17 novembre 2008

"Quarto potere" e gli scempi dei traduttori

Ieri ho visto la versione rimasterizzata di Citizen Kane, noto in Italia come "Quarto potere". I doppiatori italiani, soprattutto del passato, sono inappuntabili. Tutti all'altezza del compito (divertente Gino Cervi nella sua interpretazione del cinegiornale, grandiosa la doppiatrice dell'insopportabile seconda moglie "cantante" del protagonista, con una voce così squillante che ad alto volume perforava i timpani).
Promossi i doppiatori, molto meno i traduttori.
Ma è un problema diffuso, soprattutto quando si devono rendere giochi di parole.
Partiamo dal titolo. Orson Welles aveva pensato a "Citizen Kane", ovvero "Il cittadino Kane". Il film è incentrato sulla sua vita, sulla vita del famoso e brillante uomo pubblico e, dopo la sua morte, sulla vita del vero Kane, quello fragile, egocentrico, incoerente e dai difficili rapporti interpersonali. In Italia si è optato per "Quarto potere" ma francamente per tutto il film (che ricordo incentrato sulla vita di Kane più che sul suo ruolo di editore e sul suo potere sui mass media) viene spontaneo domandarsi perché non siano rimasti fedeli al titolo originale. Che aspettative genera un titolo del genere? Di sicuro non ci si aspetta di vedere un'opera incentrata sulla vita (pubblica e privata) di un uomo, ma piuttosto un'analisi del potere della stampa. E vabbé...
Ma non è l'unica traduzione forzata che mi ha fatto storcere il naso. E da qui in poi attenzione agli SPOILER!
Una delle intuizioni più interessanti del film è di aver ripercorso la vita di Kane come se si trattasse di un giallo da risolvere. Prima di morire, il magnate ormai solo e sconfitto, aveva lasciato cadere una palla di neve e pronunciato la parola "Rosabella". Per tutto il film un giornalista improvvisatosi investigatore domanda alle persone che lo hanno conosciuto in vita se conoscessero Rosabella. Si dava per scontato fosse una donna. Eccerto, con un nome simile o si cerca la "femme" o un personaggio di Topolinia. Il giornalista (che non andava di sua sponte ma spedito quasi a calci dal capo che voleva uno scoop) alla fine non scopre nulla. Conclude dicendo che quel nome forse non era importante e che non poteva essere la chiave per interpretare la vita di Kane. E qui il pubblico sobbalza sulla sedia: "se lo dice con quel tono e quella musica di sottofondo, è ovviamente una cosa importantissima!". A quel punto la telecamera lo abbandona, si sposta nelle stanze piene di oggetti preziosisissimi finiti all'asta (Kane non aveva eredi, il figlio era morto in un incidente con la prima ex moglie) e passa alla stanza della "cianfrusaglie", dove gli oggetti meno preziosi finiscono nel camino. Zoom della telecamera ed ecco riapparire lo slittino della sfortunata infanzia di Kane(interrotta a 6 anni quando la madre per dargli un futuro migliore lo affidò a una banca). La telecamera indugia sulla scritta "Rosebud" impressa sullo slittino, ormai divorato dalle fiamme. La voce del protagonista accompagna la scena con un "Rosabella".
Ecco quindi svelata la chiave per interpretare tutta la sua vita. E uno spettatore italiano si domanda "E quindi? Qual è la spiegazione? Gli mancava la sua infanzia, gli mancavano le sue origini, gli mancava la madre...?". Tra l'altro in una delle prime scene di vita con i banchieri, Kane riceve da loro un nuovo slittino. Si presume che la sua infanzia non fosse del tutto interrotta. In effetti manca un dettaglio. "Rosebud" in inglese significa "bocciolo di rosa" (e non "rosabella"), ma è anche usato per indicare una persona incompleta, irrealizzata. A quel punto assume un valore diverso anche lo scontro fisico tra il piccolo Kane e il banchiere che doveva condurlo lontano dalla famiglia: per difendere la sua infanzia aveva usato lo slittino come arma. Il doppiaggio italiano non gli ha reso onore. Nella versione estesa che io ho visto, poi, per l'impossibilità di ridoppiare per intero il film, le parti inedite in inglese si alternavano a quelle in italiano. Un effetto abbastanza fastidioso per chi capisce i dialoghi originali, insopportabile per chi non mastica l'inglese.
Da Wikipedia un'interpretazione alternativa:
Numerosi critici (cfr. Bertetto) hanno ipotizzato che, dietro la vicenda dell'uomo-Kane, ci sia una intenzione metaforizzante: il magnate che ha iniziato la sua fortuna grazie all'oro di una miniera per poi franare nell'impossibilità di amare a seguito della sua caduta nelle spire degli interessi economici rappresenterebbe l'America e la sua "caduta" dalla condizione di grazia di "giovane nazione". Significativo, al riguardo, sarebbe il parallelismo tra la vecchia slitta (Rosabella) e la corrispettiva slitta nuova ricevuta da Kane dopo l'affidamento al tutore.


Per i giornalisti e gli appassionati di comunicazione, ci sono alcune chicche
L’editore Orson Welles e il caporedattore Erskie Sanford
Dunque signor Carter, c'è un titolo di tre colonne in prima pagina del Chronicle. Perché l'Inquirer non ha un titolo su tre colonne?
La notizia non era importante.
Signor Carter, se il titolo è grande, la notizia diventa subito importante.

Altre frasi celebri le trovate qui. Qui invece c'è una bella analisi filmica.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai assolutamente ragione! E lo si nota tantissimo soprattutto nei telefilm scemi tipo Friends, Sex and the city etc dove se sai l'inglese e certi giochi di parole capisci che qualcosa non va! Devo dire che per i Simpson forse hanno fatto un buon lavoro nonostante tutto - lo dico senza, però, aver potuto visionare le puntate in lingua americana.
Non so se tu segui i cartoni animati, ma quelli giapponesi sono stati vittima per tanti anni di nomi cambiati, dialoghi censurati etc
Invidio la mia amica finlandese dove tutti i programmi sono in lingua inglese con sottotitoli in finlandese!

Anonimo ha detto...

Ecco, io appartengo agli infelici a cui la parte inglese/italiano hanno rovinato il film... probabilmente e' stato un film che ha fatto storia, bellissimo ecc ecc, ma in italiano e' come la corazzata potemkin: una CAGATA PAZZESCA...

Justin Case ha detto...

Non posso che darti ragione. Nei cartoni animati giapponesi c'è stata una censura oltre che a livello di dialoghi (in alcuni casi evidente, con discrepanze enormi tra comportamenti e presunte dichiarazioni), anche a livello di montaggio, con pesantissime censure (tra cui la soppressione di interi episodi).
Riguardo al doppiaggio a tutti i costi, mi viene sempre in mente "La tata". Lì la protagonista, un'ebrea del Queens, diventa una ciociara ipercattolica. Per spiegare la sua presenza negli Stati Uniti la mamma diventa la zia e la nonna una prozia. La traduzione era forzata nella prima serie, con il passare del tempo è diventata davvero demenziale (le scene nel kibbutz, la continua e inspiegabile presenza della zia). Ricordo una scena in cui dicevano "le figlie assumono l'aspetto della madre" e inquadravano appunto la presunta zia. Che vuol dire, si domandava lo spettatore italiano? Chiedetelo ai traduttori. Col mondo globalizzato, forse non è più necessario adattare a ogni costo le serie per farle piacere agli spettatori. Se sono troppe lontane dalla loro cultura, forse è semplicemente il caso di non importarle. Nel caso della Tata, non credo che sarebbe stato uno scandalo lasciare le cose così com'erano nell'originale...