ho coperto il tutto con Fimo Air color rosso), ho decorato la supercifie con una texture per pasta (si vede abbastanza bene dalle foto), aggiunto dei fiori e delle foglie di edera e ho atteso si asciugasse.
Ecco il risultato ad asciugatura neppure completata:

Ci fossero stata solo quella crepa... E' andato tutto a pezzi!

La pasta - lo si può leggere anche nelle istruzioni - asciugandosi tende a ridursi leggermente. Di solito lo scarto è di qualche punto percentuale. Tra che l'avevo lavorata male (non avevo evidentemente tolto tutta l'aria) e che lo strato fatto era davvero molto sottile (pure troppo!), appena l'ho vista mi è venuta in mente la deriva dei continenti post Pangea. Come se non bastasse il legno di abete grezzo aveva assorbito l'umidità e si era completamente stortato. A quel punto la tentazione di prendere tutto e buttarlo nel cassonetto era molto forte...

Ma il tempo a disposizione era poco e quindi ho fatto un disperato tentativo: ho staccato tutti i pezzi e ho ribagnato il legno di abete e messo in piano ad asciugare. Quanto è tornato dritto, ho attaccato sulla superficie i pezzi, eliminato quelli per cui non c'era più nulla da fare, riempito le fessure con altra pasta. Ho lasciato asciugare e poi ho sistemato le ennesime crepe. Ho aggiunto altri fiori e altre foglie per nascondere del tutto i danni.
A quel punto non c'erano più tracce del disastro iniziale. Mano di vernice trasparente ed ecco il lavoro finito (il fimo air una volta verniciato è diventato molto più scuro):

6 agosto 2011

Mi sono venute a noia le solite cartoline...

In partenza per le vacanze (le previsioni sul traffico mi dicono che non sono l'unica) ho pensato di dedicare un post alle cartoline, che tanto mi hanno fatto dannare in gioventù quando erano una tappa obbligata di ogni viaggio (anche di pochi chilometri).
Già allora avevo scoperto una loro dote davvero curiosa: hanno il dono dell'immutabilità. Il tempo passa ma loro sembrano curarsene, sono sempre uguali, anno dopo anno. Le foto di repertorio finiscono per non assomigliare più alla città che descrivono ma continuano a comparire sotto la scritta "Saluti da [nome località]" con un font prevedibile e l'uso del corsivo se proprio vogliono essere innovativi. In quei momenti mi domando se un copywriter e un grafico si siano mai cimentati nel rifacimento delle cartoline, se non altro come esercizio di stile, e se qualche turista apprezzerebbe il loro lavoro o invece si fionderebbe senza indugi sulle rassicuranti immagini che aveva visto l'anno prima.
In realtà degli esperimenti creativi sulle cartoline si stanno facendo. Ecco alcuni esempi di postcard che non rischiano di essere dimenticate in un cassetto subito dopo essere state ricevute. Nella migliore delle ipotesi conquisteranno un posticino sulla scrivania o verranno attaccate sul frigorifero con una calamita.
Partiamo dalle postcarden, nome nato dalla fusione tra postcard e garden, usato per indicare le cartoline con giardinetto incorporato.




Il sito www.postcarden.com/ ci dice qualcosa in più del progetto: è stato ideato dalla londinese Another Studio for Design, azienda indipendente che si propone di creare prodotti di design decisamente originali e in grado di far felice chi li riceve con un occhio di riguardo all'ambiente.

E parlando di occhio...


Sono le Lenticular Card, cartoline basate sulla stampa lenticolare.
Se mi spedissero "La grande onda" di Hokusai farei i salti di gioia:

Ma anche questa non mi dispiacerebbe:


Poi ci sono le bellissime cartoline 3d, da vedere con gli occhialini (magari quelli è meglio consegnarli a mano)
E le mie preferite: le cartoline pop-up (o 3D da non confondere con quelle sopra)



Oppure potete optare per un cuscino-cartolina che di sicuro sorprenderà il destinatario (meglio darlo a mano)


Una doverosa precisazione. Non sono propriamente cartoline da "vacanzieri" e se chi le riceve si aspettava di vedere la spiaggia dove prendevate il sole rimarrà deluso.
Per lui optate per i classici "saluti da..." con carrellata di foto d'archivio (di 20 anni prima) e andate sul sicuro.
Buone vacanze!

20 luglio 2011

La camera dei deputati ha parlato. Ora mi sento meglio...

Che SpiderTruman sia o meno un precario della Camera non mi importa molto. Capisco le critiche che questa iniziativa si è conquistata, non amo le strumentalizzazioni e il marketing applicato a ogni ambito della vita, però apprezzo il tempismo. A ridosso di una manovra che richiede sangue e lacrime ai cittadini, la politica si è guardata bene dal ridurre i suoi stra-vizi. Se il Titanic Italia non ha una prima classe, come dice Tremonti e come ironizza Vauro nella vignetta che segue, è probabile che i nostri politici non lo prendano proprio. Come già fanno con la sgangherata sanità pubblica, forti di una loro sanità integrativa che ci costa 30mila euro al giorno.


Il creatore di SpiderTruman è stato abile a catalizzare il malcontento, da un po' di tempo sopito, verso la Casta. E la Casta si è un po' vergognata. Altrimenti non avrebbe sentito il bisogno di replicare. Touché!
Che sia vero o finto, quindi, per me conta poco da un punto di vista azione-reazione (non etico, quello è un discorso a parte). Ha mosso le acque e ci ha regalato uno spettacolare comunicato della Camera. Dove per contestare SpiderTruman si fanno molte precisazioni interessanti, ad esempio sui costi dei palazzi e sul team di barbieri. Quanto guadagnano? Circa 2400 euro netti al mese... Ma sono selezionati "attraverso concorso pubblico", si sottolinea. Tutto regolare quindi. Davvero?
Quando un comune mortale va dal barbiere il portafogli lo apre. E quei soldi non li rimborsa il datore di lavoro e neppure li può scaricare dalle tasse. Non è prevista una causale "bell'aspetto" o "decoro personale".
Mi sorge quindi spontanea una domanda: ma con quello che guadagnano, gli onorevoli non si potrebbero pagare da soli il barbiere? E' così scontato che questi 2.400 euro debbano gravare sulle tasche dei contribuenti?
In effetti è dura mantenere la famiglia con "soli" 4 mila euro al mese (come ricorda il ministro Rotondi), quindi è giusto che almeno il barbiere sia gratis. Così come un sacco di altre cose.
Del resto è una vita di sacrifici la loro...
Bando alle ciance, passiamo al comunicato. Buona lettura!

In relazione a quanto fino ad oggi pubblicato sul social network Facebook in una pagina dal titolo "I segreti della casta di Montecitorio" e a firma dell'ex-collaboratore di un parlamentare "licenziato dopo 15 anni di precariato" che utilizza lo pseudonimo "spider truman", si fa presente quanto segue.
Relativamente al noto tema della locazione di Palazzo Marini, l'autore afferma che la Camera dei deputati pagherebbe 25 milioni annui per l'affitto dell'intero Palazzo, sede degli uffici dei deputati, pari a 2 milioni di euro al mese. Al riguardo, ove ci si riferisca al cosiddetto Palazzo Marini 1, è stata già comunicata dalla Camera dei deputati alla proprietà la volontà di esercitare il diritto di recesso a partire dal 1 gennaio 2012. Da tale data, il risparmio annuo sarà pari a circa 14 milioni. Quanto agli altri tre Palazzi Marini esiste un vincolo contrattuale, senza facoltà di recesso, con scadenze rispettivamente nel 2016, 2017, 2018 e che pertanto non potranno essere, fino ad allora, annullabili né modificabili da parte della Camera.
Si sostiene, poi, che esisterebbe una polizza assicurativa che coprirebbe per intero il danno recato dal furto di beni, facendosi intendere che di tale possibilità sia stato fatto anche un uso illegittimo. Si tratta, in realtà, di una polizza assicurativa attivabile esclusivamente in presenza di danni o furti subìti nei Palazzi di Montecitorio, esclusivamente in quei luoghi sottoposti alla diretta vigilanza della Camera, come - ad esempio - il guardaroba.
L'autore afferma nella pagina facebook che i barbieri della Camera guadagnerebbero 11 mila euro al mese e che la loro provenienza geografica sarebbe la stessa di un ex Presidente della Camera.
Va in primo luogo ricordato che gli addetti al Reparto Barberia sono attualmente sette e che la loro retribuzione media netta mensile è di circa 2.400 euro. Inoltre, come per le altre professionalità dell'Amministrazione di Montecitorio, anche questa è selezionata attraverso concorso pubblico, l'ultimo dei quali bandito nel 2003 ed espletato nel 2005 nel corso della XIV legislatura. La provenienza geografica dei sette addetti è, in realtà, assai diversificata, variando dalle province di Roma, Napoli, Rieti, Salerno e Catania.
Quanto alla "costruzione materiale" di falsi documenti recanti minacce a deputati al fine di accedere al servizio di scorta personale, va evidenziato che l'attribuzione della scorta, lungi dal configurare qualunque ruolo o competenza dell'organo parlamentare, è rimessa esclusivamente alle valutazioni del Comitato nazionale o provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Stessa carenza di competenza della Camera è relativa alla cancellazione delle sanzioni irrogate per violazione del codice della strada e prevalentemente relative all'accesso alla Zona a Traffico Limitato di Roma, attraverso l'invio di una raccomandata A/R al Prefetto interessato con motivazioni connesse all'esercizio di funzioni istituzionali. Come è intuitivo, invece, le valutazione delle istanze prodotte dai parlamentari uti singuli è demandato in via esclusiva alle autorità competenti.
Circa il fatto che i deputati, nonostante abbiano il diritto di viaggiare gratuitamente sui voli aerei nazionali, possano comunque accumulare punti mille miglia Alitalia da poter sfruttare successivamente anche a favore dei familiari e che all'interno dell'agenzia di viaggi opererebbe un "funzionario parlamentare", il cui stipendio sarebbe di 7 mila euro mensili, si fa presente che presso tale agenzia di viaggi non operano dipendenti dell'Amministrazione della Camera, ma addetti della società cui il servizio è affidato. Occorre, altresì, sottolineare che l'offerta Millemiglia è stata formulata unilateralmente dall'Alitalia, senza alcun interessamento della Camera, su richiesta dei singoli deputati. La Camera, in sede di imminente rinnovo contrattuale con tale società, chiederà di accumulare direttamente le "miglia", al fine di risparmiare sui viaggi richiesti dall'attività parlamentare.
Circa le asserite agevolazioni tanto sul listino per i deputati sulle utenze cellulari TIM quanto sull'acquisto delle autovetture dell'azienda Peugeot, vale il princìpio per cui le proposte commerciali che le singole aziende avanzano in tal senso nei confronti dei deputati avvengono nell'ambito della loro discrezionalità d'impresa e senza alcun tipo di intermediazione della Camera.
In riferimento al cosiddetto fenomeno dei "deputati pianisti", si fa presente che ad inizio di questa legislatura - come ampiamente riportato dagli organi di informazione - è stata adottata alla Camera, su proposta del Presidente Fini, una nuova metodologia di voto basata sul riconoscimento delle cosiddette "minuzie" del parlamentare volta a tutelare al massimo proprio la garanzia della personalità del voto, stroncando così questo fenomeno di malcostume.
Infine, per quanto riguarda l'assistenza sanitaria a favore dei deputati si fa presente che essa è a carico di un apposito fondo di solidarietà alimentato dai contributi versati dai singoli deputati ed è in equilibrio finanziario, come si evince dal relativo bilancio pubblicato anche sul sito internet della Camera in allegato al bilancio consuntivo della Camera medesima.

Giuseppe Leone
Capo Ufficio Stampa
Camera dei deputati

8 luglio 2011

La macchina più inutile del mondo

Un interruttore che attiva un braccio meccanico che spegne l'interruttore stesso. Un gadget che di fatto non fa... nulla! Ovviamente è l'invenzione più inutile del mondo. Eppure, come spesso accade con le cose totalmente insensate, è diventata un oggetto di culto.
Iniziamo con le presentazioni. Ecco la "useless machine", detta anche "leave me alone box". In effetti non è il più socievole dei dispositivi:

In rete è incredibilmente popolare. Basta fare una ricerca su Youtube per vedere quanti si sono cimentati con le loro personalissime creazioni.
Ecco una selezione di video.


Pare sia particolarmente gradita agli appassionati di Lego (immagino questo sia dovuto al fatto che costruire la struttura coi mattoncini sia molto più semplice):



E c'è anche la versione natalizia:

Qual è il segreto di tanto successo? Credo che molto sia da attribuire alla facilità con cui questo "robottino" può essere costruito. Tutti possono sentirsi dei piccoli inventori. C'è poi l'aspetto ludico e scherzoso, che porta a condividere le versioni più pazze. E poi c'è un po' di egocentrismo che porta a condividere anche quelle più banali.
Se qualcuno vuole cimentarsi con questo piccolo progetto (e magari postare un video su Youtube), in questo sito si trovano le istruzioni (e un'interessante video del meccanismo con scatola trasparente): http://www.leavemealonebox.com/
Per chi non vuole perdere tempo con istruzioni in inglese, ecco il post in italiano
Concludo con il mio video preferito: la sfida tra due "useless machines". Sembra non ci possa essere nulla di più inutile e invece un vero tocco di genio strappa un sorriso (non a caso ha quasi raggiunto quota 1,4 milioni di visualizzazioni e a ora ha ottenuto 5.250 like):

28 giugno 2011

Il verde torna in città?

Le città stanno diventando più green?
Se in passato si è cercato di scacciare il più possibile il verde dai centri urbani, ora alcune nuove tendenze mi fanno ben sperare che qualcosa stia cambiando.
Da anni mi sono appassionata alle "vertical farms" e alle nuove frontiere delle coltivazioni in città. Un grattacielo può diventare un'enorme serra ed essere ecosostenibile grazie a pannelli solari e sistemi di riciclaggio dell'acqua. C'è anche un nome più poetico per indicarle: "farms in the sky", ovvero "fattorie nel cielo". Ecco un interessante video che le spiega:


Certo, un grattacielo di questo tipo potrebbe essere un'ottima soluzione, ma ci si può accontentare anche di altre decisamente meno futuristiche. Ad esempio basta un qualsiasi tetto di dimensioni decenti e una buona illuminazione per avviare un piccolo orto cittadino.
Nascono così le city farms, piccole fattorie urbane che arrivano anche a fornire prodotti ai supermercati locali, garantendo una spesa davvero a Km0. Un esempio? Il progetto inglese "Food from the sky" la cui vision, riportata sul loro sito ufficiale, è
To grow Life, Food and Communities on our most cemented places & to plant seeds in people heart!
Ecco in sintesi come sono riusciti a trasformare il tetto (inutilizzato) di un supermercato in un orto cittadino:

Le city farms nascono il più delle volte per il bisogno di ortaggi freschi, di cui le metropoli sono sempre più a corto. Ecco un interessante articolo che spiega il fenomeno: Vertical farms may end food scarcity.

Ma nelle città non c'è solo fame di verdura. C'è anche fame di "verde". E per dimostrarlo non serve citare le battaglie che accompagnano ogni albero tagliato per far nascere l'ennesimo palazzotto oppure le esplicite richieste dei comitati che vogliono nuove piantimazioni. Basta fare una passeggiata e osservare. Osservare i poggioli, i balconi e i terrazzi. Come si spiega che sempre più spesso vengono trasformati in piccoli boschi?
Sempre in materia di verde, concludo questo post semi-fotografico con una nota su Il Carosello di Carugate. I centri commerciali non sono propriamente l'emblema dell'ecosostenibilità e di solito sacrificano ciò che li circonda sull'altare del commercio e dell'affluenza: grandi infrastrutture, distese di posti auto, enormi spiazzi cementati e piastrellati. Il verde di solito si limita a pochi alberelli demoralizzati (e cotti dal sole) che scandiscono i giganteschi parcheggi. Il Carosello ha due particolarità che me lo rendono gradevole: è vicino a un parco e ha un tetto fatto di erba. Erba vera, non sintetica, e davvero molto curata:

Le circonferenze che si alternano sui 16mila metri quadrati di tappeto erboso sono in realtà dei lucernai. Dall'interno appaiono come dei giganteschi coni sul soffitto. Ed è strano, quando si è all'intero e si guarda in alto, pensare che sopra la propria testa ci siano 16mila metri quadrati di erba.

Se perfino un centro commerciale è riuscito a ricoprirsi di erba, perché molte amministrazioni continuano a considerare il verde solo un costo (come se la qualità della vita non fosse un valore anche economico) e il cemento un guadagno assicurato?

6 aprile 2011

I personaggi inventati più ricchi

Seguo da anni Forbes e devo dire che i suoi redattori prendono ogni argomento molto seriamente. Non sono pressapochisti neppure quando si dedicano ad articoli "leggeri", che si potrebbero fare quasi per svago. Un esempio? La classifica (ma sarebbe più corretto parlare di speciale) dei personaggi di fantasia più ricchi al mondo: www.forbes.com/lists/fictional15/2011/forbes-fictional-15.html

Perché dico così? Beh, sono arrivati a calcolare la ricchezza del drago Smaug usando questa formula matematica:
V= 1/3 π r2 h = 1/3 * π * 9.62 * 7 = 675.6 cubic feet
che è stata poi adeguatamente aggiustata per tenere conto di altri elementi.
A me francamente non sarebbe mai venuto in mente di spulciarmi The Hobbit per risalire a queste informazioni e poi calcolare il patrimonio del drago con cambio in dollari...

Nessuna sorpresa sul numero uno: Paperon De Paperoni, testimonial d'eccellenza dello stesso Forbes. Il suo patrimonio si aggira sui $44.1 miliardi. La sua scheda ci dice che una volta ha viaggiato nel tempo per usare un coupon scaduto e fa esercizio fisico nuotando nell'oro.

Mi stupisce che super-eroi del calibro di Ironman e di Batman o magnati vecchio stampo come Mr. Monopoly o Montgomery Burns siano più "poveri" (diciamo così) del villico Jed Clampett. Se il nome non vi dice nulla, forse "The Beverly Hillbillies" può aiutare. Ricordate quel baffuto uomo di campagna che grazie a un colpo di fucile andato a vuoto scopre il petrolio vicino a casa e diventato ricco (ma non più raffinato) si trasferisce con la famiglia a Beverly Hills?
A chi ha visto il telefilm anche una sola volta distrattamente, la sigla non può che essere rimasta impressa come un marchio a fuoco (complice anche la musichetta country):


Grandi escluse dalla classifica le donne. Ma i redattori di Forbes prevengono le accuse di maschilismo e si auto-domandano: Perché ci sono così poche donne in questa classifica?
Stranamente non mi risulta si siano posti lo stesso interrogativo nel caso di Forbes 500. Evidentemente, almeno nella finzione, si aspettavano di trovare delle donne ricche.

E invece, fuori concorso, troviamo solo:
  • Lara Croft, single, figlia di papà, ha ereditato un misero miliardo di dollari;
  • Crudelia deMon (Crudella De Vil in inglese), single, figlia di papà, ha ereditato un misero miliardo di dollari (praticamente è una Lara Croft zitella, folle e con un parrucchiere privo di buon gusto);
  • La mamma (dalla serie Futurama), single, col fiuto per gli affari, con un capitale da 15.7 miliardi di dollari;
  • Peach, la principessa di Super Mario, status civile divorziata (??) con 1,3 miliardi di dollari.

Le biografie dei personaggi - fatte nello stesso stile di quelle consuete dei miliardari - sono una fonte fondamentale d'informazione. Altrimenti non avrei mai scoperto che Peach ha divorziato da Super Mario e che le loro finanze non saranno più quelle di prima. Si metterà a vendere ombrellini?

27 febbraio 2011

Mobili in cartone fai da te

La filosofia alla base dell'arredamento è cambiata tantissimo negli ultimi anni. Case vivibili, declinabili, mutevoli e sociali, spesso sfruttate all'inverosimile (del resto, se paghi un appartamento 3mila euro al metro quadro te ne guardi bene dal lasciare spazi sprecati).
Soprattutto è cambiato il ciclo di vita dei mobili. Ormai si preferisce spendere poco per loro e quando hai voglia cambiali senza rimpianti. "Ti dispiace per questa lampada? Sei pazzo! E' solo un oggetto, non ha sentimenti e la nuova è molto più bella" ci dice un uomo dall'accento svedese a conclusione di una popolarissima pubblicità Ikea:

Non sarà la scelta più ecosostenibile ma chi, perché in affitto, perché senza soldi o perché indeciso su come organizzare gli spazi, non ha mai comprato dei mobili "usa e getta"?
Solo alla luce di questo enorme cambiamento credo si possa spiegare l'utilizzo di un "nuovo" materiale per l'interior desing: il cartone.
Immagino di spiegare a mia madre, fiera sostenitrice del legno massiccio, che appena sposata si è svenata per comprare i mobili contando di tenerli a vita, l'acquisto di questa libreria, che personalmente trovo adorabile (cliccando sulla foto si va al sito d'origine per approfondimenti):

Non riuscirei mai a convincerla: il cartone non ha la dignità e la solidità del legno. Però ha i suoi pregi, è decisamente più ecosostenibile della plastica e la soddisfazione di creare un mobile con pezzi di recupero non ha prezzo. Per chi volesse cimentarsi, ecco una selezione del meglio (o del più curioso) che ho trovato in Rete.

Iniziamo con questa realizzazione davvero particolare. Un ufficio "pop up":

Non perdetevi il video:

Pop Up from abw on Vimeo.



Qui ci sono vari mobili realizzati in cartone. Da lontano non si direbbe:


Vedete questi moduli? Si prestano a diventare molti oggetti diversi: letti, comodini, tavolini, scrivanie...
Una scatola da 20 pezzi (bianchi o in colore "naturale") costa circa 60 dollari. Ma nessuno vi vieta di trarre ispirazione e rifarveli con il cutter. Maggiori informazioni su bloxes.com.

Gran bel tavolino da caffè:


Ancora un tavolino da caffè, questa volta a forma di fumetto:

Una sedia con le istruzioni per realizzarla:

Procediamo con la camera. Che ne dite di questo comodino?


Concludiamo la camera con il lettino di cartone. Dicono che sia per bambini "eco-conscious". Sarà, ma lo trovo un po' inquietante (e non molto igienico). Ma è solo un pregiudizio, magari è lavabilissimo. Cliccando sulla foto anche in questo caso si va al sito d'origine:


Volete una sedia di cartone? Ce ne sono tantissime: vai alla selezione di google images.
Ve ne segnalo giusto un paio, per motivi diversi.
Questa è stata realizzata da Richard Sweeney. Vi consiglio di dare un'occhiata alla gallery dei suoi lavori perché sono davvero splendidi.



Volvo C30 Headlight Chair: ovviamente realizzata in cartone, ottima soluzione salvaspazio, dal momento che dalla seduta si può ricavare poggiapiedi e tavolino per Martini (click sulla foto per approfondimenti):


Sedia per bimbi della Foldschool. Cliccate sulla foto per approfondimenti, le istruzioni per la realizzazione sono qui in formato pdf.


Passiamo agli amici animali. I gatti, com'è noto, hanno un'adorazione per il cartone. Ecco un po' di soluzioni che li renderanno felici. Traete spunto!
Tiragraffi "animale":


Su Moderncat trovate le istruzioni per costruire una casetta per il vostro micio: vai al sito http://www.moderncat.net/

Per i geek attenti all'ambiente c'è il case in cartone.
E' stato creato da una ditta giapponese e si chiama Lupo.


Un nota: nel sito giapponese il prodotto risulta "not found". Lascio a voi qualsiasi conclusione...

Concludiamo la rassegna degli interni con le decorazioni.
Vi piacerebbe avere una testa d'alce alla parete ma siete degli animalisti convinti?
Nessun problema, potete farvela in cartone. Su chroniclebooks le istruzioni per farne una.
Sul sito Cardboard Safari è possibile acquistare "teste" di molti tipi (già tagliate, basterà assemblarle). Non sono propriamente economiche, ma sono "cruelty-free".

Francesca Signori ha progettato per eBarrito un intero negozio in cartone. Bellissimo, davvero originale ed ecosostenibile (calcolando anche quanto spesso i negozi cambiano arredamento, mi sembra un'ottima soluzione).
Per maggiori informazioni e per trovare il negozio "di cartone" più vicino, andate su eBarrito.Garantisco che il click è ben speso: il sito è simpatico, per quanto semplice ha delle soluzioni originali a livello di interazione con l'utente... insomma, vale la pena darci un'occhiata.

E per concludere, una rassegna video dei più belli e originali mobili ottenuti con il cartone:

26 febbraio 2011

Stanchi del solito MacBook? Metteteci la faccia

Stanchi del solito, monotono MacBook? Non riuscite a riconoscere il vostro portatile tra quelli di amici e colleghi? La soluzione c'è!
Ecco i Macbookmos, baffi adesivi per personalizzare la vostra mela luminosa come meglio credete. Non vi basta? Lo step successivo sono i Macbookbros, non solo baffi ma faccine complete, molto "funky" quanto a stile, ciascuna associata ironicamente a una personalità: c'è il designer, lo swinger, il caballero, lo zio che fa venire la pelle d'oca e via dicendo. Costano in media 8 euro e sono facilmente rimovibili. Ecco un esempio (cliccando sulla foto si va all'articolo):

Se non temete di fare un torto al vostro MacBook ironizzando sulla mela luminosa, potete andare oltre e passare a sticker più grandi e colorato o a vere e proprie cover.
Basta cercare APPLE MAC Case Sticker per avere l'imbarazzo della scelta. Il prezzo è contenuto (a partire dai 10 euro).
Ecco una selezione di quelle che mi piacevano di più. Cliccando sul link si apre il sito dove si possono acquistare (e dove se ne possono trovare molte altre).





















E per gli appassionati dei Simpson c'è dell'altro: lo sticker per Ipad: