23 marzo 2009

50 anni di "A qualcuno piace caldo"


Non sarà la Marilyn indimenticabile di "Quando la moglie è in vacanza", ma anche in un ruolo brillante la bionda per eccellenza se l'è cavata egregiamente. Avrò visto decine di volte "A qualcuno piace caldo" e l'ho sempre trovato splendido. Anzi, più lo si guarda e più si entra nella pellicola (oggi nel dvd). Il ritmo, i tempi comici, la scelta del cast e la recitazione degli attori (su tutti un frastornato Jack Lemmon) mi sono sempre sembrati perfetti. Sicuramente uno dei migliori film (ma a mio giudizio non il migliore) del grandissimo Billy Wilder.
Un film ancora attualissimo. Anzi, il bianco e nero lo porta fuori dal tempo, apprezzabile oggi come 30 o 50 anni fa. La notizia è proprio questa: "Some like it hot" ha compiuto 50 anni. Portati egregiamente.
Ecco il testo della scena finale, un capolavoro di genialità:
"Osgood, voglio essere leale con te: non possiamo sposarci affatto".
"Perché no?".
"Beh'... in primo luogo io non sono una bionda naturale...".
"Non m'importa".
"... e fumo, fumo come un turco...".
"Non m'interessa".
"Ho un passato burrascoso: per più di tre anni ho vissuto con un sassofonista".
"Ti perdono".
"Non potrò avere mai bambini...".
"Ne adotteremo un po'".
"Ma non capisci proprio niente, Osgood! Sono un uomo!".
"Beh, nessuno è perfetto".


Splendida anche la considerazione di una Marilyn distrutta dall'ennesima storia d'amore naufragata: "È la storia della mia vita, se c'è una ciliegina col verme, tocca sempre a me".

Vediamo qualche curiosità (ne trovate molte altre su movieplayer.it):
Dov'è il bourbon?

Marilyn Monroe è riuscita a sbagliare per 59 volte la scena in cui chiede semplicemente "Dov'è il boubon?"

Per il ruolo di "Josephine", che poi è andato a Tony Curtis, era stato considerato Bob Hope, per il ruolo di Zucchero - che poi è andato a Marilyn Monroe - il regista Billy Wilder avrebbe voluto l'attrice Mitzi Gaynor, mentre per il ruolo di "Daphne", che poi è andato a Jack Lemmon, il regista avrebbe voluto Frank Sinatra, ma erano stati considerati anche Danny Kaye, Anthony Perkins e Jerry Lewis, che però rifiutò perchè non gli andava di travestirsi da donna. Quando Jack Lemmon ebbe una nomination all'Oscar per il ruolo che Lewis aveva rifiutato, prese l'abitudine di mandare una scatola di cioccolatini a Lewis ogni anno per ringraziarlo di aver rifiutato la parte.

Marilyn Monroe voleva che A qualcuno piace caldo fosse girato a colori - e d'altronde il suo contratto prevedeva che tutti i film di cui era protagonista dovevano essere a colori - ma Billy Wilder riuscì a convincerla a girare il film in bianco e nero, perchè gli screen test avevano rivelato che il make up di Jack Lemmon e Tony CurtisTony Curtis dava al loro viso una sfumatura verdognola, che con il bianco e nero non si sarebbe notata.

Durante le riprese di A qualcuno piace caldo i problemi dovuti all'atteggiamento di Marilyn Monroe furono notevoli: secondo Tony Curtis Marilyn si presentava sul set regolarmente in ritardo di due, tre ore, e spesso rifiutava di uscire dal camerino. L'attrice inoltre non riusciva a memorizzare nessuna battuta, anche le più semplici e spesso era costretta a leggere le sue battute su una lavagna. Le scene del film ambientate nell'albergo, furono girate interamente all'Hotel Del Coronado di San Diego, in California, perchè Marilyn non voleva spostarsi e voleva soggiornare poco lontano dal set. Alla fine delle riprese Wilder era così arrabbiato con lei, che non la invitò neppure al party di lancio del film. Della sua esperienza con l'attrice, il regista disse "Era come essere in volo, con un folle sull'aereoplano".

Il titolo provvisorio di "A qualcuno piace caldo" era "Non stanotte, Josephine", invece in Russia il film è stato intitolato "Il jazz è permesso solo alle ragazze".


Ecco infine il lancio Ansa sui 50 anni del film:
ROMA - Una prorompente Marilyn Monroe che canta I wanna be loved by you, Jack Lemmon e Tony Curtis strepitosi 'en travesti', ritmo, gag, battute, attori del calibro di George Raft e Pat O'Brien in parti secondarie: il 29 marzo, data della sua uscita in Usa, A qualcuno piace caldo compie 50 anni ma è un film ancora giovane. Continua a divertire, emozionare, far ridere. Insomma rimane una pietra miliare della commedia.

"Sarà un disastro" disse il produttore David O. Selznick al regista di questo capolavoro, Billy Wilder: "non si possono combinare commedie e massacri". E invece Wilder fece esattamente questo. In più aggiunse alla miscela Marilyn Monroe e il travestitismo. Ma non confezionò un film lunare, fuori dalla realtà come avrebbero potuto fare i fratelli Marx. Ancorò invece ad un luogo e ad un periodo preciso (il proibizionismo nella Chicago del 1929) la storia di due musicisti in bolletta (Lemmon e Curtis) che per sfuggire alla banda di gangster autori di un eccidio cui hanno casualmente assistito, si travestono da donna e si fanno ingaggiare da un'orchestrina femminile diretta in Florida.

Dove si scatena la farsa: Lemmon, diventato Daphne, prima subisce e poi gradisce la corte di un miliardario scialacquatore di mezza età (interpretato da Joe E. Brown che sarebbe morto poco dopo) e Curtis, diventato Geraldine, nei momenti liberi cambia di nuovo travestimento e si trasforma in un giovane magnate del petrolio facendo il verso a Cary Grant per conquistare la suonatrice di okulele Sugar Kane, niente meno Marilyn Monroe. Che, con la sua prorompente sensualità, col suo "impatto carnale" come lo definì Wilder, è il motore di tutta la commedia. E pensare che per la parte era stata scelta in un primo tempo Mitzi Gaynor. Ma quando Marilyn si mostrò interessata, Wilder non ci pensò due volte anche se sapeva che sarebbe stato un'inferno perché sul set Marilyn all'improvviso si imbambolava e i ciak non si contavano più.

Una battuta ('Dove è quel bourbon') richiese più di 50 repliche. Il titolo avrebbe dovuto essere 'Not Tonight, Josephine', poi fu scelto 'A qualcuno piace caldo' riferito al jazz, una frase che viene messa in bocca a Tony Curtis travestito da miliardario mentre parla con Marilyn in una sequenza su una spiaggia della Florida, in realtà girata a San Diego, California. La celebre frase finale 'nessuno e' perfettò è di I.A.L. Diamond, sceneggiatore di fiducia di Wilder. Era una battuta provvisoria, ma alla fine rimase, e all'anteprima di Westwood il pubblico esplose.

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