21 agosto 2009

Cosa rende un'applicazione virale? Il caso di Pet Society


Conoscete Pet Society? Se non ne avete mai sentito parlare, siete ormai una minoranza. Pet Society è un’applicazione per Facebook sviluppata dalla PlayFish, con 15.573.429 di utenti attivi al mese e 1.114.614 fan. Non male per un gioco neppure troppo originale (è una versione semplificata e social di The Sims).
Ovviamente ha degli innegabili punti di forza: una grafica carina, adorata soprattutto dal pubblico femminile; continue espansioni che stimolano a proseguire nel gioco; elevata possibilità di personalizzazione; buona funzionalità e stabilità del sistema (pur con qualche baco mai risolto).
È stata inoltre una delle prime applicazioni di Facebook in grado di “generare dipendenza”. Gli altri giochi, anche quelli della stessa PlayFish, hanno spesso il limite di essere un buon intrattenimento occasionale: si fanno un tot di partite, magari si batte il punteggio dell’amico, e poi finiscono nel dimenticatoio. Pet Society è un’applicazione da medio-lungo periodo. All’inizio hai ben poco da fare. Il divertimento (chiamiamolo così) arriva proseguendo, con l’aumentare dei livelli, delle stanze arredabili e dei soldi raccolti.
In breve questo gioco è diventato un vero e proprio cult. Ci sono decine e decine di blog “verticali” dedicati all’argomento, pieni di anticipazioni, recensioni e dettagli che certi corporate blog si sognano.

Ma perché tanto successo?
Inizio la mia analisi con una considerazione personale. Conosco moltissime persone che hanno scoperto i videogames attraverso Facebook. Il loro entusiasmo per dei giochi clonati neppure troppo bene da vecchi arcade è incomprensibile per chiunque sia entrato almeno una volta in una sala giochi (per non parlare poi dei fortunati possessori di un Commodore 64). È il caso ad esempio di Biotronics, considerato geniale e originalissimo da chiunque ignori da 20 anni l'esistenza di un grazioso giochino chiamato Columns (uscito, appunto, nel 1989). I fan di Columns avranno avuto sicuramente un approccio diverso nei confronti di Biotronics: di stupore ("toh, chi si rivede!"), nostalgico ("ricordo quando ci giocavo dopo la scuola..."), annoiato ("l'ennesimo rifacimento di Columns, non se ne può più!"), melodrammatico ("come hanno potuto ridurlo così??!!"). In ogni caso, non avranno considerato Biotronics un'intuizione geniale, se non nella sua applicazione all'universo Facebook. L'avranno apprezzata nella sua veste di bella rielaborazione, giocabilissima e ben realizzata.

Biotronic però ha ben poco a che spartire con Pet Society. Biotronic non fidelizza e non stimola a tornare e ritornare nell'applicazione. Ci si può porre un obiettivo, come battere il punteggio di un amico, si può tornare nell'applicazione nel caso si sia stati scalzati dalla top ten o si voglia fare una partita, ma non s'innesca un vortice di curiosità e interesse (anche nel creare delle comunità) come in Pet Society. In Pet Society quello che si cerca di creare è un mondo, sempre più ricco, personalizzato e accogliente. E lo si può fare solo con molta pazienza e buona volontà (o soldi veri, per acquistare subito quello che si potrebbe ottenere dopo molto tempo).

Le relazioni sociali all’interno di Pet Society sono abbastanza limitate. Non fate qualcosa con gli amici. Semplicemente gli amici vi aiutano a raccogliere più soldi. Altri giochi in Facebook limitano gli amici a “punteggi” (vedi Biotronic) per scatenare una sorta di competizione. La competizione è un buon meccanismo virale; ormai ce lo schiaffano in quasi tutte le applicazioni, anche quelle in cui appare inutile.
Comunque sia, la socialità nelle applicazioni Facebook che ho esaminato è abbastanza limitata. Niente a che vedere con altri giochi online che permettono agli utenti di sfidarsi in tempo reale o di unire le loro forze per completare i livelli. In Facebook non ho trovato nulla per il momento che preveda dei meccanismi simili alle partite da remoto.
Cito l’esempio di The Caverns of Hammerfest, un platform online a cui mi sono iscritta più di un anno e mezzo fa.

Il funzionamento di Hammerfest (dal nome di una cittadina norvegese particolarmente fredda, sullo stemma è riportato un orso polare...) è semplicissimo e chiunque sia stato ragazzo negli anni Ottanta lo coglierà all’istante: è quasi come giocare a Bobble Bobble, solo che al posto del draghetto che sputa bolle troviamo un pupazzo di neve crudelmente privato del naso di carota che lancia palle di neve.
Hammerfest è stato realizzato da Motion Twin, società francese che apprezzo particolarmente per l’originalità e la qualità dei suoi lavori (a livello grafico, di sviluppo e soprattutto di manutenzione). Il meccanismo iniziale era il seguente: all’attivazione dell’account avevi un numero limitato di cristalli, ovvero partite - 5 per l’esattezza -, che potevi ampliare prendendo particolari oggetti che trovavi sul tuo cammino. Se avevi la sfortuna di non incontrare quegli oggetti, oppure di non riuscire a prenderli, non avevi più modo di giocare, salvo acquistare (comprare via paypal) altre partite. L’alternativa era resettare l’account e ripartire da 0 (buttando alle ortiche virtuali tutta una serie di bonus, tra i quali un numero maggiorato di vite, che avevi ottenuto in precedenza).
Ovviamente a pagamento potevi giocare quanto volevi. Con 5 euro si potevano acquistare 25 credits più altri 4 in omaggio ogni settimana. La Motion Twin probabilmente non aveva ancora messo in conto che esiste gente così taccagna da preferire infiniti reset a una spesa di 5 euro. Oppure ha fatto un tentativo. Io, che sono taccagna e pure pigra, al terzo reset mi sono stancata e ho lasciato l’applicazione nel dimenticatoio per un anno. Poi, una sera, per caso, in un gioco Motion Twin (uno dei tanti che ho provato) ho ritrovato il link ad Hammerfest. Ho aperto il mio account e – miracolo – ho trovato una partita! A distanza di un anno il gioco è stato migliorato sotto molti aspetti, tra i quali il token gratuito ogni mezzanotte.
Ora mi sento di consigliarlo agli amanti dei platform. Ma anche questo non ha nulla a che fare con Pet Society, sia per il suo utilizzo “esclusivo” (per i minuti della partita – e solo per quelli - non ci si può distrarre), sia per i diversi meccanismi relazionali alla base (non sono richiesti amici, ma c’è la possibilità di giocare in multigiocatore sullo stesso computer).
Anche attorno ad Hammerfest si è creata una comunità - soprattutto per lo scambio di consigli e soluzioni alle quest - ma è una sorta di centro assistenza/scambio consigli. I forum di Pet Society sono ben diversi, sono delle vere comunità create attorno all'amore per un gioco che ha conquistato una fetta consistente del proprio tempo. I pet diventano dei biglietti da visita per gli utenti; le case lussuosamente arredate oggetto di vanità, competizione e riconoscimento reciproco. Basta a spiegare il successo dell'applicazione?
Continua...

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