27 febbraio 2011

Mobili in cartone fai da te

La filosofia alla base dell'arredamento è cambiata tantissimo negli ultimi anni. Case vivibili, declinabili, mutevoli e sociali, spesso sfruttate all'inverosimile (del resto, se paghi un appartamento 3mila euro al metro quadro te ne guardi bene dal lasciare spazi sprecati).
Soprattutto è cambiato il ciclo di vita dei mobili. Ormai si preferisce spendere poco per loro e quando hai voglia cambiali senza rimpianti. "Ti dispiace per questa lampada? Sei pazzo! E' solo un oggetto, non ha sentimenti e la nuova è molto più bella" ci dice un uomo dall'accento svedese a conclusione di una popolarissima pubblicità Ikea:

Non sarà la scelta più ecosostenibile ma chi, perché in affitto, perché senza soldi o perché indeciso su come organizzare gli spazi, non ha mai comprato dei mobili "usa e getta"?
Solo alla luce di questo enorme cambiamento credo si possa spiegare l'utilizzo di un "nuovo" materiale per l'interior desing: il cartone.
Immagino di spiegare a mia madre, fiera sostenitrice del legno massiccio, che appena sposata si è svenata per comprare i mobili contando di tenerli a vita, l'acquisto di questa libreria, che personalmente trovo adorabile (cliccando sulla foto si va al sito d'origine per approfondimenti):

Non riuscirei mai a convincerla: il cartone non ha la dignità e la solidità del legno. Però ha i suoi pregi, è decisamente più ecosostenibile della plastica e la soddisfazione di creare un mobile con pezzi di recupero non ha prezzo. Per chi volesse cimentarsi, ecco una selezione del meglio (o del più curioso) che ho trovato in Rete.

Iniziamo con questa realizzazione davvero particolare. Un ufficio "pop up":

Non perdetevi il video:

Pop Up from abw on Vimeo.



Qui ci sono vari mobili realizzati in cartone. Da lontano non si direbbe:


Vedete questi moduli? Si prestano a diventare molti oggetti diversi: letti, comodini, tavolini, scrivanie...
Una scatola da 20 pezzi (bianchi o in colore "naturale") costa circa 60 dollari. Ma nessuno vi vieta di trarre ispirazione e rifarveli con il cutter. Maggiori informazioni su bloxes.com.

Gran bel tavolino da caffè:


Ancora un tavolino da caffè, questa volta a forma di fumetto:

Una sedia con le istruzioni per realizzarla:

Procediamo con la camera. Che ne dite di questo comodino?


Concludiamo la camera con il lettino di cartone. Dicono che sia per bambini "eco-conscious". Sarà, ma lo trovo un po' inquietante (e non molto igienico). Ma è solo un pregiudizio, magari è lavabilissimo. Cliccando sulla foto anche in questo caso si va al sito d'origine:


Volete una sedia di cartone? Ce ne sono tantissime: vai alla selezione di google images.
Ve ne segnalo giusto un paio, per motivi diversi.
Questa è stata realizzata da Richard Sweeney. Vi consiglio di dare un'occhiata alla gallery dei suoi lavori perché sono davvero splendidi.



Volvo C30 Headlight Chair: ovviamente realizzata in cartone, ottima soluzione salvaspazio, dal momento che dalla seduta si può ricavare poggiapiedi e tavolino per Martini (click sulla foto per approfondimenti):


Sedia per bimbi della Foldschool. Cliccate sulla foto per approfondimenti, le istruzioni per la realizzazione sono qui in formato pdf.


Passiamo agli amici animali. I gatti, com'è noto, hanno un'adorazione per il cartone. Ecco un po' di soluzioni che li renderanno felici. Traete spunto!
Tiragraffi "animale":


Su Moderncat trovate le istruzioni per costruire una casetta per il vostro micio: vai al sito http://www.moderncat.net/

Per i geek attenti all'ambiente c'è il case in cartone.
E' stato creato da una ditta giapponese e si chiama Lupo.


Un nota: nel sito giapponese il prodotto risulta "not found". Lascio a voi qualsiasi conclusione...

Concludiamo la rassegna degli interni con le decorazioni.
Vi piacerebbe avere una testa d'alce alla parete ma siete degli animalisti convinti?
Nessun problema, potete farvela in cartone. Su chroniclebooks le istruzioni per farne una.
Sul sito Cardboard Safari è possibile acquistare "teste" di molti tipi (già tagliate, basterà assemblarle). Non sono propriamente economiche, ma sono "cruelty-free".

Francesca Signori ha progettato per eBarrito un intero negozio in cartone. Bellissimo, davvero originale ed ecosostenibile (calcolando anche quanto spesso i negozi cambiano arredamento, mi sembra un'ottima soluzione).
Per maggiori informazioni e per trovare il negozio "di cartone" più vicino, andate su eBarrito.Garantisco che il click è ben speso: il sito è simpatico, per quanto semplice ha delle soluzioni originali a livello di interazione con l'utente... insomma, vale la pena darci un'occhiata.

E per concludere, una rassegna video dei più belli e originali mobili ottenuti con il cartone:

26 febbraio 2011

Stanchi del solito MacBook? Metteteci la faccia

Stanchi del solito, monotono MacBook? Non riuscite a riconoscere il vostro portatile tra quelli di amici e colleghi? La soluzione c'è!
Ecco i Macbookmos, baffi adesivi per personalizzare la vostra mela luminosa come meglio credete. Non vi basta? Lo step successivo sono i Macbookbros, non solo baffi ma faccine complete, molto "funky" quanto a stile, ciascuna associata ironicamente a una personalità: c'è il designer, lo swinger, il caballero, lo zio che fa venire la pelle d'oca e via dicendo. Costano in media 8 euro e sono facilmente rimovibili. Ecco un esempio (cliccando sulla foto si va all'articolo):

Se non temete di fare un torto al vostro MacBook ironizzando sulla mela luminosa, potete andare oltre e passare a sticker più grandi e colorato o a vere e proprie cover.
Basta cercare APPLE MAC Case Sticker per avere l'imbarazzo della scelta. Il prezzo è contenuto (a partire dai 10 euro).
Ecco una selezione di quelle che mi piacevano di più. Cliccando sul link si apre il sito dove si possono acquistare (e dove se ne possono trovare molte altre).





















E per gli appassionati dei Simpson c'è dell'altro: lo sticker per Ipad:

19 febbraio 2011

Non accade qui, ma adesso...


Sono uscita dalla mostra di Paolo Pellegrin con un malessere che dura ormai da qualche giorno. Vedendo quelle immagine di guerra, povertà, carestia, malattia ho avuto una sensazione strana, indecifrabile. Come se d'inverno qualcuno ti rompesse il vetro del salotto per farti notare che fuori c'è una bufera di neve. Sapevo che le tragedie raccolte in quelle decine e decine di fotografie erano successe. Le avevo seguite, come tanti, attraverso i resoconti (mai molti in Italia) dei giornali e degli approfondimenti televisivi. Vederle tutte riunite, tutte registrate da una stessa persona che, a dire il vero, non ha neppure molti anni più di me, è come se avesse reso tangibile per la prima volta tutto il dolore che c'è nel mondo. Nel mondo in cui io vivo, non in quello che c'era prima della mia nascita. Nel mondo che conosco bene, dove ho così tanta disponibilità di cibo da potermelo dimenticare nel frigorifero per settimane, dove il superfluo riesce a trasformarsi in necessità e dove ci riempiamo le giornate con passatempi che ricordano quelli dei criceti in gabbia. Due mondi così distinti e inconciliabili come fanno a convivere nello stesso momento?
Oggi, mentre assieme ad altre centinaia di persone sprecavo il pomeriggio in coda alla cassa di un ipermercato, comprando merci fabbricate chissà dove, chissà da chi e a che prezzo, sono riusciuta a dare un nome al mio malessere: l'ho chiamato senso di colpa...
In una striscia di Quino, Mafalda chiede a Felipe di immaginare come potrebbe essere la realtà se non esistessero le distanze e tutto accadesse qui e adesso. "Ti rendi conto?".

Una bellissima campagna di Amnesty International, da cui è preso il titolo di questo post, si propone proprio questo: annullare lo spazio, far saltare la difesa psicologica della distanza. Il risultato è questo: