17 ottobre 2013

Chiude lo spazio Forma di Milano! :(

L'uomo ha una tendenza masochistica a dare per scontato le cose che lo circondano, per poi riscoprirne il valore solo quando le sta per perdere. Capita un sacco di volte e nel mio caso è capitato pochi minuti fa nello scoprire che sta per chiudere lo spazio Forma di Milano, che vista la vicinanza al mio ufficio avrei potuto visitare molte più volte di quello che ho effettivamente fatto. Peccato, perché ogni mostra che ho visto (e la prima che mi viene in mente è sempre quella, splendida, di Phil Stern che mi ha anche commosso nella struggente dedica finale alla figlia) era un piccolo capolavoro. Nella scelta dei protagonisti, dei soggetti e nell'allestimento degli spazi. Sì perché a Milano non c'erano tanti spazi culturali così belli e ampi. Peccato davvero.

Lo spazio Forma quindi chiude ma lo fa in grande stile con una mostra che ripercorre i suoi 8 anni di attività. Leggo sul sito:

Senza voler fare paragoni troppo impegnativi, anche la Fondazione Forma per la Fotografia, nella sede di piazza Tito Lucrezio Caro a Milano, ha presentato dal 2005 un programma fitto e ininterrotto di mostre fotografiche. Grandi autori, giovani promesse, retrospettive celebri e percorsi a volte azzardati: tutto per mostrare la forza e la potenzialità della fotografia, per indicare le sue strade e i suoi diversi stili e per convincere di quanto la fotografia sia un linguaggio della contemporaneità. Della nostra vita e del nostro futuro. Una passione fotografica vuole ripercorrere proprio questi anni e questo impegno per e nella città di Milano. Attraverso alcune delle opere esposte nel tempo, accompagnate dai volumi, gli inviti e la memorabilia che ogni allestimento porta con sé, si ricostruisce il senso di una presenza e il valore di un lavoro – nutrito, appunto, da vera passione fotografica. Opere di : Richard Avedon, Piergiorgio Branzi, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa, Stefano Cerio, Lorenzo Cicconi Massi, Elliott Erwitt, Maurizio Galimberti, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, William Klein, Wendy Sue Lamm, Jacques Henri Lartigue, Saul Leiter, LIFE, Martial, Nino Migliori, Erwin Olaf, Martin Parr, Marco Pesaresi, PREMIO F, Martin Schoeller, Massimo Siragusa, Phil Stern, Paolo Ventura, Albert Watson, WOMEN CHANGING INDIA, Andrew Zuckerman.
La mostra continuerà fino al 12 gennaio 2014. Andrò a vederla per ritrovare alcune delle foto che mi hanno tanto emozionato in passato. E so già che avrò il classico groppo in gola: perché non potrò più informarmi sulle loro prossime mostre, a volte "bucandole" per pigrizia e impegni dell'ultima ora forte della scusante "vabbé rimando di una settimana ma poi ci vado"; e perché ogni volta che chiude uno spazio culturale una città muore un pochino e Milano ha già agonizzato a sufficienza...

13 ottobre 2013

Come usare i moncherini di matite (pencil stubs)

Stamattina aprendo Facebook mi sono imbattuta in questa bellissima matita:
Si chiama Sprout e ha all'estremità una capsula che contiene dei semi. Quando la matita diventa inutilizzabile, si pianta e si fanno crescere le aromatiche contenute all'interno. Qui il sito coi dettagli.

In alternativa, per chi non ne vuole sapere di buttare i moncherini, ho scoperto che esiste addirittura un "connettore" che permette di aggregarne due o più in modo da avere una matita di lunghezza decente per poterli sfruttare a oltranza.
Si chiama "1+1=1 Pencil Connector" e la trovate qui con tanto di infografica che spiega come funziona: http://www.yankodesign.com/2010/02/02/dont-give-up-the-stub/

Non ho trovato informazioni in merito al prezzo e non ho neppure capito se e dove la vendano, quindi immagino sia ancora un concept. Nel caso spero la diano all'Ikea il prossimo anno come omaggio per aver restituito il catalogo, vista la lunghezza delle loro matite sarebbe utilissimo...

In alternativa potete farci giocare i bambini con il piccolo contributo di un trapano:


Passiamo quindi al vero tema del post, ovvero come riusare questi dannati moncherini? Ecco alcune idee che ho trovato in Rete.

Partiamo con dei lavori che io trovo spettacolari.
Jennifer Maestre è un'artista americana che realizza sculture con migliaia di moncherini di matite. I suoi lavori sono incredibilmente belli e si capisce sempre qual è la materia prima.

 




Le opere sono una più bella e colorata dell'altra e vengono vendute a partire dai 5mila dollari. Qui trovate il sito di Jennifer Maestre per poter vedere tutti i suoi lavori: http://www.jennifermaestre.com

Passiamo ai bijoux assortiti:
 
I due della foto sono stati realizzati da Maria Cristina Bellucci. Qui trovate altri sui lavori, dalle collane agli orecchini: http://www.klimt02.net/jewellers/index.php?item_id=11203
Questo è il suo sito ufficiale http://www.mcbjewellery.com/?page_id=142
Sembra assolutamente impossibile che la materia prima siano quegli inutili moncherini...

Karoline Felix invece realizza collane col moncherino quasi così com'è:
Nel suo negozio etsy non sono presenti al momento collane anche se ecouterre.com le dava in vendita qualche tempo fa dai 18 ai 56 dollari. Forse ha preferito puntare su altri oggetti più particolari, in effetti se ci fate una capatina http://www.etsy.com/it/shop/KarolinfelixDream?page=3 troverete accessori molto carini.

Andiamo avanti con gli orecchini. Vi piacciono questi?
A questo indirizzo http://sketchystyles.com/2013/07/03/pencil-crayon-earrings/ trovate le istruzioni complete per realizzarli.

Procedimento molto simile per questo:
Istruzioni complete qui: http://www.caughtonawhim.com/2013/05/colored-pencil-necklace-by-magical.html

Semplice taglia e incolla per questi orecchini che ho trovato sul sito justcraft.eu: http://www.justcraft.eu/?p=70


In alternativa si può optare per delle decorazioni, ad esempio questa:

Un fermacarte di resina: qui le istruzioni complete http://www.lilblueboo.com/2012/03/cast-resin-paperweights-coasters-a-tutorial.html

Oppure per questi:

Ma se si hanno tanti moncherini colorati e tanta buona volontà ci si può imbarcare in progetti più impegnativi, come una sorta di mosaico di ex matite. Ad esempio questo (giusto perché tutti hanno spazio in casa per farlo):